AGI - Giuseppe Conte detta le condizioni per restare al governo. Non solo la questione delle armi inviate a Kiev, e la mancata presenza in Aula del premier prima del viaggio in Usa per incontrare Biden, ma ad andare di traverso al leader del Movimento 5 stelle sono soprattutto la vicenda del Superbonus e quella del termovalorizzatore da realizzare a Roma, norma contenuta nel decreto Aiuti e per questo non votata in Cdm dai ministri pentastellati.
Da settimane Conte dissemina la strada del cammino dell'esecutivo di paletti e distinguo, fino ad arrivare a lanciare un vero e proprio avvertimento: "Noi non possiamo venir meno ai nostri valori, sosteniamo lealmente il governo", ma "non siamo al governo per delle ambizioni personali" e "saremo al governo soltanto a queste condizioni: il superbonus ci permette di realizzare una transizione ecologica democratica, alla portata di tutti, partecipata, inclusiva e dal basso. Fin quando ci siamo noi, sarà così".
Il leader pentastellato ricorda che "quando questo governo di unità nazionale è nato, abbiamo chiesto ai nostri iscritti se volevano appoggiarlo proprio sul presupposto di continuare ad attuare il Pnrr e la trasnizione energetica ed ecologia. Siamo e sosteniamo il governo a questa condizione", rimarca durante una diretta su Instagram. Conte non arretra sul 'no' del Movimento al termovalizzatore, e anzi insiste arrivando a parlare di essere stati messi di fronte a "un ricatto", una richiesta "di firmare una cambiale in bianco".
Quindi, l'ex premier chiede "rispetto per gli 11 milioni di voti che i cittadini ci hanno dato" da "chi si diverte e ci descrive come molestatori", rivendicando per M5s "posizioni chiare e di responsabilità".
Conte mostra indifferenza verso le prese di distanza delle altre forze di maggioranza, che invece si schierano al fianco di Mario Draghi: "C'è la descrizione di un M5s isolato. Se lo siamo è perché abbiamo posto questioni che nessun altro ha posto tra le forze politiche".
Il cahier de doleances dell'avvocato pugliese è lungo: dal no al nuovo invio di armi a Kiev alla richiesta, andata a vuoto, di avere Draghi in Aula prima dell'incontro a Washington con il presidente americano, fino al termovalorizzatore di Roma e alle critiche del premier sul Superbonus, norma cara ai 5 stelle. "La corsa al riarmo è una follia", attacca subito Conte, che spinge affinché "l'Italia si faccia promotrice di una soluzione negoziale".
Poi si dice "meravigliato che non ci sia stata la possibilità per il premier di parlare in Parlamento prima del viaggio negli Usa", confessando di essere "rimasto sorpreso" anche che "nessuna altra forza politica si sia associata a questa richiesta".
Quanto al Superbonus, Conte non risparmia una 'stilettata' al premier: "In questi giorni ha fatto scalpore che Draghi abbia criticato" la norma, "la cosa ha sorpreso anche noi. Parlarne in Europa deprezzando una misura a cui hanno applaudito in molti e per cui ci siamo meritati la prima rata del Pnrr, come confermato dalla von der Leyen".
E dopo giorni di silenzio, anche il titolare della Farnesina, Luigi Di Maio, garantisce di essere al fianco del leader: "Il nuovo corso del Movimento ha tutto il mio sostegno".
Ma allo stesso tempo il ministro difende l'operato dell'esecutivo: "L'approccio del governo italiano è quello di costruire un'escalation diplomatica, non militare. Anche con la visita del presidente del Consiglio negli Usa si continuerà a lavorare nell'ottica della pace in Ucraina".
Nella maggioranza prevale però il richiamo alla coesione, con le forze politiche che si schierano con Draghi. Il primo a mettere in guardia dai rischi di procedere a "colpi di clava" è Enrico Letta, che invita la maggioranza a essere "coesa" nel "rilanciare" l'azione del governo.
Per il segretario del Pd "la crisi di governo è fuori dai radar, è fuori dall'orizzonte, non esiste", "sarebbe una cosa assurda".
E precisa: sull'Ucraina il Pd ha "piena fiducia nelle scelte che il governo sta facendo", quanto alla richiesta di Conte il leader dem ricorda che "il Parlamento ha già autorizzato" le scelte del governo.
Anche la Lega sceglie una linea differente rispetto ai 5 stelle. Ma "vi pare che Draghi debba venire in Parlamento per raccontare, prima dell'incontro, cosa si dirà con Biden? O che dica esattamente quali armi mandare agli ucraini? È una richiesta del tutto pretestuosa", spiega il capogruppo leghista Riccardo Molinari in un'intervista.
"Da Conte inutile demagogia e propaganda", osserva Maurizio Gasparri di Forza Italia. "Draghi è un riferimento in Ue, Conte abbaia alla luna", stigmatizza Osvaldo Napoli di Coraggio Italia.
"I distinguo e le polemiche di Conte nei confronti di Draghi sono irresponsabili", afferma il segretario di Più Europa Benedetto Della Vedova.
Caustico il leader di Azione, Carlo Calenda, secondo il quale "continuano i ridicoli penultimatum di Giuseppe Conte".