AGI - Prevalga la via diplomatica e la ricerca di una soluzione politica, va evitata l'escalation militare.
Le forze politiche guardano con preoccupazione a quanto sta accadendo al confine ucraino e sostengono la decisione della Farnesina - d'intesa con le ambasciate dell'Unione Europea presenti nel Paese - di "far rientrare il personale non essenziale della nostra sede diplomatica a Kiev, che resterà in ogni caso pienamente operativa".
Sono circa 2.000 gli italiani che si trovano attualmente in Ucraina, in gran parte nella capitale.
Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che ha convocato una riunione di coordinamento all'unità di crisi, ha assicurato che si lavora "per evitare una escalation. L'Italia riconosce pienamente l'integrità territoriale dell'Ucraina e riconosce il diritto di tutti gli stati sovrani a determinare le proprie alleanze. Ovviamente teniamo aperto un canale di dialogo con Mosca. Lavoriamo tutti per una soluzione diplomatica".
Il governo segue con attenzione l'evolversi della situazione. Ieri il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha partecipato a una videoconferenza con il presidente Biden (tra gli altri erano presenti anche Macron, Scholz, Johnson, Michel e von der Leyen e il Segretario Generale della Nato Stoltenberg), durante la quale è stata confermata l’esigenza di "assicurare una ferma postura di deterrenza, mantenendo aperto il dialogo con Mosca anche per dare attuazione agli accordi di Minsk".
Ma i venti di guerra spaventano la politica italiana e cresce il pressing per una soluzione pacifica: "Al nostro mercato vengono destinati circa 30 miliardi di metri cubi di gas russo, attraverso l'Ucraina. Attenuare le tensioni ed evitare un'escalation militare è una questione di sicurezza nazionale per il nostro Paese", scrive sui social il leader della Lega Matteo Salvini.
Il presidente della commissione Esteri della Camera, Piero Fassino (Pd), valuta come "indispensabili e necessarie le misure" adottate dalla Farnesina, e chiede che "si continui nelle iniziative già intraprese per una soluzione politica che garantisca la sovranità e l'integrità territoriale dell'Ucraina".
Per Fassino, inoltre, bisogna insistere a "sollecitare Mosca a compiere per prima atti di de-escalation, riducendo la presenza militare ai confini dell'Ucraina".
Lia Quartapelle, responsabile Europa, affari internazionali e cooperazione allo sviluppo del Pd, non nega che "il rischio di un conflitto aperto tra Russia e Ucraina è altissimo. A questo punto, serve che la Russia si impegni a ridurre il numero di truppe impegnate in esercitazioni ai confini dell'Ucraina. Solo così si può evitare la guerra".
Esprime "preoccupazione" Giorgia Meloni: "Siamo sull'orlo di un conflitto dalle conseguenze potenzialmente devastanti, in particolare per la pace e la stabilità dell'Europa e per le sue pesanti ricadute economiche ed energetiche", osserva la presidente di FdI, che rinnova l'appello "a tutte le parti in causa per un'immediata de-escalation capace di placare i venti di guerra. Ora più che mai bisogna lavorare per allentare la tensione e arrivare ad un giusto punto di equilibrio tra le esigenze in campo, a partire dall'inviolabilità territoriale dell'Ucraina. Questa è l'unica strada percorribile per scongiurare la guerra".
Infine Meloni chiede che "l'Italia, finora rimasta politicamente ai margini, possa giocare un ruolo da protagonista nella mediazione".
Ugo Cappellacci, esponente di Forza Italia e presidente dell'intergruppo parlamentare di amicizia Italia-Ucraina, insiste affinchè Italia e Unione europea "attivino tutti i canali e con equilibrio siano promotrici di quel dialogo fondamentale per fermare l'escalation in atto. Calmare i venti di guerra deve essere l'imperativo per tutte le nazioni. Non si deve lasciare nulla di intentato, la posta in gioco è altissima".
Per Osvaldo Napoli di Coraggio Italia "è il momento per l'Europa, e per l'Italia, di insistere con più forza per una soluzione politico-diplomatica, possibile se alla base c'è il riconoscimento dell'inviolabilità dei confini e della sovranità dell'Ucraina".