AGI - Le bombe continuano a cadere sull'Ucraina, i colloqui in Turchia non sembrano aver prodotto risultati positivi, e la soluzione alla crisi per ora non c’è. La guerra è rappresentata e raccontata anche sui social media, come non si era mai visto prima, in nessun altro conflitto. Dal Cremlino i russi hanno chiesto agli Stati Uniti di porre fine alle "attività estremiste" di Meta, che ha predisposto una deroga ai messaggi di odio, detti anche “hate speech”, sulle controllate Facebook e Instagram, per consentire quelli diretti alle forze armate russe impegnate in Ucraina.
Facebook conferma: "A causa dell'invasione russa dell'Ucraina, siamo tolleranti verso forme di espressione politica che normalmente violerebbero le nostre regole sui discorsi violenti", ha confermato a France Presse Andy Stone, capo delle comunicazioni di Meta.
Sui social, anche parlando di un tema drammatico come la guerra, si trova di tutto, dalle testimonianze più drammatiche, alle fake news. Diversi tipi di narrazione, disintermediata, ognuno dal proprio personale punto di vista, su tutte le piattaforme.
Su TikTok ad esempio gli utenti raccontano il conflitto con video accompagnati da musica, danze e sketch scanzonati e ironici, l'invasione russa, ma si trovano anche tante notizie completamente false.
Uno dei protagonisti della guerra dal punto di vista mediatico è certamente il presidente Vladimir Putin; da quando è iniziato il conflitto, su Twitter l’hashtag #IostoconPutin è entrato stabilmente tra i trending topics, raggiungendo un picco di utilizzo il 27 febbraio, il giorno prima dell’incontro tra le delegazioni di Russia e Ucraina per impostare un negoziato. Sempre il 27 febbraio Italia e Germania hanno chiuso lo spazio aereo ai voli russi, e il Ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, ha precisato: “E’ inimmaginabile pensare a ripristinare le relazioni come prima dell’invasione dell’Ucraina”. Nello stesso giorno in Russia si sono tenute alcune manifestazioni per la pace in diverse città, provocando numerosi arresti, da parte della polizia.
Abbiamo analizzato l’andamento delle conversazioni sul web inerenti la guerra in Ucraina, con gli algoritmi di intelligenza artificiale di Kpi6*, osservando una progressiva diminuzione dei volumi di conversazioni, in seguito ai picchi di interesse registrati all’inizio del conflitto.
Tutti i leader politici italiani si sono espressi sulla guerra in corso, ognuno in modo diverso, con differenti frequenze di pubblicazione. Sebbene tutti condannino la guerra, ognuno lo fa stringendo il focus su aspetti diversi, inerenti il conflitto.
I più attivi sui social sulla guerra sono Giorgio Cremaschi con il 76% dei contenuti pubblicati nell’ultima settimana sull’Ucraina, ed Enrico Letta (61%). Giorgia Meloni si è dedicata principalmente sulle vicende di politica interna come la riforma del catasto, la proroga del green pass e l'aumento delle bollette. La comunicazione di Matteo Salvini è concentrata sul dramma dei profughi ucraini, mentre Enrico Letta e Carlo Calenda hanno toccato vari aspetti del conflitto, dai problemi dell’export, alle manifestazioni di solidarietà. “L’Europa non può essere una grande Svizzera”, ha precisato il segretario del Partito Democratico.
Misurando la concentrazione di un fenomeno su target group specifici, abbiamo rilevato delle affinità tra audience che nelle ultime settimane si sono pronunciate su temi molto diversi: il covid e la guerra in Ucraina. Con l’Affinity Index che analizza le sovrapposizioni tra numerosi segmenti di pubblico in termini di interessi e caratteristiche socio demografiche, abbiamo osservato un livello di affinità tra le audience dei novax e quelle favorevoli a Putin: l’indicatore registra un’affinità al 63,85%. Analizzando tutti i punti di sovrapposizione di interessi e specifiche caratteristiche, livelli superiori al 60% indicano punti di affinità medio-alti. La sovrapposizione delle due audience è molto omogenea soprattutto nelle fasce di età 18-24 e 55-64 anni.
*Analisti: Gaetano Masi, Pietro La Torre. Design: Cristina Addonizio. Giornalista, content editor: Massimo Fellini