AGI - Mario Draghi è disponibile a verificare tutte le strade per evitare ogni tipo di chiusura. È una vera apertura, anche se sempre cauta, quella che il premier ha fatto pervenire, secondo quanto si apprende, ai presidenti di Regione. Il premier non vuole che si ripeta quanto successo l'anno scorso.
L'incontro potrebbe avvenire la prossima settimana ma il Capo dell'esecutivo non esclude più di modificare la direzione di marcia fin qui portata avanti. Sta valutando il da farsi, secondo quanto riferiscono fonti parlamentari e una fonte all'interno della conferenza delle Regioni. Insomma, c'è piena consapevolezza delle considerazioni dei 'governatori' che nel chiedere modifiche al green pass stanno anche manifestando le preoccupazioni per il rischio di chiusure natalizie.
Un conto è restare in zona bianca, ma in gialla e ovviamente in arancione le regole cambiano e occorre salvaguardare i territori da un impatto negativo dal punto di vista dell'economia, oltre che ovviamente sulla tenuta sanitaria. L'ala 'rigorista' è preoccupata per l'ondata Covid che sta colpendo i Paesi più vicini all'Italia.
Lo stesso presidente del Consiglio avverte dunque il pericolo e respinge, spiegano altre fonti, le tesi di chi ritiene che il nostro Paese sia immune dal dilagare del virus. Anche se mantiene cautela e sangue freddo.
Per dirla con le parole di un ministro il rischio è di fare come l'Italia di Mancini che ha vinto l'Europeo e poi si è rilassata nelle qualificazioni ai Mondiali. Il paragone ovviamente è legato all'emergenza sanitaria e il messaggio arrivato dal centrodestra oggi al Senato di spingere - tramite due emendamenti di Lega e FI - al 100% della capienza nei bus turistici - questo il ragionamento dell'ala 'rigoristà - è sbagliato.
I prossimi passaggi in Consiglio dei ministri
Saranno sull'obbligo della terza dose per il personale sanitario e sulla modifica del green pass che verrà ridotto a 6 mesi ma le forze di maggioranza restano divise. Movimento 5 stelle e Salvini chiudono al 'modello austriaco', i presidenti di Regione e il Pd hanno aperto. Ma ora gli interrogativi sono legati al cambiamento del passaporto sanitario e alla terza dose di vaccino per tutti.
I 'governatori' - tranne il marchigiano Acquaroli - sono tutti per una linea dura. Durante la Conferenza delle Regioni in molti, a partire dal presidente della Puglia Emiliano, hanno lamentato la difficoltà ad interlocuire con il governo. Da qui la disponibilità dei ministri Speranza e Gelmini, dopo la lettera inviata di un incontro urgente.
Con il sottosegretario alla presidenza Garofali che sta mediando per la data dell'incontro al quale sarà presente Draghi. Il premier ha intenzione dunque di aprire una fase di ascolto, per questo motivo ha annunciato ufficialmente l'apertura di un tavolo con i sindacati sulle pensioni. Ma la preoccupazione è legata pure alle dinamiche in Parlamento sui prossimi dossier.
Dalla legge di bilancio al Pnrr
Quello che è avvenuto questa mattina al Senato (sono passati due emendamenti contro il parere del governo) è un campanello d'allarme che il premier, racconta una fonte di governo, ha sentito risuonare a palazzo Chigi. Non che ci siano i segnali di una disgregazione della maggioranza ma il malessere è crescente e il presidente del Consiglio è consapevole delle frizioni che si manifestano soprattutto a palazzo Madama.
Per dirla con le parole di due 'big' di FI e Lega, al di là delle differenze di vedute, c'è una richiesta di un confronto vero con l'esecutivo, perchè - afferma una fonte parlamentare di centrodestra - a volte si avverte quasi un'indisponenza dell'esecutivo a trattare sui singoli provvedimenti.
I margini sulla legge di bilancio sono stretti ma il il tavolo tecnico che si terrà domani al Mef potrebbe essere un prologo di un incontro di maggioranza e in ogni caso facilitare il percorso in Parlamento. Ci sono 8 miliardi da indirizzare e ogni forza politica spinge dalla propria parte, chi solo sul breve periodo e chi nel lungo termine per una riforma complessiva. I partiti continuano a fibrillare.
Con il Pd e il Movimento 5 stelle che hanno chiamato in causa l'asse tra centrodestra e Italia viva che ha mandato sotto il governo su tre emendamenti. Renzi dopo aver partecipato alla trasmissione di Giletti ha raggiunto ieri sera i senatori a cena. Per una sorta di pre-Leopolda.
Il senatore di Firenze, dopo aver ribadito di voler combattere in tutte le sedi sul 'caso Open', ha negato che ci sia un accordo con Berlusconi, rimarcato che con il centrodestra sul Quirinale è possibile una convergenza, per esempio sul nome di Casini, una figura stimata a suo dire in tutti i tavoli istituzionali.
Ma il Movimento 5 stelle ha già fatto sapere che non voterà nè Draghi ma neanche una personalità che appartiene alla prima Repubblica. Sceglierà insomma, perlomeno è quanto afferma un 'big' pentastellato, una personalità stile Rodotà. Dall'altra parte dello schieramento c'è Berlusconi che continua a tessere la tela e ha inviato rassicurazioni, spiegano fonti parlamentari di centrodestra, a Fdi che per il Colle non ci sarà un accordo di maggioranza, si partirà prima dalla coalizione.
Ma con la legge di bilancio in arrivo (nell'ex fronte rosso-giallo si litiga su chi sarà il relatore, nel centrodestra dovrebbe essere il leghista Tosato) e l'allarme Covid il tema dell'elezione del presidente della Repubblica è derubricato ad un argomento di fantascienza per chi ha avuto modo di parlare con il Capo dell'esecutivo.
Per dirla con le parole di un esponente del 'fronte Draghi' l'Italia dovrebbe solo sperare che la figura del presidente del Consiglio non venga logorato e che Draghi rimanga il 'garantè del Paese. Altrimenti - per tornare alle parole del ministro che chiede l'anonimato - l'Italia rischia di fare come la nazionale di Mancini. Vincente in estate e poi di nuovo nell'occhio del ciclone.