AGI - Dopo alcune settimane di pausa, dovuta alle feste, tornano i sondaggi sulle intenzioni di voto. E con essi torna anche la nostra Supermedia, che arriva a fotografare lo stato di salute dei partiti italiani giusto in tempo per l’inizio di una partita estremamente delicata e importante: l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, le cui votazioni inizieranno lunedì prossimo.
Non essendoci stati avvenimenti particolarmente significativi in questo lasso di tempo, non sorprende che la situazione sia rimasta quasi invariata, molto simile a quella registrata a fine anno. Il Partito Democratico è quindi ancora la prima lista nelle preferenze degli italiani, con il 21,1% dei consensi virtuali, seguito a breve distanza da Fratelli d’Italia (19,7%) e dalla Lega, in leggero calo (18,6%). A scendere più di tutti è però il Movimento 5 Stelle, che in questi 20 giorni perde oltre un punto e scende al 14,2% – il suo peggior dato da inizio legislatura. Salgono ancora un po’ le quotazioni di Forza Italia (8,3%), tornata al centro della scena con la candidatura di Silvio Berlusconi al Quirinale.
Da questa settimana, introduciamo una novità nella nostra Supermedia: in seguito all’annuncio della federazione tra Azione e Più Europa (con tanto di appello rivolto esplicitamente ai sondaggisti), i due partiti verranno considerati sotto un’unica voce. Questo perché, a quanto si è appreso dalle dichiarazioni di Carlo Calenda e Benedetto Della Vedova, tale federazione implica che i due partiti in futuro si presentino alle elezioni con un simbolo unico e candidati condivisi, pur restando due soggetti giuridici diversi (ciascuno con il proprio statuto, i propri organismi, eccetera). In politica, com’è noto, difficilmente 2 più 2 fa 4, ma nella nostra Supermedia oggi questa federazione vale il 4,8%, un dato identico (per ora) alla somma dei due soggetti a fine 2021.
Anche il nuovo anno si apre con un Governo Draghi che può contare su un sostegno estremamente ampio in Parlamento, e lo stesso si può dire dei partiti che fanno parte della maggioranza: questi infatti, messi insieme, raccolgono tutt’ora oltre il 72% delle preferenze degli italiani, un dato non troppo diverso a quello registrato al momento della nascita dell’esecutivo, quasi un anno fa. Così come non troppo diverso è il dato relativo alle coalizioni, riaggregate in base a come si presentarono agli elettori in occasione delle Politiche 2018: il centrodestra continua ad essere di gran lunga la coalizione sulla carta più competitiva, con circa 20 punti di margine sul centrosinistra, che non colmerebbe il gap nemmeno aggregandosi con il M5S nel “campo largo” teorizzato dal segretario del PD Enrico Letta.
Anche per questo, oggi, il centrodestra ritiene di non poter essere escluso (come talvolta avvenuto in passato) dall’elezione del nuovo Capo dello Stato. Anzi, al momento l’unica candidatura “ufficiale” in questo senso viene proprio dal centrodestra, ed è quella di Silvio Berlusconi – nonostante nelle ultime ore stiano emergendo dubbi e malumori degli alleati sulle sue effettive possibilità [LINK https://www.agi.it/politica/news/2022-01-19/berlusconi-resta-milano-congelato-vertice-centrodestra-quirinale-15292837/ ]. Bisogna dire che, stando ai sondaggi, anche per gli italiani quella di Berlusconi non sembra una candidatura particolarmente allettante: l’ultima rilevazione di EMG vede solo un terzo circa degli elettori favorevole a questa ipotesi (34%), mentre la netta maggioranza (57%) continua ad essere contraria.
E così, dopo un periodo di “apnea”, torna a prendere forma l’ipotesi che il successore di Sergio Mattarella possa essere proprio Mario Draghi, fin dall’inizio tra i favoriti ma che ha visto risalire le proprie quotazioni negli ultimi giorni (l’expert survey di YouTrend, diffuso oggi, gli assegna un 44% di probabilità di divenire il nuovo Presidente).
Nonostante la (netta) maggioranza degli italiani dichiari di preferire che Draghi resti ancora a Palazzo Chigi, il premier è allo stesso tempo in cima alle preferenze tra i “papabili” di questa delicata elezione: lo confermano almeno tre distinte rilevazioni provenienti dagli istituti EMG, Ipsos e SWG. A destare timore in caso di elezione di Draghi al Quirinale, però, è anche la possibilità che il governo possa in quel caso cadere, e si possa andare a nuove elezioni.
Uno scenario a cui, però, gli esperti interpellati da YouTrend assegnano solo il 17% di probabilità. Valutazione condivisa dagli elettori, che in un sondaggio realizzato da Antonio Noto la scorsa settimana, prevedono in netta maggioranza una prosecuzione del Governo Draghi fino alla scadenza naturale della legislatura (cioè nel 2023), anche se il 34% ritiene che all’indomani dell’elezione del nuovo Presidente, le elezioni anticipate diventino uno scenario più probabile.
NOTA: La Supermedia YouTrend/Agi è una media ponderata dei sondaggi nazionali sulle intenzioni di voto. La ponderazione odierna, che include sondaggi realizzati dal 5 al 19 gennaio, è stata effettuata il giorno 20 gennaio sulla base della consistenza campionaria, della data di realizzazione e del metodo di raccolta dei dati.
I sondaggi considerati sono stati realizzati dagli istituti Euromedia (11 gennaio), Noto (12 gennaio), SWG (10 e 17 gennaio) e Tecnè (15 gennaio).
La nota metodologica dettagliata di ciascun sondaggio considerato è disponibile sul sito ufficiale www.sondaggipoliticoelettorali.it.
Testo aggiornato e corretto il 21 gennaio 2022.