AGI - Volano gli stracci nel day after del voto al Senato che ha messo una pietra tombale sul ddl Zan, la proposta di legge contro l'omotransfobia approvata dalla Camera ma che non vedrà mai la luce.
Se il centrodestra esulta per quella che ritiene una vittoria e rilancia con la richiesta di far partire l'iter del suo testo presentato a palazzo Madama, come propongono Matteo Salvini e l'azzurra Licia Ronzulli, è invece guerra aperta nell'ex maggioranza giallorossa.
Il Pd torna a puntare il dito contro la "reazione sguaiata" dei renziani, colpevoli a dire del segretario dem Enrico Letta di aver contribuito ad affossare la legge ("Iv ha qualcosa da nascondere se reagisce attaccandoci").
Ma Letta si spinge oltre e arriva a decretare la fine del rapporto con gli ex compagni di partito: "Ieri si è sancita una rottura di fiducia a tutto campo con Italia viva", le sue parole. Il leader dem non ha dubbi sul fatto che al Senato in realtà si sia giocata ben altra partita, ovvero si sono fatte "le prove generali dei giochi per il Quirinale o di alleanze politiche". Infine, l'ex premier si dice pronto a sostenere la raccolta firme per una legge di iniziativa popolare contro l'omofobia.
Matteo Renzi incassa ma non resta certo in silenzio a guardare e in un video sui social rispedisce al mittente le accuse, ricostruendo la sua versione dei fatti. Partendo da lontano, da quando prima dell'estate aveva "avvertito del rischio che al Senato i numeri non c'erano e bisognava cercare un accordo".
Ma, è ancora il ragionamento del leader Iv, Pd e M5s hanno "preferito puntare bandierine e per colpa loro la legge Zan è stata affossata". Renzi denuncia quindi l'incitamento alla violenza ("sto ricevendo anche minacce di morte", rivela) e contrattacca: "Letta mi aveva annunciato che avrebbe aperto" a modifiche ma poi "Pd e M5s hanno preferito il muro contro muro, un suicidio politico".
Infine, l'ex premier invita dem e pentastellatui a cercare i franchi tiratori in casa loro: "Prendetevi le vostre responsabilità, avvete ucciso il ddl Zan. 23 voti di differenza vuol dire che ci sono stati almeno 40 franchi tiratori".
Dura la replica di M5s e Pd. "Renzi? Io non l'ho visto in aula", è la prima stilettata del capogruppo 5 stelle a palazzo Madama, Ettore Licheri.
Che prosegue l'affondo: "Però ora l'amico di Bin Salman ci risparmi le sue lezioncine politiche. Se dall'Arabia Saudita avesse potuto assistere ai lavori d'aula, ieri avrebbe visto che la legge Zan è stata sostenuta dal M5s con grinta e lealtà. Le chiacchiere stanno a zero: gli atti parlamentari dicono che se Iv avesse tenuto ferma la posizione precedentemente presa alla Camera, non ci sarebbe stata nessuna destra capace di impedirne l'approvazione in Senato".
Non meno critica la replica dem: "Per noi non è una novità, Matteo Renzi ha dato ancora una volta dimostrazione di quel che è", afferma Francesco Boccia. "D'altra parte cosa aspettarsi da uno che, il giorno in cui si vota un provvedimento come il ddl Zan, vola a Riad?", chiede retoricamente.
Ma il fronte Pd-M5s non è compatto e le acque restano agitate anche all'interno degli ex giallorossi.
"L'intera gestione della vicenda, da maggio ad ora, è stata certamente fallimentare", è la critica dell'ex capogruppo dem Andrea Marcucci. "Franchi tiratori? Cercateli nel M5s, un gruppo parlamentare che sta vivendo una difficile transizione", è la convinzione del dem Dario Stefano.
Sul fronte opposto, Salvini spiega che "è possibile ripartire subito dal testo del centrodestra che non coinvolge i bambini, non mette a rischio la libertà educativa nelle scuole, non introduce la teoria gender e non limita la libertà di espressione.
L'obiettivo comune è punire chi discrimina, odia e insulta". Osserva il leader leghista: "Il muro contro muro voluto da Letta non ha pagato".
E Giorgia Meloni rincara la dose: "Il ddl Zan lo ha affossato la sinistra. Se è passata la non procedibilità è perché nel voto segreto non ha votato una parte della sinistra, una parte di M5s e Iv, punto".