AGI - Appuntamento alle 15. Matteo Salvini ha convocato per oggi il consiglio federale della Lega per annunciare il via libera alla "nuova fase" del centrodestra. Sono passate appena 48 ore dall'elezione di Sergio Mattarella, conclusione di una battaglia che ha segnato una sonora sconfitta per la coalizione, e il segretario leghista impugna la tastiera per scrivere una lettera al 'Giornale' in cui rilancia il progetto di federazione delle forze di centrodestra che sostengono il governo di Mario Draghi, già presentato senza grande successo la scorsa estate.
"Solo un nuovo contenitore politico delle forze di centrodestra, a cominciare da quelle che appoggiano il governo Draghi, può agire in modo incisivo. Il nostro modello può essere quello del Partito Repubblicano americano", annuncia.
Nel pomeriggio milanese, poi Salvini si fionda ad Arcore, dove si trova Silvio Berlusconi, dimesso all'ora di pranzo dall'ospedale San Raffaele. Il Cavaliere - viene riferito - non ha affatto gradito nei giorni scorsi i nomi che Salvini ha portato al tavolo delle trattative con Giuseppe Conte, da Franco Frattini a Giulio Tremonti, da Elisabetta Belloni a Paola Severino, fino a Sabino Cassese.
Per questo motivo, Berlusconi aveva rilanciato la candidatura di Pierferdinando Casini, prefigurando anche un suo ritorno in campo. Ma i rapporti tra l'ex premier e il 'capitano' leghista, seppur abbiano ricevuto uno stop tra giovedì e sabato, restano comunque affettuosi, "di vicinanza umana e politica", come riportano sia fonti della Lega che di Forza Italia.
Una vicinanza politica che non si traduce in un 'si' automatico del Cav all'idea della federazione sul modello del Partito Repubblicano americano, lanciata dal segretario del partito di via Bellerio. Al momento l'atteggiamento del Cavaliere resta cauto, anche se di sicuro la visita dell'ex ministro dell'Interno a Villa San Martino è un segnale di disgelo dopo le fibrillazioni degli ultimi giorni. Ma, come sottolineano diversi esponenti azzurri, a partire dal sottosegretario Giorgio Mulè, Berlusconi è sempre stato favorevole all'idea a patto che la federazione abbia una logica ben precisa. In ogni caso i tempi saranno lunghi, e non solo perché una parte del partito azzurro non riconosce più la leadership del 'capitano'. Ma anche per le operazioni 'al centro'.
L'incontro tra i vertici azzurri, Maurizio Lupi, Giovanni Toti e Lorenzo Cesa di venerdì sera ha dato il via a una mossa comune per pesare nella partita del Quirinale. Ma Berlusconi non è mai stato un sostenitore della legge elettorale proporzionale, è rimasto sempre ancorato al maggioritario, ha sempre creduto che l'Italia abbia bisogno di governabilità, di due schieramenti, uno liberale l'altro di centrosinistra, a confronto.
Insomma, occorrerà aspettare per vedere le posizioni di Lega e FI riavvicinarsi. Perchè un conto, spiega un berlusconiano, è un progetto di pari dignità, un altro è un'Opa sul partito.
L'idea di federazione è accolta con cautela anche dai centristi della coalizione, che comunque non la bocciano. Ma allo stato sembrano non riconoscere più la leadership del leghista dopo la gestione, valutata come confusionaria, della partita Colle. Tanto che Giovanni Toti, interpellato, non chiude ma chiede però che sia gestita con "trasparenza" e sia accompagnata dallo strumento delle primarie per scegliere il leader della coalizione.
Il progetto dei 'Repubblicani' italiani è accolto con scetticismo, però, anche all'interno della Lega, dove, malgrado i comunicati diffusi a 'batteria' a sostegno della proposta, sono diversi i dirigenti che nutrono perplessita'. A microfoni spenti, alcuni ricordano il progetto mai decollato lanciato dall'ex bossiano Marco Reguzzoni e Nunzia Di Girolamo, nel 2015.
Altri non ne capiscono la necessità e sottolineano l'accoglienza per nulla entusiasta da parte della cosidetta base sui social. Ora bisogna vedere se questi dubbi saranno espressi nella riunione del consiglio federale. Il segretario è convinto di aver fatto di tutto nella trattativa sul Colle e di aver semmai peccato di troppa lealtà e generosità davanti ai troppi veti della sinistra. È però un fatto che dalla partita Quirinale ne esca indebolito.
Il rischio di perdere i centristi se vi fosse un via libera a una riforma in senso proporzionale è alto. Il centrodestra ne è uscito a pezzi dalla partita. "I Repubblicani? È una idea che non esiste, fa ridere", taglia corto un dirigente di Fratelli d'Italia. "È solo tentativo di trovare un argomento su cui sviare il discorso sulle responsabilità su come Salvini ha condotto la trattativa del Colle".
Non è più soft Giorgia Meloni che in chiaro definisce "folle" il comportamento di Salvini degli ultimi giorni e arriva a evocare la possibilita' di non andare insime alle Politiche del 2023. In ogni caso Salvini domani al consiglio federale illustrerà le tappe del progetto. Nella convinzione che il piano aggregherà quegli azzurri che non intendono guardare al centro e potrà isolare Fratelli d'Italia.
Domani per il leghista sarà anche l'occasione per tentare di ricompattare il partito. Sempre diviso, sotto traccia, tra l'ala 'governista' che fa riferimento ai presidenti di Regione e ai ministri del governo Draghi e chi, invece, sposa 'senza se e senza ma' la linea del segretario. Hanno fatto male gli articoli offensivi dei giorni scorsi, per cui Salvini ha querelato, e il consiglio sarà una occasione per il segretario anche di chiedere unità ai suoi, ricordando che dopo la partita del Quirinale, oltre agli avversari a sinistra, si è aperto il fronte anche con FdI che ora metterà nel mirino la Lega di governo.
Perché l'intenzione del segretario del partito di via Bellerio è quella di non abbandonare la nave draghiana ma di farsi sentire, soprattutto sui provvedimenti legati alla crisi pandemica ed energetica.