AGI - Acque agitate nel centrodestra dopo le parole di Giorgia Meloni, che ha insinuato dubbi su quale sia il vero obiettivo di Forza Italia e Lega. Ovvero, non la vittoria della coalizione per andare al governo del Paese, bensì dare nuovamente vita a "alleanze arcobaleno" dopo le elezioni politiche del 2023, ammettendo che c'è una "evidente difficoltà nel centrodestra".
Insomma, è l'interrogativo posto da Meloni, "per loro la priorità è battere la sinistra o frenare la crescita di FdI?". La replica degli alleati non è stata tenera: "Si è leader di una coalizione non tanto per prendere voti per il proprio partito ma se si è in grado di far vincere la coalizione. Senza Forza Italia non si vince e chi guarda la pagliuzza negli occhi degli altri deve vedere se c'è la trave negli occhi propri", scandisce Antonio Tajani, impegnato a Napoli per la presentazione della kermesse azzurra del 20 e 21 maggio a cui parteciperà Silvio Berlusconi.
"Un centrodestra diviso e litigioso è perdente e non serve a nessuno. I diktat e le imposizioni non aiutano", afferma in un'intervista Licia Ronzulli. "Per questa ragione è auspicabile che, invece di alimentare schermaglie su chi farebbe o meno il bene della coalizione, si apra finalmente una nuova stagione di collaborazione e condivisione".
L'irritazione leghista per le parole di Meloni non è stata certo da meno: "La Lega e' da sempre impegnata per un centrodestra unito e di successo" e per questo "siamo dispiaciuti per i dubbi su nuovi scenari per il centrodestra unito e per la scelta di FdI che in diverse città, da Nord a Sud, non abbia ancora scelto di sostenere i candidati del centrodestra", è stata la replica del vicesegretario Lorenzo Fontana.
Matteo Salvini si limita a garantire che il suo "telefono è sempre acceso", riferendosi all'osservazione di Meloni sul fatto di non sentire il leader leghista da fine gennaio.
Nel giorno in cui il fronte del centrosinistra prova a ricompattarsi ed Enrico Letta va al Congresso di Articolo 1 chiedendo di chiudere la pagina delle divisioni del 2018, sul fronte avverso i partiti di centrodestra appaiono ancora distanti, bloccati in una fase di costruzione e ricostruzione interna, focalizzati più sulle divisioni in vista delle amministrative e sull'organizzazione di eventi di partito in vista delle urne.
Dal 29 aprile al 1 maggio FdI si riunirà a Milano per la Conferenza programmatica, mentre Forza Italia raduna le truppe a Napoli per la convention di fine maggio. Anche la Lega dovrebbe organizzare l'Assemblea rinviata a dicembre dopo le amministrative. E proprio le prossime elezioni comunali di giugno contribuiscono ad alimentare le fibrillazioni tra alleati: restano infatti ancora aperti i nodi delle candidature, con le caselle dei candidati a Palermo e Parma tutt'ora da riempire e tensioni su altre realtà, non ultima la presidenza della Regione Sicilia, che andrà al voto in autunno, ma che FdI ha messo nel 'calderone' della trattativa e posto il sostegno di Lega e FI alla ricandidatura del governatore uscente Nello Musumeci come 'conditio sine qua non' per chiudere ogni accordo.
Meloni ha ribadito di trovare incomprensibili le resistenze degli alleati ad appoggiare Musumeci. "È un governatore uscente che ha fatto bene e la regola è che i governatori uscenti che fanno bene vanno ricandidati", ha detto la leader di FdI, mentre da settimane i dirigenti lombardi del suo partito hanno avanzato l'ipotesi di una candidatura alternativa a quella del leghista Attilio Fontana alle regionali lombarde del 2023. "Non so quali siano le intenzioni del presidente Fontana, non sappiamo ancora se lui vorrà candidarsi, nel caso faremo una riflessione, ma FdI ha un suo candidato", aveva anticipato Daniela Santachè già a fine febbraio.