AGI - Il primo politico a portare la solidarietà alla Cgil, prima al corteo e poi nella piazza organizzata dai sindacati per ribadire il no a tutte le forme di fascismo, è stato Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio.
Tra gli ultimi a lasciare piazza San Giovanni, gremita di gente, è stato il presidente del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, che ha seguito gli interventi dei segretari generali sotto al palco insieme a Luigi Di Maio e ad Alfonso Bonafede, alla vice presidente del Senato Paola Taverna, al ministro del Lavoro, Andrea Orlando, alla vice ministra delle Infrastrutture, Teresa Bellanova (presidente di Italia viva), al ministro della Salute, Roberto Speranza, e insieme a tanti altri volti noti della politica, come quello di Elio Vito, unico esponente del centrodestra a partecipare.
Nelle loro parole, nessun riferimento ai temi della stretta attualità politica, per rispettare il silenzio elettorale in vista dei ballottaggi, ma la ferma condanna a chi sabato scorso ha assaltato la sede nazionale della Cgil e messo a ferro e fuoco le strade della Capitale.
I violenti che hanno occupato gli uffici del sindacato di corso d’Italia, ha detto Zingaretti, “cavalcano i problemi senza risolverli e si arrogano il diritto di rappresentarli con i manganelli. Ma i manganelli mai hanno creato giustizia, mai hanno creato lavoro o libertà”. Con quell’azione, ha aggiunto, Forza Nuova ”ha superato il segno, ora le Procure facciano il loro lavoro ma ci sono segnali inequivocabili di negazione della libertà”.
Enrico Letta, segretario del Pd, non ha voluto rispondere alle domande dei cronisti. Ha salutato Maurizio Landini, leader Cgil, e i segretari generali di Cisl e Uil, e si è complimentato per l’organizzazione della manifestazione. “È un bel messaggio”, ha detto conversando con i sindacalisti notando la piazza San Giovanni piena.
Per Roberto Speranza la manifestazione è stata “una bellissima risposta contro ogni violenza”, mentre Giuseppe Conte ha parlato di “una grande festa democratica senza colore politico”.
Luigi Di Maio ha detto che è arrivata “una grande risposta di popolo per sottolineare i valori costituzionali che permettono a tutti di concorrere alla vita pubblica ed esprimere le proprie idee, ma non con la violenza. Su questi valori dobbiamo basare il confronto politico anche quando non la si pensa allo stesso modo”.
Tra i presenti anche il ministro Dario Franceschini, Pierluigi Bersani (“La destra ha perso un’altra occasione. L’appuntamento è al prossimo 25 aprile. La base della Costituzione e della Repubblica è l’antifascismo”, ha scritto sui social), Federico Fornaro, Stefano Fassina, Massimo D’Alema (“La Costituzione nasce dal rifiuto del totalitarismo fascista”, ha sottolineato), Nicola Fratoianni (in piazza "per rispondere all’assalto squadristico fascista alla Cgil e per ribadire che l’antifascismo è la nostra religione civile”, ha affermato) e il leader della Sardine, Mattia Sartori.
Il ministro Orlando è tornato sul dibattito sullo scioglimento di Forza Nuova: “Penso che serva una risposta che tenga conto del fatto che ci troviamo davanti a organizzazioni che hanno l’ambizione di assumere una funzione politica, questo non è consentito dalla Costituzione”, mentre Teresa Bellanova ha ribadito “il no ai fascismi che non devono ritornare. Questo attacco al movimento dei lavoratori è un attacco alla democrazia”.
A manifestare solidarietà ai sindacati e contrarietà al fascismo anche il neo sindaco di Bologna, Matteo Lepore, e Roberto Gualtieri, in corsa per il centrosinistra contro Enrico Michetti al ballottaggio per Roma.
A manifestazione conclusa, Matteo Salvini, segretario della Lega, ha postato sui social un video della piazza: "Mentre in Europa scorre il sangue per mano del terrorismo islamico, unico reale pericolo di questi tempi, a Roma la sinistra fa campagna elettorale (nel giorno del silenzio) inseguendo fascisti che, per fortuna, non ci sono più", ha scritto e, citando Leonardo Sciascia, ha aggiunto: "Il più bell'esemplare di fascista in cui ci si possa imbattere oggi... è quello del sedicente antifascista unicamente dedito a dare del fascista a chi fascista non è".