AGI - Sulla guerra in Ucraina, l'Europa non deve stare al rimorchio degli Stati Uniti.
Il segretario Enrico Letta lo sottolinea alla vigilia del viaggio del presidente del Consiglio a Washington, dove Draghi avrà il primo incontro ufficiale bilaterale con Joe Biden.
Una occasione per fare il punto sugli aiuti a Kiev che tante fibrillazioni stanno provocando al'interno della maggioranza di Draghi. Una posizione, quella di Letta, che era stata già enunciata in diverse occasioni assieme all'idea di una Confederazione Europea che anticipi l'ingresso di Paesi come Ucraina, Moldova, Serbia e Albania nella famiglia europea.
A questo, però, il segretario dem aggiunge la necessità di intavolare negoziati di pace veri, per arrivare a un rapido cessate il fuoco.
Una ipotesi con la quale viene respinta quella enunciata dal premier britannico, Boris Johnson, di un sostegno in armi all'Ucraina per arrivare alla vittoria contro Putin.
Per il presidente della Fondazione Pd Gianni Cuperlo, questa linea rischierebbe di tradursi in una catastrofe umanitaria.
"L'idea di vincere, di battere l'avversario non mi appartiene", sottolinea Letta: "Questo è lo schema nel quale vorrebbe spingerci Putin. È l'ora del cessate il fuoco, della tregua, della pace. Sapendo che l'aggressore è uno e uno solo: Putin".
Per "fiaccare" il presidente russo, Letta propone che "cinque grandi Paesi, Italia, Francia, Germania, Spagna e Polonia si muovano ora, uniti per la pace. Andare prima a Kiev e poi incontrare Putin. Non dobbiamo farci guidare dagli Usa, l'Europa è adulta. Questa guerra è in Europa e l'Europa deve fermarla. Sarebbe sbagliato firmare la pace negli Usa, come fu per l'ex Jugoslavia", conclude il segretario.
"Serve una capacità di mettere in campo una strateia per il cessate il fuoco e per un quadro di sicurezza europea. Una nuova strategia di sicurezza europea è alla base di una fuori uscita da questa situazione inaccettabile", sottolinea il responsabile Sicurezza del Pd, Enrico Borghi per il quale occorre "esercitare un'azione politica e diplomatica su più livelli: sostenere la resistenza ucraina e la difesa della popolazione e non abbandonarci a una retorica cinica secondo la quale basta metterci alla finestra e la situazione si risolverà da sola", ha aggiunto Borghi.
"La soluzione non è una sorta di congresso di Vienna dei nostri tempi", sottolinea ancora l'esponente del Pd: "Bisogna incalzare sulla diplomazia europea".
Anche fuori dal Pd, in ogni caso, le parole di Letta vengono accolte positivamente: "Apprezzo quello che dice Letta oggi, mi pare che delinei una posizione che può maturare attorno ai quattro o cinque protagonisti europei piu' significativi", dice Pierluigi Bersani.
"Bisogna cercare di aiutare l'Ucraina con cose che non siano solo le armi", aggiunge il fondatore di Articolo Uno per il quale la domanda da porci è un'altra: "Qual è l'obiettivo della nostra azione? A sentire cosa dice il regno Unito o Biden e sentire quello che dice Scholz, c'è una bella differenza. Se il governo venisse in Parlamento, lo sentiremo dal governo. Noi corriamo dei rischi di escalation con degli effetti molto seri".
Di escalation parla anche Cuperlo che, intervistato da AGI, avverte: "L'idea che si debba vincere questa guerra sul terreno presuppone una catastrofe umanitaria. Il punto è capire qual è la finalità che vogliamo perseguire dopo 75 giorni di sostegno all'Ucraina con sanzioni e aiuti. In generale, penso che questa guerra va fermata ora, con un cessate il fuoco immediato e con un nuovo protagonismo dell'Unione Europea", aggiunge l'esponente dem.
"Sostenere il popolo ucraino e, allo stesso tempo, parlare con Putin, portandolo al tavolo di pace", scandisce il deputato Pd Matteo Orfini all'AGI: "Nella sinistra c'è sempre stata un'ala 'pacifista oltranzista', ma nel Pd abbiamo votato tutte le risoluzioni, pur nella sofferenza di scelte difficili. Fin qui, però, mi pare che siamo riusciti a trovare una linea unitaria", conclude Orfini.