AGI - Il messaggio è duplice: chi pensava a un Presidente dimezzato dal semestre bianco si dovrà ricredere e chi pensava di poter usare questi sei mesi per indebolire Draghi ha fatto male i conti.
Sergio Mattarella firma il dl sostegni bis ma lo accompagna con una reprimenda al Parlamento che ha gonfiato il testo con 393 commi aggiuntivi, spesso a dir poco fantasiosi. L’emergenza Covid, per fronteggiare la quale era stato varato l’ennesimo decreto, per il Presidente non può giustificare che si deragli dal dettato costituzionale: “La consapevolezza della straordinarietà e della gravità del momento che il Paese sta attraversando per le conseguenze economiche e sociali dell’emergenza pandemica, tutt’ora in corso, nonché della necessità di attuare speditamente il programma di investimenti e riforme concordato in sede europea non può affievolire il dovere di richiamare al rispetto delle norme della Costituzione”.
Certo, scrive il Presidente con una leggera tirata d’orecchie anche all’esecutivo, “un ricorso più razionale e disciplinato alla decretazione d’urgenza” è nell’interesse di una “ordinata ed efficiente regolamentazione dell’emergenza in corso, della ripresa economica e delle riforme”. Ma il vulnus maggiore è stato inferto dalle Camere che hanno stravolto il testo originario, con aggiunte che superano di molto il contrasto dell’emergenza. E il Presidente cita a mo’ di esempio commi non proprio necessari e urgenti, a partire da quello sui “treni storici della Fondazione FS Italiane”.
Mattarella ricorda di aver già chiesto che i provvedimenti non fossero omnibus, l’11 settembre 2020, e che tale richiamo è già giunto dalla Corte Costituzionale e in ultimo dal suo predecessore Giorgio Napolitano. Un malcostume con “effetti difficilmente sostenibili” che causa “complicazioni per la vita dei cittadini e delle imprese nonché una crescita non ordinata e poco efficiente della spesa pubblica”, fa notare il Presidente a una settimana dalla presentazione di un provvedimento cruciale, quella riforma della giustizia chiestaci dall’Europa come condizione per erogare i fondi del Pnrr e su cui Mario Draghi ha autorizzato ieri la fiducia. Su quel testo, ha detto ieri il premier, si accettano modifiche tecniche ma non stravolgimenti. Sui testi del governo, ha detto oggi il Capo dello Stato, non si può introdurre qualunque norma si voglia.
Un messaggio molto chiaro
Ma soprattutto, al termine dell'intervento, il Presidente lancia un messaggio ben chiaro: certo dal 3 agosto il potere di scioglimento anticipato delle Camere viene meno, ma gli altri poteri, a cominciare da quella di rinvio alle Camere di una legge, restano tutti, intatti, e saranno usati. “Per quanto riguarda le mie responsabilità – annuncia Mattarella - valuterò l’eventuale ricorso alla facoltà prevista dall’articolo 74 della Costituzione nei confronti di leggi di conversione di decreti-legge caratterizzati da gravi anomalie che mi venissero sottoposte”. Il Capo dello Stato festeggia oggi i suoi ottanta anni e si avvicina al semestre bianco facendo capire a tutti che il suo ruolo non è dimezzato e che resterà nel pieno delle sue funzioni fino all’ultimo giorno del settennato, come prevede la Costituzione.
I partiti si allineano al richiamo del Presidente e assicurano che nessuno ha intenzione di far traballare il governo. Enrico Letta è chiaro: “Il governo non scricchiola” e sulla riforma della giustizia si dice “fiducioso”. “Se i grillini la smettessero una volta per tutte di fare tira e molla, noi siamo al governo, ci rimaniamo per aiutare chi soffre, tagliare tasse, accelerare i processi, riformare la pubblica amministrazione e per l’Italia moderna, veloce, efficiente” assicura Matteo Salvini.
E Giuseppe Conte annuncia che "si sta lavorando" a una mediazione sulla giustizia. Alla fine della prossima settimana il 30 luglio, ci sarà il primo, fondamentale, banco di prova della riforma della giustizia, il 3 agosto comincerà il semestre bianco: il Presidente ha messo in sicurezza i prossimi mesi, tocca ora ai partiti interpretare questo passaggio.