AGI - Migranti, Ius soli, dimissioni di Durigon. La 'battaglia' di agosto si combatte su tre fronti. La maggioranza si confronta con toni tutt'altro che distesi anche sul green pass, in attesa di settembre quanto il Parlamento esaminerà i decreti varati nei giorni scorsi dall'esecutivo. Il tema degli sbarchi e quello della concessione della cittadinanza italiana restano al centro dello scontro a distanza tra Matteo Salvini, Luciana Lamorgese e Enrico Letta, e la 'grana' Durigon, con la richiesta di dimissioni al sottosegretario all'Economia giunta a gran voce da Pd, M5s e Leu, dopo la proposta di intitolare il parco di Latina dedicato a Falcone e Borsellino al fratello di Mussolini, rappresenta la terza 'scottatura estiva' per i partiti che sostengono il governo.
Il leader della Lega, che ieri aveva sferrato un duro attacco al ministro dell'Interno 'reo', a suo dire, di non fare bene il suo mestiere, oggi sulla Stampa rincara la dose di critiche e ricorda che "dall'inizio dell'anno a ieri abbiamo contato 31.853" sbarchi "contro i 14.935 dello stesso periodo di un anno fa e i 4.120 del 2019 (con la Lega al ministero)". Ricorda anche l'approvazione dei decreti sicurezza (Lamorgese, sostiene, li ha modificati "in peggio") che prevedevano "la possibilità di vietare l'ingresso nelle acque territoriali. Avevamo cancellato l'assurdità dei permessi cosiddetti umanitari. Incrementato la possibilità di tenere i clandestini nei centri permanenti per i rimpatri, in attesa di espulsione. Tagliato i costi dell'accoglienza. Chiuso i mega centri come il Cara di Mineo e altre vergogne sparse per l'Italia. Avevamo confermato gli accordi con la Libia", elenca ancora l'ex ministro.
Il Pd replica con Lia Quartapelle, responsabile Europa, affari internazionali e cooperazione allo sviluppo. "Ma davvero - chiede - la Lega pensa di risolvere il problema delle migrazioni attaccando Lamorgese? Le migrazioni sono centrali per il futuro dell’Italia. Serve integrazione, lotta all’illegalità, ingressi legali, programmati e sicuri. Un’agenda che richiede unità nazionale e poca ideologia”.
Sul terreno dello scontro c'è anche il tema dei controlli sul green pass. Le regole sul lasciapassare, riconosce Matteo Renzi, “purtroppo non sono ancora chiarissime” ma “c’è tanta buona volontà da parte di molti” e vedo anche esercenti “che assumono persone per controllare il Qr code. Spero che nelle prossime ore si faccia finalmente chiarezza perché non possiamo dare ai ristoratori anche l’onere di fare da ‘agente di polizia’”.
Salvini, ieri, si era schierato contro Lamorgese anche su questo punto. "Il ministro dell'Interno - aveva affermato - dovrebbe garantire la sicurezza in tutto il Paese dentro e fuori dal ristorante. Mi sembra che abbia le idee molto confuse e rischia di far danno perché non puoi trasformare baristi e pizzaioli in bersaglieri o carabinieri. Se facesse meglio il suo lavoro sarebbe meglio per tutti". Parole che hanno scatenato la reazione del Pd che ha espresso solidarietà a Lamorgese con il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, e con il segretario, Enrico Letta, che ha rilanciato sulla questione della legge di cittadinanza e proposto per il prossimo autunno l'apertura di un tavolo di discussione per "dare una risposta a questi ragazzi e a queste ragazze che sono italiani a tutti gli effetti".
Il segretario del Pd, che sin dalla sua elezione alla guida del partito ha inserito lo ius soli tra le battaglie prioritarie, si è detto convinto che una legge sulla cittadinanza "si possa fare tutti insieme. Ma rifiuto il ragionamento, intollerabile, di rispondere a questa affermazione con 'si lasci perdere questo, si pensi agli sbarchi'. Accostare queste due vicende è un fatto intollerabile e insopportabile. Penso sia fondamentale gestire i flussi, assieme all'Europa. Ma questo non ha nulla a che fare con la legge di cittadinanza".
Lo Ius soli, per la lega, rappresenta la "ciliegina sulla torta" degli errori del centrosinistra, insiste ancora Salvini sulla Stampa: "Un altro messaggio che darà linfa agli scafisti". E dall'opposizione, infine, si registra la chiusura netta di Fratelli d'Italia: "Non esiste alcun margine di trattativa su questa proposta insensata e puramente ideologica, che nulla ha a che fare con i reali problemi dell'Italia e degli italiani", ha tagliato corto Giorgia Meloni.