AGI - Dopo giornate di tensione, divisioni, attacchi frontali e voti con le opposizioni, arriva la tregua nella maggioranza. E, 'complice' anche l'apertura del governo ad alcune richieste del partito di Salvini - messe nero su bianco in una serie di ordini del giorno (dalla certificazione verde ai test salivari fino al possibile rinvio delle cartelle esattoriali) - la Lega scioglie la riserva, abbandona la tentazione dell'astensione e vota a favore del primo decreto sul green pass, il provvedimento che ha introdotto dallo scorso 6 agosto l'obbligo del certificato per i ristoranti al chiuso, piscine e palestre, musei, cinema e spettacoli.
Il decreto, che ora passa all'esame del Senato, incassa il via libera della Camera con 259 voti favorevoli, 34 contrari (tra cui il leghista Guido De Martino) e 2 astenuti. Ma spiccano le numerose assenze tra i banchi della maggioranza e, in particolare, di Lega e Forza Italia: solo 45 i deputati leghisti, su un totale di 132, hanno votato a favore. La percentuale dei presenti della Lega è pari al 34%. Dalla Lega, tuttavia, si minimizza, negando che dietro le assenze vi sia un segnale politico.
Sono 27 i voti a favore di Forza Italia su 76 depuati complessivi, per una percentuale di presenze pari al 35%. Nel Pd in 49 votano a favore su un totale di 93 deputati (la percentuale di presenti è del 52,6%), mentre il Movimento 5 stelle risulta essere il gruppo più presente: votano sì in 103 su 159 (percentuale del 64,7%).
Del resto, che nella Lega ci fosse malumore era noto in questi giorni, così come il fatto che non si fosse placata la 'fronda' dei contrari alla certificazione verde. Lo dimostrano anche le stesse parole pronunciate in Aula da Claudio Borghi in dichiarazione di voto (durante la quale non dice mai che la Lega avrebbe votato sì): "Anche con il sacrificio della Lega, tutti ne usciamo meglio, il Parlamento è stato rispettato e la fiducia è stata evitata", spiega, invitando il premier Mario Draghi a "non avere paura dell'Aula". Infine, il leghista rivendica il lavoro sugli emendamenti fatto con FdI e osserva: "E' opportuno che in questi casi ci siano argomenti che vanno oltre le maggioranze di governo momentanee".
La Lega torna così a votare compatta con le altre forze politiche che sostengono il governo, dopo le quattro votazioni sugli emendamenti delle opposizioni in cui si era invece schierata al fianco di FdI contro l'obbligo della certificazione verde (i leghisti si sono astenuti), a sostegno dell'eliminazione dell'obbligo per i ristoranti al chiuso, e a favore dello stop al certificato verde per i minori di 18 anni. Tutte richieste bocciate, ma che hanno lasciato profondi strascichi nella maggioranza, fino ad arrivare a far dire al segretario dem Letta che "il limite è stato ampiamente superato".
A far tornare il sereno (almeno per il momento) è la lunga mediazione portata avanti dal governo sugli ordini del giorno, ma anche sulle nuove estensioni del green pass, con la scelta di procedere step by step: il Cdm approva l'obbligo di vaccino per i lavoratori delle Rsa e l'obbligo del green pass a tutto il personale esterno della scuola. Ma è solo il primo round. Durante la riunione a palazzo Chigi, infatti, Draghi mette in chiaro che a breve ci sarà un intervento più ampio di estensione dell'obbligo del green pass. Per ora al termine del Consiglio dei ministri non si registrano tensioni ufficiali: "Oggi in Cdm voto unanime sull'estensione del green pass", riferisce l'azzurra Mara Carfagna.
Tuttavia nella maggioranza, soprattuto fra le file di Pd e M5s, c'è chi è pronto a scommettere che il clima tornerà a surriscaldarsi: sempre alla Camera è infatti iniziato l'esame in commissione del secondo decreto green pass, che estende l'obbligo del certificato ai trasporti a lunga percorrenza, università e scuole. E già si sono registrate le prime avvisaglie di una futura battaglia. La Lega ha disertato la seduta di ieri preannunciando che il sì al provvedimento non è affatto scontato.