AGI - Nuova riunione dei deputati leghisti con Matteo Salvini a Palazzo Montecitorio. Il capo di via Bellerio prosegue la fase di 'assemblea permanentè con i dirigenti per una gestione maggiormente collegiale del partito. E, a distanza di una settimana dalla prima riunione tornerà nella mattina di giovedì a vedere i deputati per fare il "punto prima del voto di fiducia sul decreto Aiuti e le frizioni innescate dal M5s di Giuseppe Conte", viene riferito.
Sul tavolo anche i provvedimenti "divisivi" su ius scholae e depenalizzazione della coltivazione domestica della cannabis contro i quali nella riunione di ieri dei senatori sono state promesse le "barricate". Intanto, prosegue l'intenso confronto interno al partito sull'opportunità di mantenere il sostegno al governo di Mario Draghi.
Profondamente "irritato" dai resoconti di stampa sulle critiche di Giancarlo Giorgetti alle 'cattive' influenze anti-governative del suo "cerchio magico", Salvini ha chiamato il suo vice di prima mattina, non appena terminata la lettura dei giornali. I due hanno avuto un colloquio di chiarimento, al termine del quale è stata concordata una nota da far diffondere dalla "comunicazione del ministro".
Salvini e Giorgetti, si legge nel testo, "hanno rinnovato e confermato, in questa delicata fase politica, che la Lega è compatta e prosegue nella linea decisa nel corso della riunione di lunedì scorso in via Bellerio nell'esclusivo interesse degli italiani e coerentemente con le battaglie del partito". Ovvero, il confronto è aperto nel partito e gli incarichi dei ministri sono nelle mani al segretario.
Ma le parole attribuite a Giorgetti dalla stampa non sono state smentite. A chi gli chiedeva del colloquio con Salvini, mentre faceva ingresso in Aula a Palazzo Montecitorio per il question time, il ministro leghista si è limitato a rispondere: "Devo lavorare". Ma è un po' diverso il senso che dal suo entourage viene dato alle critiche mosse da Giorgetti nella riunione di partito di lunedì. In questa fase, nessuno sembra stare 'comodo' in questo governo, né i 5 stelle, nè il Pd, né la Lega, è il ragionamento che si fa dalle parti dell'uomo di Cazzago Brabbia.
Tutti i partiti che sostengono l'esecutivo stanno perdendo consensi, si fa notare, ma non per questo ci si può lasciare andare a scelte irresponsabili. Giorgetti non nega che dentro la Lega ci sia un pressing verso il segretario per farlo uscire dal governo, riconosce che ci sono delle posizioni diverse dalle sue. E con argomentazioni le contrasta. Chiunque abbia partecipato alla riunione di lunedì gli attribuisce la frase riportata dai giornali: "Per ripartire servono responsabilità, umiltà e dialogo: la politica non è filosofia, è l'arte del possibile. Se volete fare la rivoluzione, auguri". Giorgetti, però, non crede si sia formato uno 'iato' interno al partito, viene riferito dal suo entourage. Il ministro leghista continua a portare avanti le sue tesi e ritiene che la recente vicenda dei 5 stelle sul decreto Aiuti possa essere "significativa" anche per la Lega.
Se sei dentro a questo governo, per svariati motivi - che vanno dal Pnrr alla situazione economica del Paese - non hai più molta scelta, è inevitabile restare, si sostiene con un certo tono di ineluttabilità. Dalla riunione di lunedi' a Milano, Giorgetti sarebbe uscito con la convinzione di aver fatto comprendere le sue tesi al segretario, descritto come "soddisfatto" da diversi dirigenti che vi hanno partecipato.
Per questo, hanno stupito in tanti nella segretaria leghista le ricostruzioni di stampa odierne in cui, in tre quotidiani e con le medesime parole, si attacca il 'cerchio magico' di Salvini, colpevole di cercare di pilotare il segretario verso posizioni irresponsabili, oltre a prendere di mira persone molto vicine a Salvini come il capo segreteria Andrea Paganella.