Un grazie agli italiani ma anche alle istituzioni che hanno evitato "un salto nel buio", mostrando tutti insieme in questi anni difficili che l'unità e la solidarietà sono il vero patriottismo su cui si fonda la Repubblica. Sergio Mattarella rivolge l'ultimo messaggio di auguri del suo settennato parlando "con un po' di emozione" soprattutto ai cittadini di un paese che ha saputo mostrare il suo vero volto, "laborioso, creativo, solidale".
Mattarella lascia in punta di piedi il suo ruolo, con uno dei suoi discorsi più brevi, ricordando i sette anni intensi e difficili ma ringraziando per non essersi "mai sentito solo". Poche parole per confermare che non vuole un bis ("tra pochi giorni, come dispone la Costituzione, si concluderà il mio ruolo di Presidente"), nessun accenno al suo successore, cui non affida lasciti per grande rispetto di chi salirà al Quirinale dopo di lui.
Semmai, nel ricordare il settennato e nel lasciare ai posteri l'onere di un giudizio sul suo operato, il Capo dello Stato fa notare i due principali doveri cui si è attenuto e cui si augura si attenga qualunque presidente: "spogliarsi di ogni precedente appartenenza" per non guardare ad altro che al bene comune e "salvaguardare ruolo, poteri e prerogative dell’istituzione che riceve dal suo predecessore e che – esercitandoli pienamente fino all’ultimo giorno del suo mandato - deve trasmettere integri al suo successore". Una regola, questa, raccolta dalle parole di Luigi Einaudi e a cui il Presidente si è sempre voluto attenere, oltre ad essersi "adoperato, in ogni circostanza, per svolgere il mio compito nel rispetto rigoroso del dettato costituzionale".
Poi i ringraziamenti, sentiti e calorosi, per ogni cittadino, per chi si è impegnato nel suo dovere, per i medici, il personale sanitario e i volontari che hanno combattuto la pandemia, per chi si è vaccinato. Ma anche per l'Europa che è stata "all'altezza della gravità della situazione", per il Parlamento che rappresenta la sovranità degli italiani e per i 5 governi che si sono succeduti nel settennato, in una leale collaborazione che, sostenuta dai cittadini, è stata collante di una comunità che unita supera le difficoltà più gravi. E un caldo invito ai giovani a "prendersi il futuro"
Chi vuole cercare una indicazione per quello che avverrà dopo il 3 febbraio, suo ultimo giorno al Quirinale, può trovarla nelle parole finali del messaggio, quando il Capo dello Stato parla di speranza ma anche di doveri e di unità: "Guardiamo avanti, sapendo che il destino dell’Italia dipende anche da ciascuno di noi. Tante volte abbiamo parlato di una nuova stagione dei doveri"
"Tante volte, soprattutto negli ultimi tempi, abbiamo sottolineato che dalle difficoltà si esce soltanto se ognuno accetta di fare fino in fondo la parte propria. Se guardo al cammino che abbiamo fatto insieme in questi sette anni nutro fiducia. L’Italia crescerà. E lo farà quanto più avrà coscienza del comune destino del nostro popolo, e dei popoli europei".
Ma soprattutto il Presidente ripercorre gli anni della sua presidenza, "impegnativi, complessi, emozionanti". Tre parole dietro cui ci sono mille ricordi. Le crisi di governo, il terrorismo, le catastrofi naturali, la pandemia, ma anche le migliaia di incontri, la speranza di una ripartenza suffragata dai dati economici "oltre le aspettative".
"Ho percepito accanto a me l’aspirazione diffusa degli italiani a essere una vera comunità, con un senso di solidarietà che precede, e affianca, le molteplici differenze di idee e di interessi" nota.
Poi ricorda le tante vittime del covid, ogni lutto "un lutto per tutta l'Italia". E torna sul tema vaccini, che sono stati "strumento prezioso", salvando "tante migliaia di vite". Certo, "non garantiscano l’invulnerabilità ma rappresentano la difesa che consente di ridurre in misura decisiva danni e rischi, per sé e per gli altri".
Dunque sono una opportunità e "sprecarla è anche un’offesa a chi non l’ha avuta e a chi non riesce oggi ad averla". E allora davanti al salire dei contagi e alle varianti, che frustrano, "non dobbiamo scoraggiarci"
Mattarella apre uno squarcio nei suoi sentimenti e insieme indica una via: "Anche nei momenti più bui, non mi sono mai sentito solo e ho cercato di trasmettere un sentimento di fiducia e di gratitudine a chi era in prima linea. Ai sindaci e alle loro comunità. Ai presidenti di Regione, a quanti hanno incessantemente lavorato nei territori, accanto alle persone. Il volto reale di una Repubblica unita e solidale. È il patriottismo concretamente espresso nella vita della Repubblica".
"Spesso - ammette - le cronache si incentrano sui punti di tensione e sulle fratture. Che esistono e non vanno nascoste". Ma "soprattutto nei momenti di grave difficoltà nazionale - nota - emerge l’attitudine del nostro popolo a preservare la coesione del Paese, a sentirsi partecipe del medesimo destino.
Unità istituzionale e unità morale sono le due espressioni di quel che ci tiene insieme. Di ciò su cui si fonda la Repubblica". E "l’Italia dispone delle risorse necessarie per affrontare le sfide dei tempi nuovi".
Il presidente dedica un lungo passaggio ai giovani: "non fermatevi, non scoraggiatevi, prendetevi il vostro futuro perché soltanto così lo donerete alla società".
E cita "la commovente lettera" del professor Pietro Carmina, vittima del crollo di Ravanusa: "Usate le parole che vi ho insegnato per difendervi e per difendere chi quelle parole non le ha. Non siate spettatori ma protagonisti della storia che vivete oggi. Infilatevi dentro, sporcatevi le mani, mordetela la vita", "voi non siete il futuro, siete il presente. Vi prego: non siate mai indifferenti, non abbiate paura di rischiare per non sbagliare”.
Poche settimane prima di lasciare il Quirinale dunque Mattarella guarda avanti ed esorta gli italiani ad "accogliere il nuovo anno", "ed è un momento di speranza" conclude.