AGI - Mentre la maggioranza è alla ricerca di un compromesso sulla risoluzione da presentare alle comunicazioni di Mario Draghi alle Camere in vista del consiglio europeo sull'Ucraina, prosegue il dibattito italiano sulla cosiddetta lista dei 'filoputiniani' pubblicata dal 'Corriere della sera'.
Ieri il governo ha avviato una operazione di 'trasparenza' sul caso, facendo intervenire il sottosegretario con delega ai Servizi segreti, Franco Gabrielli, sostanzialmente 'desecretando' il documento del Dis che avrebbe originato la fuga di notizie.
"A partire dalla seconda metà di aprile, le narrative diffuse dalla propaganda russa hanno registrato critiche all'operato del presidente del Consiglio Mario Draghi ritenuto responsabile - con la linea d'azione adottata dal suo governo - dell'aumento dei prezzi dei generi alimentari ed energetici, della chiusura di numerose aziende, nonchè di avere colpito il popolo italiano con misure sanitarie inutili e di trascinare il Paese in guerra", si legge nel 'Hybrid bulletin', realizzato a cura del Dis, incentrato sulla disinformazione nel conflitto russo-ucraino.
"In tale ottica - prosegue - si evidenzia la contrapposizione, enfatizzata in chiave divisiva da taluni account social, tra la scelta della Germania di non rinunciare al gas russo, tutelando così il popolo tedesco, e quella del premier Draghi, descritto come allineato alle decisioni americane e disinteressato alle sorti del suo popolo".
"Sono state inoltre registrate narrative - si legge ancora nel documento - relative all'introduzione di ingenti incentivi russi per l'apertura di nuove imprese commerciali ed industriali, operanti ad esempio nel settore metalmeccanico, in contrapposizione a quanto accade invece in Italia, dove i ventilati tagli energetici approvati dal governo Draghi determinerebbero una pesante penalizzazione del sistema industriale del Paese.
Ci sono post dove si ritiene che lo stesso premier non tuteli gli interessi dell'Italia e abbia un'impostazione dittatoriale. Anche la morte di Mattei viene strumentalizzata e interpretata in chiave anti governativa e anti Nato. Il premier Draghi viene descritto come 'troppo amico degli americanì, mentre la Nato viene accusata di aver colluso con il fine di eliminare l'imprenditore Enrico Mattei.
E' altresì emerso un costante flusso di immagini di repertorio che ritraggono Draghi mentre indossa una spilla da giacca con l'emblema della Nato, ancora una volta strumentalizzate per giustificare una presunta aspirazione personale del premier a diventare segretario generale della Nato, per la quale porrebbe a rischio la sicurezza della sua stessa nazione". "Un conto è riportare dichiarazioni e un conto è svolgere approfondimenti e investigazioni che ovviamente presupporrebbero la definizione di 'liste di proscrizionè su cui voglio sgombrare il campo da qualsiasi possibile equivoco", ha chiarito Gabrielli.
"Che il report sia arrivato alla stampa è una cosa grave - ha denunciato -. Nulla resterà impunito. Ne va di un comparto composto da persone di cui volentieri faremmo a meno ma anche di tante altre che con onestà fanno il proprio lavoro".
Intanto, all'interno della maggioranza continua il dibattito sulla risoluzione da presentare alle comunicazioni di Draghi in vista del consiglio europeo del 23 e 24 giugno. M5 e Lega chiedono da tempo uno stop all'invio di armi a Kiev e premono affinchè vi sia una richiesta di ripresa del negoziato. Ieri, pero', Enrico Letta ha detto di non temere incindenti in occasione del dibattito in Parlamento del 21 giugno.
"Sono convinto che saremo tutti insieme, perchè tutti vogliamo arrivare alla pace e tutti vogliamo un'Italia che spinge perchè l'Europa unita lavori per la pace. Ovviamente deve essere chiaro che deve essere Putin che ferma la guerra", ha detto il segretario dem. "Contiamo su un documento comune del Parlamento e un impegno comune del governo che metta al centro la pace, il disarmo e il cessate il fuoco", ha chiesto, dal canto suo, Matteo Salvini.
"Anche perchè più avanti va la guerra, più costano la benzina, la luce, il gas per gli italiani. Mesi di guerra non ce li possiamo permettere", ha aggiunto il segretario leghista. "Lavoriamo perchè non si parli" di un nuovo invio di armi "ma si parli di pace - ha concluso - Non voglio pensare alla peggiore delle ipotesi".