AGI - Volodymyr Zelensky apre alla possibilità di considerare l'Ucraina territorio neutro a livello internazionale, che è una delle richieste di Mosca, e incassa la piena disponibilità dell'Italia a contribuire all'azione internazionale "per porre fine alla guerra e promuovere una soluzione durevole della crisi in Ucraina", così come spiegat da Draghi nel corso della conversazione telefonica avuta lundì con il presidente ucraino.
L'Italia si candida, così, a ricoprire un ruolo di garanzia per far sì che ci siano dei passi avanti nel processo del dialogo. Un atteggiamento apprezzato dal presidente ucraino. Inoltre, Draghi ha ribadito il fermo sostegno del governo alle autorità e al popolo ucraini, mentre il presidente dell'Ucraina ha lamentato il blocco da parte russa dei corridoi umanitari, la prosecuzione dell'assedio e dei bombardamenti delle città, comprese le scuole, con conseguenti perdite civili, tra cui anche bambini.
A chiedere un cessate il fuoco è anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella: "La guerra in Ucraina va fermata ora, subito", con il dialogo e le trattative, perché "la pace è sempre doverosa e possibile: proprio per questo stiamo rispondendo con la dovuta solidarietà, con l'accoglienza dei profughi, e con misure economiche e finanziarie che indeboliscono chi vuole imporre, con la violenza delle armi, una guerra che, se non trovasse ostacoli, non si fermerebbe".
Mario Draghi è al lavoro per rilanciare la strada del dialogo, cerca un contatto con il presidente russo Vladimir Putin, agendo sempre nel perimetro dell'alleanza atlantica. Da qui il punto fermo sulla richiesta alla maggioranza di rispettare l'impegno preso con la Nato sull'aumento delle spese militari.
Fallisce, tuttavia, il tentativo di mediazione del Pd all'interno della maggioranza per un ordine del giorno che possa portare a una gradualità nell'aumento delle spese militari al 2% del Pil. Salvo cambiamenti dell'ultimo minuto, la maggioranza si presenterà divisa davanti alle commissioni Esteri e Difesa del Senato, riunite in seduta congiunta.
Al termine di una riunione di circa due ore tra i rappresentanti di governo e di maggioranza, lunedì il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D'Incà ha dovuto prendere atto del fallimento della mediazione e indicato che porrà la questione di fiducia al decreto Ucraina al Senato, se permangono le problematiche sollevate da M5s e Leu.
La fiducia farà decadere odg ed emendamenti in Aula, ma non in commissione. Il nodo è l'odg insidioso presentato da Fratelli d'Italia a favore dell'aumento delle spese militari. Il governo e' intenzionato ad accoglierlo e, se l'opposisizione ne chiedesse il voto, Pd, Iv, FI e Lega voteranno a favore in commissione, mentre M5s e Leu contro.
L'odg dovrebbe quindi passare senza il voto il voto di questi partiti e la maggioranza si spaccherà. Durante la riunione con D'Incà e i sottosegretari Giorgio Mulé, Stefania Pucciarelli, Enzo Amendola e Benedetto Della Vedova, è emerso fin da subito il 'no' del Movimento 5 stelle alla mediazione, cercata con forza soprattutto dall'alleato dem.
I rappresentanti pentastellati Maria Domenica Castellone e Gianluca Ferrara hanno ribadito la contrarietà del Movimento all'aumento delle spese militari, in questo momento di difficoltà economica post pandemia e con la guerra in Ucraina in corso. Delegando in toto la trattativa last minute a Giuseppe Conte, fresco di riconferma da parte della base M5s, che ha in programma un incontro, oggi alle 17:30, con Mario Draghi.
Per Castellone, non si può fare una sintesi perché si è in presenza di un rilevante da affrontare a un livello diverso. Non si tratta di ratificare o ribadire un concetto o un impegno: per Castellone c'è la chiara volontà di avere un 'gancio' per inserire investimenti nella difesa in un prossimo provvedimento. Inoltre, è il ragionamento dell'esponente pentastellata, "l'impegno sulle spese militari c’è già e questa corsa al riarmo non è accettabile".
Il tema si affronterà, quindi, "a livello del governo, ne discuteranno i capi dei partiti insieme al presidente Draghi e poi arriverà in Parlamento", conclude Castellone. Contraria all'aumento delle spese militari anche Leu, mentre prima dei 5 stelle era intervenuta la capogruppo di Forza Italia al Senato Anna Maria Bernini, a garantire il 'sì' del suo partito. Per la Lega, il senatore Tony Iwobi aveva poi assicurato: Non ci adeguiamo alla volontà del governo, votiamo l'odg. A favore anche Italia viva, senza se e senza ma.