AGI - La notizia politica della settimana è senza dubbio la scissione del Movimento 5 Stelle, con Luigi Di Maio che ha scelto di uscire dal partito (di cui fu anche capo politico, dal 2017 al 2020) e porta con sé oltre 60 parlamentari tra Camera e Senato.
C’è da scommettere che nei prossimi giorni, e per diverse settimane, vedremo molti sondaggisti impegnati a misurare l’impatto di questa scissione sull’opinione pubblica, fornendo una stima del potenziale elettorale di “Insieme per il futuro” (questo il nome che Di Maio ha dato alla sua nuova “creatura”).
Per ora, ancora nessun sondaggio è stato pubblicato, e verosimilmente inizieremo ad avere le prime stime entro la prossima settimana. Ma quello che già possiamo vedere, e che la Supermedia di oggi ci conferma, è quanto sia profonda la crisi del M5S. Primo partito – e di gran lunga – alle elezioni politiche del 4 marzo 2018, quasi dimezzato già poco più di un anno dopo, in occasione delle elezioni europee (17,1%). Da quel momento, il M5S non è più riuscito a risollevarsi, nonostante l’elezione, come suo capo politico, dell’ex premier Giuseppe Conte (uno dei leader politici più apprezzati dagli italiani), poco più di un anno fa. Anzi, da qualche mese il M5S ha intrapreso un’ulteriore china discendente, che lo ha portato oggi al dato peggiore registrato in questa legislatura: 12,3%
Fratelli d’Italia e Partito Democratico continuano a guidare la classifica, separati da circa un punto, con il partito di Giorgia Meloni che fa segnare un nuovo record (l’ennesimo) salendo al 22,6%. Rispetto a un mese fa – ossia all’ultima Supermedia prima del divieto previsto dalla legge in vista delle elezioni amministrative – anche la Lega conferma il suo momento difficile (eufemismo) perdendo esattamente un punto. Sulla scia dei buoni risultati elettorali in alcuni importanti comuni, crescono anche Azione (4,8%) e Italia Viva (2,8%).
La scissione di Di Maio apre nuove prospettive anche per ciò che riguarda gli equilibri di coalizione. In attesa di scoprire (o quantomeno di ipotizzare, attraverso i sondaggi) il peso elettorale di “Insieme per il futuro”, infatti, è opportuno fare il punto sui rapporti di forza attuali. Finché la legge elettorale resta quella attuale (il Rosatellum) le coalizioni continueranno ad essere una strada obbligata per massimizzare il risultato. Al momento, il centrodestra resta tuttora – e di molto – la prima coalizione, quantomeno sulla carta, con oltre il 47% dei consensi. Non sembra verosimile che il perimetro del centrodestra (FDI, Lega e Forza Italia, più altri soggetti minori) possa cambiare da qui alle elezioni. D’altro canto, il centrosinistra, ad oggi, non sarebbe competitivo se rinunciasse del tutto ad un’alleanza con il M5S: anche mettendo insieme le componenti “liberal” (Renzi, Calenda, Bonino) raccoglierebbe meno del 30% dei voti.
Ma il nucleo di quel “campo largo” per come lo intende il segretario del PD Enrico Letta è innanzitutto quella componente giallo-rossa (compreso, quindi, il M5S) che oggi fa parte del Governo Draghi e che varrebbe, però, solo il 35,5%. Anche in questo caso, una cifra non in grado di competere con il centrodestra.
Attenzione, però, a dire che i giochi sono ormai fatti. Da qui alle prossime politiche (a cui manca poco meno di un anno) tante cose potrebbero cambiare, magari già da domenica prossima con i ballottaggi. Il centrodestra parte da una posizione di vantaggio, dal momento che amministrava in ben 10 dei 13 capoluoghi al voto; ma se il centrosinistra dovesse portare a casa alcune vittorie simboliche clamorose (ad esempio Verona), magari riuscendo a ribaltare il risultato portando a casa più vittorie del centrodestra, il clima politico nel Paese potrebbe iniziare a cambiare. Senza perdere di vista l’altra grande incognita, anche questa in qualche modo influenzata dalla scissione di Di Maio: le mosse del “grande centro”, un elemento costante della politica nazionale. Lo sfarinamento del Movimento 5 Stelle – evidente nel grafico che confronta la consistenza dei gruppi parlamentari della Camera a inizio legislatura con quella di oggi – ci fa capire quanti siano diventati numerosi i deputati (e le sigle) a caccia di uno sbocco, per lanciare un nuovo progetto politico o – più prosaicamente – per cercare la riconferma nel prossimo Parlamento.
Alla #Camera 187 deputati hanno cambiato gruppo almeno una volta in questa legislatura. Sono il 28% dei 659 totali (la Camera di base ne ha 630, ma ci sono anche dimessi e subentrati).
— YouTrend (@you_trend) June 23, 2022
Il Gruppo Misto oggi ha 85 deputati e più della metà (47) a inizio legislatura erano nel M5S. pic.twitter.com/Oym74F6Gpe
Per tutti questi motivi, i risultati dei ballottaggi di domenica e i sondaggi che scatteranno le prime istantanee del nuovo quadro politico saranno da monitorare con estrema attenzione.
NOTA: La Supermedia YouTrend/Agi è una media ponderata dei sondaggi nazionali sulle intenzioni di voto. La ponderazione odierna, che include sondaggi realizzati dal 9 al 22 giugno, è stata effettuata il giorno 23 giugno sulla base della consistenza campionaria, della data di realizzazione e del metodo di raccolta dei dati. I sondaggi considerati sono stati realizzati dagli istituti EMG (14 giugno), Euromedia (14 giugno), Noto (13 giugno), Tecnè (19 giugno) e SWG (14 e 21 giugno).
La nota metodologica dettagliata di ciascun sondaggio considerato è disponibile sul sito ufficiale www.sondaggipoliticoelettorali.it.