AGI - La linea della fermezza ha funzionato: il disegno di legge Zan approda in Aula.
Dal 27 ottobre, però, si apre una nuova partita e il segretario del Partito Democratico ha deciso di cambiare strategia. "Potremmo prendere la nostra bandiera, fare un lavoro di testimonianza e saremmo contenti, ma non sarebbero contenti quei ragazzi e quelle ragazze che oggi subiscono tante angherie. Ecco perché dobbiamo prenderci le nostre responsabilità: l'impegno politico è testimonianza, ma anche concretezza", dice Enrico Letta alla direzione nazionale. Per questa ragione, dopo mesi passati a respingere i tentativi di approccio di Matteo Salvini, finalizzate ad apportare "modifiche sostanziali al testo", Letta incarica il primo firmatario della legge, Alessandro Zan, di trattare con le forze parlamentari. L'obiettivo è sminare il campo dal voto sul “non passaggio all’esame degli articoli” che rappresenterebbe una pietra tombale sul testo. Un passaggio a doppio voto segreto che rende la sfida ancora più complicata per il Partito Democratico.
"Dobbiamo evitare la tagliola in Parlamento sul Ddl Zan, evitare uno schiaffo alla maggioranza della società italiana", spiega Letta alla direzione sottolineando, ancora una volta, la distanza tra quanto si muove nel Parlamento e la percezione della società civile: "La maggioranza larga della società vuole che ci sia una risposta ai temi che pone il ddl Zan. E questa risposta la vogliono tutti i giovani". Per questa ragione, "rischiamo di entrare in una contraddizione se con il voto di domani ci fosse semplicemente una pietra tombale messa sul provvedimento", aggiunge Letta rivendicando "l'atteggiamento rigido e determinato" tenuto fin qui "che ci ha consentito di arrivare all'Aula del Senato". Adesso è fondamentale, e noi siamo disponibili, capire quali sono - se ci sono - le possibilità d'intesa su alcune parti del provvedimento che ci possano portare a superare lo scoglio di domani. Per noi questo passaggio è fondamentale e lo abbiamo gestito con un atteggiamento di grande responsabilità per riuscire ad arrivare al risultato".
Detto questo, il segretario del Pd fa presente - più a quanti sono fuori dalla sala conferenze del Nazareno che non ai componenti della direzione - che "il Pd rappresenta il 12% del Parlamento, per la somma del risultato negativo del 2018 e le scissioni successive". Insomma, se le cose non dovessero andare come sperato, sarà qualcun altro, non il Partito Democratico, a dover spiegare a quanti attendono la legge, perchè questa è stata affossata. Il primo tempo di questa partita ci sarà in senato, il 26 ottobre, quando il presidente della Commissione Giustizia, il leghista Andrea Ostellari, riunirà il tavolo di confronto.
"Ci riuniremo per verificare se c’è davvero spazio, come auspico, per una mediazione responsabile", spiega Ostellari confermando che la riunione del senato sarà aperta anche al deputato Alessandro Zan. Per il Pd, però, continuerà a essere la capogruppo Simona Malpezzi la 'regista' della partita dei dem.
“Le forze che di fronte alle nostre aperture continuano a mantenere la tagliola, che farebbe morire il disegno di legge Zan, contraddicono la loro richiesta di dialogo", dice Malpezzi: "Ora siano coerenti con gli impegni e le promesse ed eliminino la tagliola che è l’elemento che priverebbe il paese di una legge che aspettiamo da più di 25 anni. Ci auguriamo che l’appello del segretario Letta venga accolto: in gioco c’è la vita delle persone e un modello di società aperta e democratica su cui tutte le forze politiche dovrebbero essere d’accordo”.