AGI – Non è solo il nodo del ddl Zan a far fibrillare la maggioranza, con possibili ricadute sull’azione di governo, con il segretario Letta che già aveva sottolineato il timore dell’instabilità.
Sul tavolo dell’esecutivo ci sono anche altri due dossier delicati. Quello sulla Rai, con i partiti che hanno votato per lo slittamento in Parlamento del voto sui consiglieri al 14 luglio (contraria Italia viva). E’ stato il Movimento 5 stelle ad avanzare la richiesta. Manca l’intesa in M5s, i 'big' – riferisce una fonte parlamentare del Movimento – avevano idee diverse, tre le candidature promosse ma nessuna unità d’intenti sul nome da proporre, si cercherà l’accordo in attesa che si definisca il lavoro dei 'saggi' sullo statuto.
Accelerazione sulla Rai
Il premier Draghi, spiegano fonti parlamentari della maggioranza, avrebbe chiesto che non si perda eccessivo tempo, la sua intenzione sarebbe quella di portare il dossier Rai in Cdm subito dopo il 12 luglio, la data fissata per la convocazione dell’assemblea degli azionisti per approvare il bilancio, senza quindi che ci siano ulteriori ritardi. Le forze politiche della maggioranza puntano ad avere voce in capitolo sulla figura del presidente (necessario il voto del consiglio di amministrazione e dei due terzi della Vigilanza).
Ma nei prossimi giorni il dibattito sarà incentrato soprattutto sulla riforma del processo penale. Il ministro della Giustizia Cartabia ha completato il suo giro di incontri tra le forze della maggioranza. Il primo vertice tra la commissione ministeriale che ha lavorato alla riforma del processo penale, guidata dal presidente emerito della Corte Costituzionale Lattanzi, e i capigruppo di maggioranza della commissione Giustizia della Camera si è tenuto il 10 maggio. Poi ci sono state altre riunioni separate per trovare un equilibrio tra le varie posizioni.
Una mediazione sulla prescrizione
L’orientamento emerso, riferiscono fonti parlamentari, sarebbe quello di andare verso una soluzione di mediazione sulla prescrizione rispetto alle due ipotesi caldeggiate dai gruppi di studio presieduto da Lattanzi. Una soluzione che però non sarebbe gradita al Movimento 5 stelle.
Secondo l’opzione A la prescrizione rimane sospesa per massimo due anni dalla sentenza di condanna di primo grado, e per massimo un anno dalla sentenza di appello che conferma la condanna di primo grado. Se la pubblicazione della sentenza di secondo grado o di legittimità non interviene entro il termine biennale o annuale, la prescrizione riprende a decorrere e il periodo di sospensione intercorso è computato ai fini della prescrizione. Con la seconda ipotesi si punta invece a interrompere la prescrizione con l’inizio dell’azione penale (quando cioè il pubblico ministero richiede al giudice di procedere) e non con l’inizio delle indagini come avviene ora. Prevede anche che scatti l’improcedibilità se si superano determinati limiti temporali in ogni fase del processo: se i processi non si dovessero cioè concludere entro tempi prestabiliti (4 anni in primo grado, 3 in appello e 2 in Cassazione) interverrebbe l’improcedibilità, dunque complessivamente dopo nove anni. La prescrizione sarebbe quindi determinata dalla durata del processo, e non più dal tipo di reato.
L’orientamento è quello di andare in direzione della prescrizione ‘processuale’ con delle modifiche. Se non si completa l’appello entro due o tre anni (un anno per la Cassazione) si annullerebbe il processo, è una delle ipotesi che potreebbe approdare sul tavolo del Cdm.
Mentre il Movimento 5 stelle, pur aprendo la porta del dialogo, chiede che ci sia una sintesi che comunque ricalchi il testo Bonafede. Il clima nella maggioranza sul tema della giustizia resta ‘caldo’, anche se i pentastellati hanno ribadito più volte la volontà di confrontarsi. Ma il cambio della prescrizione, così come ventilato dal dicastero di via Arenula, farà alzare di nuovo la temperatura nei gruppi parlamentari M5s. Con i pentastellati che avrebbero sottolineato il proprio malessere, soddisfatti invece Pd e centrodestra.
La cabina di regia
Attesa per la cabina di regia del governo prima che gli emendamenti predisposti sulla base delle proposte del ministero alla riforma del processo penale vadano in Consiglio dei ministri. La riunione di governo è prevista per giovedì. Secondo un 'big' M5s se non si dovesse arrivare ad una mediazione i ministri pentastellati potrebbero anche non dare l’ok in Cdm, ma il confronto è ancora in corso. "E' chiaro - osserva un deputato 5 stelle - che sul fronte della giustizia rischiamo di contare poco in questo momento di divisione all'interno del Movimento".
Intanto è slittato di una settimana l'esame della riforma del processo civile in commissione Giustizia del Senato mentre alla Camera è stato adottato il testo base sul fine vita.
Il Movimento 5 Stelle - riferiscono fonti parlamentari - ha chiesto di poter visionare il pacchetto degli emendamenti che il ministro della giustizia porterà in Consiglio dei ministri giovedì sulla riforma del processo penale. "Non conosciamo il testo", spiega un big M5s non nascondendo il malessere dei pentastellati. Un altro big del Movimento 5 Stelle sottolinea che in mancanza di un accordo sul testo riguardante la riforma della prescrizione si chiederà ai ministri M5s di puntare sul rinvio del voto in Cdm o di votare contro.