AGI - L'Unione europea deve far sentire nel mondo la propria voce ma senza una politica estera, di sicurezza e di difesa è "incompleta". Sergio Mattarella torna a sollecitare un protagonismo europeo in un ambito strategico in cui spesso le divisioni hanno mostrato una Ue gigante d'argilla rispetto alle altre potenze, proprio nel giorno in cui la presidente della Commissione Ursula Von der Leyen ha proposto "un'Unione europea della difesa" che allarghi la cooperazione anche nel campo dell'intelligence.
Il Presidente della Repubblica presiede il suo ultimo vertice di Arraiolos, di cui fanno parte 15 Capi di Stato non esecutivi europei, dal tedesco Frank-Walter Steinmeier all'irlandese Michael D. Higgins fino all'ungherese János Áder e registra una buona apertura su un tema che la crisi afghana ha decisamente surriscaldato. Già due settimane fa, da Ventotene, Mattarella aveva chiesto una riflessione concreta sull'unione delle politiche estere e di difesa dei 27 paesi. Oggi, confortato dalle parole della presidente della Commissione Ue, il Capo dello Stato non ha usato mezzi termini. La Ue senza la colonna diplomatico-militare è "incompleta" mentre "che ha bisogno ineludibile di costruire - e aggiungo rapidamente - una propria autonoma credibilita' nell'ambito delle relazioni internazionali". Serve a divenire protagonisti in un mondo popolato da Stati-potenze e serve a difendere i popoli europei; non a caso ai tradizionali temi della diplomazia e della difesa si aggiunge il tema della sicurezza.
Le immagini da Kabul sono ancora vivide negli occhi dei cittadini europei, la discussione sula gestione dei profughi è solo all'inizio, ma Bruxelles è stata solo spettatrice, ancora una volta, in questo scenario, subendo gli effetti di una crisi decisa altrove. Per il Presidente dunque bisogna "definire quella che è stata chiamata la 'bussola strategica' per fare dell'Europa un attore protagonista e non un comprimario nella comunità internazionale, delineando una prospettiva strategica nell'ambito della cui cornice si inquadra la politica di sicurezza".
Ampliando lo sguardo Mattarella spiega: "Credo che si possa dire che l'Unione non può restare nelle attuali condizioni: o si completa il suo edificio o si rischia che venga meno, con tutto ciò che ci ha consegnato, di pace, di diritti, di prosperità".
L'allarme lanciato dal presidente è concreto, non una minaccia retorica: "Ci troviamo a un punto di svolta molto importante per la Ue", bisogna "completare tanti cantieri aperti nella nostra integrazione", "lo dobbiamo alle nuove generazioni". I cittadini, che hanno visto una risposta efficace durante la pandemia, attendono nuove prove concrete dall'Unione ed è il momento di "colmare questo divario tra le attese e la risposta che la Ue è capace di dare per costruire un futuro nel quale essa sia protagonista e possa parlare autorevolmente, con un’identità precisa. Credo che questo serva alla causa della pace internazionale e alla tutela degli interessi dei popoli dell’Unione europea".
E se non si vuole che l'edificio europeo crolli, serve in tempi rapidi "la definizione di una politica estera comune e lo sviluppo congiunto di capacità nel settore di sicurezza e difesa". Ovviamente, ha spiegato Mattarella per vincere eventuali timidezze degli alleati, "anche in questa visione, l'Unione si pone in piena complementarietà con la Nato". "Accrescere le nostre capacità, fare dell'Unione un attore più credibile è importante per l'Europa e lo è anche per gli USA, in un mondo sempre più caratterizzato dal protagonismo di grandi soggetti internazionali. La presenza efficace dell'Ue rafforza il rapporto transatlantico anche nel dialogo con gli altri interlocutori" ha assicurato il presidente di cui è noto non solo l'europeismo ma anche l'atlantismo.
Più in generale Mattarella, che tutti i presidenti, a cominciare dal tedesco Steinmeier, hanno ringraziato per "la sua leadership, la saggezza e l'impegno incessante per l'Ue e per il benessere dei cittadini europei", ha ribadito l'importanza di un approccio multilaterale in un mondo sempre più multipolare. Nessuno si salva da solo, è stato il mantra del presidente nei sei anni e mezzo del suo mandato. Ma ora serve un impegno attivo: "l’Europa deve adoperarsi per disinnescare la logica competitiva che ha contrassegnato gli ultimi anni". "Autonomia - ha sottolineato - non significa rinchiudersi in se stessi", servono invece dialogo, regole condivise "rispettate da tutti".
Nell'ultimo ventennio il metodo multilaterale ha perso posizioni davanti a una "globalizzazione sempre più veloce" e tocca proprio all'Europa "evitare che il passaggio da un sistema a un altro generi un periodo di pericolosa anomia, di mancanza di regole. La contrapposizione tra Paesi, tra grandi soggetti internazionali, tra aree geografiche, di per sé pericolosa, condurrebbe a una 'corsa al ribasso' degli standard di protezione della libertà, della salute, della condizione dei cittadini. Basta pensare alla tutela dei dati personali, al contrasto ai mutamenti climatici, agli standard alimentari". Per questo serve la voce, unitaria, dell'Europa, "per rafforzare quello spazio di libertà, di sicurezza, di giustizia di cui siamo orgogliosi".