AGI - Al Senato è partita l’ “operazione” Petrocelli. Il presidente della Commissione Esteri, con posizioni filo-russe, non ha alcuna intenzione di lasciare l’incarico, come chiesto da tutti i partiti. Non è servito a granché nemmeno l’annuncio della sua espulsione da parte del M5s. “Non mi dimetto perché sento di rappresentare la Costituzione e la volontà degli italiani che non hanno più partiti che la rappresentino in Parlamento. Onorerò gli impegni per la pace e il dialogo internazionale che ho preso con gli elettori nel 2018” ha annunciato due giorni fa Petrocelli. Così oggi i componenti dell’organismo hanno deciso di presentare le loro dimissioni per far decadere la Commissione.
I senatori leghisti (compreso Salvini che ne fa parte) e quelli del Pd sono stati i primi a lasciare, insieme con Casini. Poi gli altri. È intervenuto anche il leader del M5s, Giuseppe Conte: “Tutti i senatori M5s si dimetteranno" dalla commissione Esteri del Senato, ha detto, aggiungendo: "Ho già assicurato che il M5s contribuirà a superare l'impasse in commissione, anche il senatore Airola, che è persona intelligente e seria e di cui mi pregio di essere amico".
Proprio Airola ha espresso dei dubbi. "Sono molto combattuto per la stima che ho verso i miei colleghi e verso Giuseppe Conte", ha detto. “Sono consapevole, al di là delle dichiarazioni di Petrocelli, che un mio gesto potrebbe indebolire la linea politica del Movimento, ma sono in forte difficoltà verso quello che potrebbe costituire un gravissimo precedente per il futuro democratico dei lavori parlamentari”.
Il rischio, secondo Airola, è quello di “un possibile opportunismo politico degli altri partiti che potrebbero ambire alla presidenza della commissione Esteri in questo delicatissimo momento di guerra”. Dal canto suo, Petrocelli annuncia battaglia: “Farò ricorso alla Corte costituzionale”.