AGI - È il reddito di cittadinanza la linea Maginot dietro la quale si apprestano a resistere Giuseppe Conte e il M5s. Il leader cinque stelle ne parla in una intervista al Corriere, facendosi forte delle parole del presidente del Consiglio, Mario Draghi. "Condivido in pieno il concetto alla base della misura", diceva il premier prima della pausa estiva.
Resta da capire quale sia l'ampiezza della base a cui Draghi si riferisce. Quanto, cioè, può essere modificato della norma oggi in vigore che il centrodestra, assieme a Italia Viva, vorrebbe debellare perché "disincentiva alla fatica", per dirla con Salvini, e perché "bisogna sudare, ragazzi", copyright di Matteo Renzi.
"Non passeranno"
Dichiarazioni alle quali Conte risponde con un netto "Non passeranno", per poi spiegare: "Resto a quanto ha dichiarato Draghi, che condivide la necessità di questo sistema di protezione. L'iniziativa del centrodestra, spalleggiata da Italia viva, non potrà avere successo, perché il reddito di cittadinanza è un fatto di necessità oltre che di civiltà". E se Salvini fa mea culpa dichiarando che non lo voterebbe una seconda volta, Conte rivendica: "Lo rifarei non una, ma cento volte, l'Italia sul reddito di cittadinanza non può più tornare indietro".
La posizione del Pd
A guardare bene, però, Italia Viva e Lega non sono le uniche forze a voler mettere mano alla norma. Della necessità di modificare il reddito di cittadinanza parla anche il segretario Pd Enrico Letta, sebbene con toni molto meno ultimativi di Renzi e Salvini: "Credo che Draghi sul reddito di cittadinanza abbia detto cose importanti. Ha aperto una discussione che consente di portare miglioramenti e di prendere il buono che c'è stato, perché del buono ce n'è stato e di superare i limiti a oggi riscontrati. Questo è il metodo migliore. Quindi", sottolinea Letta. "Nessuna cancellazione di questo strumento ma, come propone Draghi, noi come il premier crediamo in un suo miglioramento", aggiunge il segretario Pd.
M5s apre a modifiche
Miglioramento, non cancellazione: una posizione davanti alla quale anche i Cinque Stelle si mostrano collaborativi: "C'è la necessità di apportare modifiche nella messa in pratica dello strumento e, per questa ragione", concede Conte dicendosi pronto a favorire la costituzione di "un tavolo che monitori la sua efficacia, rafforzi i controlli per evitare abusi e favorisca il dispiegamento di tutti i vantaggi per gli imprenditori collegati alle assunzioni".
Conte contro Salvini
Le polemiche fra i partiti di maggioranza, tuttavia, non si fermano al reddito anche perché nell'intervista l'ex presidente del Consiglio attacca duramente Salvini per la sua posizione sui due temi della sicurezza e dei migranti. "Quando Salvini era un mio ministro", ricorda Conte, "cercai di fargli capire che un problema così complesso", come quello della gestione dei flussi di migranti, "non si affronta con la demagogia, facendo la voce grossa in televisione. Gli chisi, senza successo, di migliorare il sistema dei rimpatri, ma non ci riuscì pur avendo i pieni poteri di ministro". Parole che scatenano il fuoco da parte delle matterie nemiche, ma non solo.
Renzi contro Conte
"Le parole di Giuseppe Conte, ovvero del premier che fece i decreti sicurezza, più che un giusto attacco a Salvini, sono una durissima autocritica. Bene, era ora. Spero che vi sia un conseguente cambio di linea del M5s, che su questi temi è rimasto fin qui troppo legato a quelle scelte sbagliate", scrive sui sociale il deputato Pd, Matteo Orfini. Più netto Matteo Renzi che, pubblicando una fotografia di Salvini e Conte che brandisco i cartelli con scritto "#decretoSalvini", spiega: "Giuseppe Conte ha detto una cosa giusta, molto giusta. Rimane solo da capire chi sia quella persona entusiasta accanto a Matteo Salvini, mentre presenta quel vergognoso decreto. Ma, anziché fare proclami, perché Conte - più semplicemente - non chiede scusa?".