AGI - Il garante del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo, è arrivato a Roma per incontrare l’ambasciatore cinese, Li Junhua, ma senza il leader in pectore del M5S 2.0, Giuseppe Conte. Grillo è arrivato nella sede diplomatica intorno alle 18.30: è stato a colloquio per oltre tre ore ed è uscito a bordo di una Micra grigia, celandosi ai cronisti. La visita ha immediatamente innescato polemiche nel giorno di apertura del G7 in Cornovaglia, al quale partecipa il premier Mario Draghi e che non annovera tra i suoi membri la Cina, anche oggi molto critica con il format, che definisce “un piccolo circolo” e “un esempio di politica di gruppo”, a cui Pechino si oppone.
Da parte sua, intanto, l’ex presidente del Consiglio ha smorzato i toni, parlando di “polemiche del tutto pretestuose”. "Per impegni e motivi personali, non ho potuto essere presente all'incontro con l'ambasciatore cinese", ha spiegato Conte, ricordando di aver "incontrato già nelle scorse settimane vari ambasciatori e leader politici stranieri" e precisando di averlo fatto "quale ex presidente del Consiglio e leader in pectore del Movimento 5 stelle". "L'ho fatto e continuerò a farlo anche nelle prossime settimane, incontrando leader e ambasciatori di tutti i continenti. Ho già preannunciato che il neo Movimento avrà un respiro marcatamente internazionale. Faremo in modo che l'esperienza che ho maturato a livello internazionale sia un valore aggiunto per un Movimento che intende rinnovarsi profondamente", è il pensiero dell’ex premier. "D'altronde le sfide più complesse che la politica deve affrontare hanno una dimensione globale e programmare un'azione meramente domestica significa pregiudicarsi la possibilità di un'azione politica veramente efficace. Le polemiche sollevate in queste ore - conclude - sono del tutto pretestuose".
Il rapporto tra M5S e la Cina è da tempo sotto i riflettori. La presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, ha oggi definito i pentastellati “la quinta colonna del regime cinese in Italia”. Nel 2019, con Conte a Palazzo Chigi, l’Italia aveva aderito, tra molte polemiche, all’iniziativa di sviluppo infrastrutturale euro-asiatica Belt and Road, la Nuova Via della Seta, lanciata dal presidente cinese, Xi Jinping, e vista con sospetto dagli Stati Uniti allora guidati da Donald Trump.