AGI - Campagna elettorale 'tossica' da Roma a Bruxelles per le amministrative che 'nasconderanno' fino all'inizio della prossima settimana i risultati delle urne. Dal caso Morisi, lo spin doctor di Matteo Salvini, alla vicenda dell'europarlamentare di FdI, Carlo Fidanza, alle aggressioni dei candidati M5s, fino alla storia di Mimmo Lucano condannato a 13 anni: il 'cardiopalma' dei contendenti resta, gioco forza, alle stelle, in attesa del voto.
Il 'caso Morisi'
Luca Morisi, ex guru social di Matteo Salvini, è indagato dalla procura di Verona per una vicenda di droga. Lui dichiara la sua innocenza, ma al leader della Lega e a tutto il Carroccio chiede scusa per la sua "debolezza". Matteo Salvini, che non nega di essersi arrabbiato e anche di "brutto" per questa storia, non gli volta le spalle. Gli allunga la mano perché "l'amicizia" è la "vita", spiega. Tutto comincia a metà agosto quando durante un controllo vengono fermati tre giovani e nell'auto hanno un flacone di droga liquida, che dicono gli sia stata fornita da Morisi.
La procura di Verona apre un fascicolo con l'ipotesi di reato prevista dall'articolo 73 del Testo unico sugli stupefacenti ("Produzione, traffico, detenzione illecita di sostanze stupefacenti o psicotrope") e iscrive Morisi nel registro degli indagati. Morisi lascia i suoi incarichi, anche quello di capo della comunicazione, alla fine dello stesso mese. A distanza di poche settimane l'inchiesta finisce sulla stampa. "Non ho commesso alcun reato ma la vicenda personale che mi riguarda rappresenta una grave caduta come uomo", dice Morisi dopo la diffusione della notizia.
"Chiedo innanzitutto scusa per la mia debolezza e i miei errori a Matteo Salvini e a tutta la comunità della Lega a cui ho dedicato gli ultimi anni del mio impegno lavorativo, a mio padre e ai miei famigliari, al mio amico di sempre Andrea Paganella a fianco del quale ho avviato la mia attività professionale, a tutte le persone che mi vogliono bene e a me stesso. Ho rassegnato il primo settembre le dimissioni dai miei ruoli all'interno della Lega: è un momento molto doloroso della mia vita, rivela fragilità esistenziali irrisolte a cui ho la necessità di dedicare tutto il tempo possibile nel prossimo futuro, contando sul sostegno e sull'affetto delle persone che mi sono più vicine", aggiunge.
A stretto giro arriva la presa di posizione di Salvini: "Quando un amico sbaglia e commette un errore che non ti aspetti, e Luca ha fatto male a se stesso più che ad altri, prima ti arrabbi con lui, e di brutto. Ma poi gli allunghi la mano, per aiutarlo a rialzarsi", scrive il leader leghista su Facebook. Salvini posta una sua foto con Morisi, e spiega: "Amicizia e lealtà per me sono la Vita. Ti voglio bene amico mio, su di me potrai contare. Sempre", aggiunge.
L'ex sindaco di Riace condannato a più di 13 anni
Tredici anni e 2 mesi di reclusione. È la pesante condanna inflitta dal Tribunale di Locri all'ex sindaco di Riace (RC) Domenico Lucano, al termine del processo "Xenia". Lucano, noto per le politiche di accoglienza dei migranti che lo avevano reso famoso in tutto il mondo, era stato arrestato sottoposto ai domiciliari il 2 ottobre 2018 nell'ambito di un'inchiesta della Guardia di Finanza in merito a presunte irregolarità nella gestione del sistema d'accoglienza dei migranti. Il Pm aveva chiesto 7 anni e 11 mesi di carcere. I reati contestati dalla Procura di Locri erano di associazione per delinquere, abuso d'ufficio, truffa, concussione, peculato, turbativa d'asta, falsità ideologica e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.
Lucano era stato sottoposto ai domiciliari dai finanzieri del gruppo di Locri che avevano eseguito un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP del Tribunale della città calabrese con cui si disponeva anche il divieto di dimora per la sua compagna, Tesfahun Lemlem. Le indagini, coordinate e dirette dalla Procura della Repubblica di Locri, erano state avviate in merito alla gestione dei finanziamenti erogati dal ministero dell'Interno e dalla Prefettura di Reggio Calabria al Comune di Riace, per l'accoglienza dei rifugiati e dei richiedenti asilo politico.
Aggressioni a candidati M5s
"Tre aggressioni a candidati ed esponenti del Movimento 5 Stelle nel giro di pochi giorni. Tre episodi di violenza, in un clima insostenibile", scrive il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. "La nostra deputata Iolanda Di Stasio aggredita e inseguita ad Afragola, il candidato del Movimento al consiglio comunale di Nardò Tiziano De Pirro attaccato fisicamente durante il comizio di chiusura. Nei giorni scorsi, a San Nicandro Garganico, la sede del nostro candidato sindaco Matteo Vocale imbrattata in modo indecente. Davanti a certi fatti non possiamo restare in silenzio", nota.
"Oltre alla massima solidarietà alle vittime di questi episodi, occorre una condanna ferma e senza esitazioni da parte di tutte le forze politiche. Andiamo avanti ragazzi. I valori, le idee e i progetti del Movimento saranno sempre più forti di ogni gesto violento e vigliacco di questo tipo. Coraggio", conclude. E il leader del Movimento, Giuseppe Conte, aggiunge: "La politica è confronto e non dovrebbe mai essere inquinata da atti di violenza. Quanto accaduto ieri a Nardò e ad Afragola è gravissimo".
FdI e l'ira di Giorgia Meloni
Ira di Giorgia Meloni alla vigilia del voto per le amministrative che coinvolge anche le città metropolitane dove si gioca il tutto per tutto fra destra e sinistra. Al centro della protesta del leader di Fratelli d'Italia lo scandalo sollevato da un'inchiesta giornalistica che ha portato la procura di Milano ad aprire un fascicolo con le ipotesi di finanziamento illecito ai partiti sulla campagna elettorale per le elezioni di Milano, e che coinvolgerebbe l'europarlamentare e capodelegazione di FdI Carlo Fidanza. "Tre anni di giornalista infiltrato per mandare 10 minuti di video in onda nell'ultimo giorno di campagna elettorale per fare sì che stesse sulle prime pagine nel giorno di silenzio elettorale è una polpetta avvelenata e in uno stato di diritto non accadrebbe", 'sbotta' Meloni.
"Continuo a chiedere ufficialmente al direttore di Fanpage di fornirmi le 100 ore di girato di cui loro dispongono perché mi interessa molto chiaramente sapere come si comportano amche i miei dirigenti. Ho abbastanza esperienza per sapere che non mi posso fidare ciecamente di ciò che viene tagliato e cucito su un video di 10 minuti", nota.
Infine, i cosidetti 'impresentabili': l'Antimafia ha individuato 10 candidati che non avrebbero i 'titoli' in regola per essere inclusi nelle liste, tra cui Marcello De Vito a Roma e Mimmo Lucano in Calabria, tenendo conto della legge Severino e del codice di autoregolamentazione firmato da tutti i partiti presenti in commissione Antimafia.