AGI - Gli ambasciatori russo e bielorusso non sono seduti sotto gli affreschi del salone dei Corazzieri al Quirinale per ascoltare le note di Beethoven e Mascagni: l'invito al concerto offerto da Sergio Mattarella al corpo diplomatico accreditato a Roma per celebrare la Festa della Repubblica non è giunto. E il Presidente della Repubblica dedica buona parte del suo breve discorso alla "aggressione all'Ucraina da parte della Federazione russa".
Al Quirinale le polemiche legate all'ipotesi di missione a Mosca e agli incontri con Sergey Razov di Matteo Salvini non arrivano, ma ci si attiene nettamente all'invito rivolto a maggio dalla Ue ai paesi membri di non coinvolgere gli ambasciatori russo e bielorusso nei diversi festeggiamenti nazionali.
E l'intervento del Capo dello Stato è rivolto a cercare "con lucidità e con coraggio di porre fine alla insensatezza della guerra e promuovere le ragioni della pace".
Mattarella non fa sconti a Mosca, chiede che ritiri le truppe occupanti e mette in guardia dal rischio che si avverino i più foschi scenari di una "umanità protagonista della propria rovina" dopo che le regole internazionali sono state infrante.
Poi rimette in fila i principi costituzionali sui quali si basano la vita e la storia della Repubblica, "nata, per volontà del popolo italiano, settantasei anni or sono".
Parlando ai rappresentanti dei paesi di tutto il mondo, in una cerimonia breve a cui anche quest'anno non segue il ricevimento nei giardini, il Presidente ricorda che "con la Costituzione l'Italia ha imboccato con determinazione la strada del multilateralismo, scegliendo di non avere Paesi nemici".
E il metodo è "il consolidamento di una collettivita' internazionale consapevole dell'interdipendenza dei destini dei popoli, nel rispetto reciproco, per garantire universalmente pace, sviluppo, promozione dei diritti umani"
"Ci ha spinto e ci spinge il solenne impegno alla rinuncia della guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali", ribadisce Mattarella, per il quale l'Ucraina si sta pero' difendendo da una "aggressione" che sembra mostrare la mancanza di memoria dell'"amara lezione dei conflitti del XX secolo". Un'invasione che "pone in discussione i fondamenti stessi della nostra societa' internazionale, a partire dalla coesistenza pacifica".
L'Europa si trova "nuovamente immersa in una guerra di stampo ottocentesco, che sta generando morte e distruzioni" e serve dunque "responsabilità". L'intera Repubblica è dunque "convintamente impegnata nella ricerca di vie di uscita dal conflitto", una via d'uscita però che "porti al ritiro delle truppe occupanti e alla ricostruzione dell'Ucraina".
Il Presidente sottolinea come "le conseguenze della guerra riguardano tutti. A cerchi concentrici le sofferenze si vanno allargando, colpendo altri popoli e nazioni". Ne vengono coinvolte la sicurezza alimentare di molti paesi, le "normali relazioni, incluse quelle economiche e commerciali" e "gli obiettivi legati all'emergenza climatica".
Insomma "un conflitto come quello in corso ha, inevitabilmente, effetti globali, intercetta e fa retrocedere il progresso della condizione dell'umanita'", "la comunità internazionale vede pesantemente messi in discussione risultati faticosamente raggiunti negli ultimi decenni".
L'unica strada da percorre dunque è quella "con lucidità e con coraggio" di "porre fine alla insensatezza della guerra e promuovere le ragioni della pace". Perché "l'incancrenirsi delle contrapposizioni conduce soltanto ad accrescere i serbatoi dell'odio, a negare le ragioni della libertà, della democrazia, della giustizia internazionale dei popoli, valori incompatibili con chi promuove conflitti" come ha fatto la Federazione russa.
L'intero genere umano ha "beni condivisi e gravi pericoli comuni che obbligano a superare ogni egoismo, ogni volontà di sopraffazione". Dunque senza tentennamenti o ambiguita', ha detto più volte il Presidente, "occorre ripristinare una rinnovata legalità internazionale".