AGI - Pandemia e vaccini; transizione digitale; costo dell’energia; migrazioni; commercio estero; impegni internazionali e in particolare Cops26: la panoramica del presidente del Consiglio Mario Draghi, nelle comunicazioni alle Camere alla vigilia del Consiglio europeo che tratterà questi temi, è stata a tutto tondo. Con due postille.
La prima è che “l’Italia intende muoversi con convinzione per tutelare l’interesse dei cittadini italiani e di quelli europei”. La seconda è che in Europa non si sta solo per bisogno ma anche “per realismo e per idealismo”, per condividerne i valori.
Il premier insomma ha voluto sferzare chi pensa che il governo non stia agendo per il nostro Paese e anche chi, in Europa, ritiene che ci si possa smarcare come la Polonia che fa leva sulla sentenza della Corte costituzionale di Varsavia che ha sconfessato la supremazia del diritto Ue.
Non a caso, il presidente del Consiglio ha ricordato l’operato della Corte costituzionale tedesca che mise in discussione l’efficacia della politica monetaria della Bce. Ma Draghi parlando ai deputati e ai senatori non si è sottratto alla discussione sulle ‘colpe’ di Bruxelles.
In primis sul fronte dell’immigrazione. La premessa è che “l’approccio del governo non può che essere equilibrato, efficace ma anche umano”, perché “per trasformare gli emigrati in fratelli occorre saperli accogliere, accoglierli bene ma con senso dell’importanza che significa essere italiani. Se non riusciremo ad accoglierli e ne faremo dei nemici, ne abbiamo già fatto dei nemici”.
Ma, dopo aver sottolineato quanto fatto dall’esecutivo e ricordato che gli sbarchi sono raddoppiati, Draghi è tornato a bussare alla porta dell’Unione.
Bisogna prevenire e contenere i flussi irregolari, incentivare i canali di migrazione legale, “l’Europa dovrebbe impegnarsi di più, seguendo ad esempio il modello dei cosiddetti corridoi umanitari”; è necessario fare progressi sul tema dei rimpatri “affinché ci sia più Europa” e, quindi, i “piani devono includere obiettivi, misure di sostegno e tempistiche precise”; deve esserci “un costante aggiornamento sull’attuazione degli impegni e sulle risorse finanziarie” anche da parte dei capi di Stato e di governo in ciascun Consiglio europeo.
La Commissione – ha affermato Draghi – presenti e poi attui celermente “piani d’azione chiari, adeguatamente finanziati, e rivolti con pari priorità a tutte le rotte del Mediterraneo, compresa quella meridionale”, con un’attenzione “alla specificità delle frontiere marittime e all’effettiva stabilità politica della Libia e della Tunisia”.
E all’opposizione che spinge per un approccio più radicale sull’immigrazione Draghi replica: “Non ci sono muri da alzare ma bisogna prendere coscienza, tutelarsi e gestire” il fenomeno. Deve essere il Consiglio Ue che si terrà domani e venerdì a fare dei passi avanti, il ‘refrain’ del premier. Su diverse questioni in realtà. Intanto l’emergenza: la riunione “riaffermerà l’impegno” europeo “a contribuire alla solidarietà internazionale in materia di vaccini”, incrementando “la fornitura di dosi ai Paesi più fragili” e affrontando il pericolo di “eventuali future pandemie”.
Sui vaccini l'Italia ha fatto megli di altri Paesi
In quanto a somministrazione di vaccini, “dopo un avvio stentato, la campagna di vaccinazione europea ha raggiunto risultati molto soddisfacenti” ma comunque l’Italia ha fatto meglio degli altri paesi, la rivendicazione, il green pass obbligatorio era necessario, “perché dopo 132mila morti bisogna fare in coscienza tutto il possibile e quello che è necessario".
Le altre sfide sono quelle dei rincari delle bollette, l’agenda digitale – con la definizione di una tabella di marcia per gli obiettivi del 2030, affinché si trovino soluzioni condivise su quattro versanti: la sicurezza cibernetica, la concorrenza, i servizi digitali e l’intelligenza artificiale (“l’Italia sostiene il Regolamento Ue sui servizi digitali, anche per proteggere efficacemente prodotti e contenuti realizzati nel nostro Paese”).
Un’altra sfida “decisiva” sarà quella di raggiungere “l’autonomia tecnologica nei semiconduttori e nelle tecnologie quantistiche”, considerato che “l’Europa è passata dal 44% della capacità globale di semiconduttori nel 1990 ad appena il 9% nel 2021”, di questo passo finiremo per dipendere sempre di più dalle forniture extra-europee con le aziende “costrette a fermare o rallentare di molto la loro produzione” (“L’Unione europea intende produrre il 20% dei semiconduttori mondiali entro il 2030. Sosteniamo con convinzione la proposta della Commissione Ue di adottare uno European Chips Act per coordinare investimenti e produzione europei di microchip e circuiti integrati”, ha detto Draghi. E ancora: “L’Unione europea deve mettere insieme le capacità di ricerca, progettazione, sperimentazione e produzione di tutti i Paesi europei per creare, ad esempio, un ecosistema europeo di microchip all’avanguardia”).
La partita del futuro si gioca sull’energia: “Il governo italiano ha sollecitato la Commissione a esplorare rapidamente l’opzione di acquisti e stoccaggi congiunti di gas naturale su base volontaria con misure di medio periodo”, una proposta di revisione del quadro normativo arriverà entro dicembre. La sfida sarà sulla transizione ecologica, perché “vogliamo ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e aumentare sostanzialmente l’utilizzo di fonti rinnovabili” e allo stesso tempo tutelare le fasce più deboli ma anche le aziende. E per procedere alla transizione ambientale, oltre che a quella digitale, “non ci sono alternative all’intervento dello Stato”.
Inoltre – ha ricordato Draghi – oltre a discutere di clima (“Senza il coinvolgimento delle maggiori economie mondiali non potremo rispettare gli accordi di Parigi e contenere il riscaldamento globale entro un grado e mezzo”) -, nel Consiglio europeo si parlerà anche di commercio internazionale, in quanto “la difficoltà nel reperire materie prime e componenti, unita a rallentamenti nei processi di trasporto e consegna, ha contribuito a un aumento del tasso d’inflazione”.
Dal premier, infine, è arrivata una riflessione sul ruolo unico dell’Europa. “Effettivamente più si va avanti e più si scopre che non riusciamo a vincere queste sfide globali che superano i confini nazionali”; è accaduto – a suo dire – con la pandemia, sarà necessaria più Europa anche per vincere la sfida del digitale, della transizione ecologica e anche quella della Difesa europea (“richiederà risorse di dimensioni straordinarie”).
La chiosa è che “ci vuole certamente una situazione politica con un orizzonte davanti che permetta di riavviare questo processo di ricostruzione dei meccanismi di decisione a livello europeo”. E ai partiti: “Quello che rafforzerà di più l’Italia al Consiglio europeo è sapere che c’è il vostro sostegno dietro le posizioni che il Paese assumerà ai tavoli europei”.