AGI - Nell'Aula di Montecitorio si consuma un nuovo strappo della Lega, che vota a favore di due emendamenti delle opposizioni (Ac e FdI) per eliminare l'obbligo della certificazione verde ai minorenni, ora in vigore dai 12 anni in su.
Entrambe le proposte di modifica vengono bocciate, una a scrutinio palese e la seconda a scrutinio segreto. Ma non è l'unico distinguo leghista, che per il secondo giorno consecutivo spacca la maggioranza: anche sul secondo decreto Green pass, quello che estende l'obbligo del certificato nelle scuole, università e nei trasporti a lunga percorrenza, il partito di Matteo Salvini si muove in difformità dal resto della maggioranza e diserta la seduta della commissione, spiegando che non è scontato il sì dei leghisti al decreto, riferisce la capogruppo dem in commissione Di Giorgi.
La linea "ambigua" e inaffidabile" della Lega fa andare nuovamente su tutte le furie gli alleati di governo: Enrico Letta parla senza esitazioni di "limite ampiamente superato", mentre Giuseppe Conte chiede ai 'lumbard' di "fare chiarezza".
Da Forza Italia si tenta di gettare acqua sul fuoco: "Nessun problema Lega, al momento mi sembra che la maggioranza non abbia problemi, stiamo lavorando tutti insieme", sostiene Mariastella Gelmini. La pensa esattamente all'opposto Leu: "La posizione della Lega sul green pass filo no vax è un problema per la maggioranza che sostiene il governo Draghi", scandisce il capogruppo Federico Fornaro.
"La posizione di Salvini e Meloni contro il green pass e di una parte della sinistra per me è assurda", afferma Matteo Renzi.
Ma Salvini tira dritto, respinge l'accusa di "ambiguita'", garantendo di aver informato chi di dovere sui voti leghisti, e riferisce di aver avuto un colloquio con il premier in cui Mario Draghi gli avrebbe assicurato che il green pass non sarà esteso a tutti i lavoratori, ma solo ad alcune categorie. E di fatti domani si riunirà il Cdm per estendere l'obbligo della certificazione verde ma per ora solo nelle scuole, ai lavoratori delle mense e delle pulizie.
Quanto alle accuse di Pd e M5s, Salvini le rispedisce senza patemi ai mittenti: "Ius soli, ddl Zan e oggi la coltivazione della cannabis in casa. Se queste sono le priorità di Pd e 5 Stelle al governo, l'Italia ha un problema", afferma, riferendosi all'ulteriore distinguo registrato oggi in commissione Giustizia sulla cannabis. Ma questa volta al fianco della Lega e con FdI si schierano anche Forza Italia e Coraggio Italia (mentre i renziani si astengono): il centrodestra compatto vota contro l'adozione del testo base, a diffrenza di Pd, pentastellati e Leu che votano a favore.
E di fronte all'insistente richiesta delle altre forze di maggioranza di fare chiarezza e decidere da che parte stare, se al governo o fuori, Salvini replica nuovamente ostentando tranquillità: "La Lega è orgogliosamente al governo.
Intanto procede a rilento l'esame in Aula degli emendamenti, a causa dell'ostruzionismo di FdI, i cui deputati intervengono a raffica su ogni singola proposta di modifica. Nonostante il voto a favore dei leghisti, pero', la maggioranza tiene e boccia tutti gli emendamenti, compresi quelli sui tamponi salivari, altro tema caro ai leghisti. Ma il vero banco di prova saranno gli ordini del giorno: lo spiega lo stesso Claudio Borghi, a cui Salvini ha affidato il 'compito' di illustrare in Aula la linea della Lega: "Rimane la trattativa per ottenere impegni dal governo sugli ordini del giorno", scrive sui social.
La Lega ha presentato una decina di ordini del giorno, in cui torna alla carica sia sul no al green pass per i minori che sulla stessa misura che introduce l'obbligo della certificazione verde. E attende il via libera del governo. C'è poi qualche preoccupazione nella maggioranza per un emendamento di FdI sul rinvio delle cartelle esattoriali (da settembre, seppur gradualmente, sono ripartite le notifiche), sul quale potrebbero convergere sia la Lega che Forza Italia.
Ma i riflettori sono puntati soprattutto sul voto finale, sul quale resta l'incognita: la Lega si asterrà o voterà a favore? Sicuramente, non nascondono diversi big della maggioranza, l'astensione sarebbe un "voto politico, una presa di distanza da un provvedimento del governo". Secondo alcune fonti, qualora arrivi il parere favorevole dell'esecutivo agli odg, i leghisti potrebbero dire si' al decreto. Ma nulla è ancora scontato. La partita, poi, si sposterà sul secondo decreto green pass, dove si preannunciano nuove tensioni.