AGI - Unità, serietà e affidabilià. Anche il giorno dopo i ballottaggi Enrico Letta tiene il punto e incassa la vittoria in molte città assicurando che il governo esce rafforzato da questo voto grazie ad alcune parole chiave della sua segreteria. Ma il tempo dei festeggiamenti dura un attimo: c'è molto lavoro da fare e dunque giovedì alle 14 il segretario dem riunirà la direzione del partito e comincia già a battere su temi che toccano cuore, testa e portafoglio delle persone: servono misure contro il calo del potere d'acquisto, il lavoro povero e la precarietà, oltre alla "riduzione choc" delle tasse sul lavoro.
Programma che sarà il vero banco di prova del campo largo in vista delle elezioni del prossimo anno. "Abbiamo imparato che non dobbiamo litigare" spiega Letta all'indomani di una nottata passata a studiare ogni dato giunto dalle città. Ma è importante anche "scegliere candidati che piacciano ai cittadini".
Quanto al rischio di fibrillazioni che investano il governo Draghi, il leader dem si dice certo che "questo voto aiuta a rendere più forte l'agenda sociale del governo su cui ci impegneremo: inflazione, lavoro povero, precarietà".
E anche le rassicurazioni di Beppe Grillo, che pure non vengono commentate ufficialmente, sono accolte con soddisfazione dal Nazareno perché ogni intervento che stabilizza la situazione fa bene al Paese. Sgombrato il campo dai dubbi che sarebbero stati in agguato in caso di sconfitta e che la vittoria ha invece rintuzzato, molti guardano il voto in controluce. Perché alcune piazze sono state perse per pochi voti e perché se a livello locale una geografia variabile è fattibile, a livello nazionale servirà una coalizione ben definita.
C'è da soppesare il dato dell'astensionismo, dunque, anche se in questa tornata ha penalizzato soprattutto il centrodestra. E poi c'è la proiezione in chiave di elezioni politiche del campo largo. Certo, in base ai primi calcoli chi sta fuori non sempre incide, ma spesso danneggia il centrosinistra. Eppure già si registrano le prime scaramucce tra i partiti che potrebbero essere alleati.
Letta guarda avanti e continua ad avere buoni rapporti con tutti senza lasciarsi coinvolgere da alcun derby. Forte della scommessa su un Pd "campo magnetico" che misura le "alleanze larghe" puntando soprattutto sui programmi, a cominciare da lavoro e giustizia sociale, diritti civili e sostenibilità ambientale in una cornice europeista ed euroatlantica.
Il Pd lettiano intende poi usare il cosiddetto 'metodo agorà': sia Tommasi che Fiorito sono infatti candidati espressione di quella società civile, da sempre impegnata, che si riconosce nei valori del centrosinistra e che torna alla politica. Una società civile a cui il Pd di Letta sta parlando proprio con le tante agorà organizzate in tutto il Paese.
Da sinistra la lettura è chiara: Federico Fornaro, capogruppo di Leu, sottolinea la tendenza ma anche come l'unità abbia pagato: "I ballottaggi confermano sia un elevato astensionismo sia la capacità del centro sinistra di essere competitivo quando si presenta inclusivo e largo".
Pochi commenti al voto dal M5s, impegnato in riunioni di vertice dopo la scissione. Beppe Grillo è giunto a Roma, ha incontrato il leader Giuseppe Conte e poi i gruppi parlamentari. "Il M5s ha contribuito alla vittoria dei sindaci di centrosinistra" nota Mariolina Castellone, capogruppo al Senato, che parla di "una grande fiducia nel campo progressista che però ha fiducia se si basa sui temi".
Netta invece la linea di Luigi Di Maio: "Anche questi ballottaggi hanno dimostrato che, tra quelli di maggioranza, reggono pochi partiti, cioè quei partiti che stanno continuando a sostenere con convinzione questo governo. Crolla, o in molti casi sparisce, chi invece non fa altro che creare fibrillazioni all'azione del governo".
Il fondatore di Italia per il Futuro sottolinea che "le ambiguità, i populismi e i sovranismi devono lasciare spazio alla politica della concretezza. Ai cittadini non bisogna offrire show mediatici, ma soluzioni serie". L'ala centrista e riformista invece tira la giacca del Pd fino alla tensione estrema.
Il leader di M5s Matteo Renzi non ha dubbi: "Ragazzi: poche chiacchiere, si vince al centro. Se si presentano candidati molto caratterizzati sulle estreme, si perde". Mentre Carlo Calenda, leader di Azione, nota che i voti suoi di di +Europa "sono stati essenziali in tante città".
Segno, a suo avviso, "che c'è uno spazio molto significativo per un'offerta riformista e pragmatica sganciata dal conflitto ideologico". "Letta il campo largo lo vede con i 5 stelle, e' il suo progetto e va benissimo così, noi facciamo un'altra strada" taglia corto.