AGI - Matteo Salvini incontra Mario Draghi e va avanti con il progetto di federazione di centrodestra. Anche se l'operazione politica del segretario leghista rischia di incagliarsi sulle perplessità di parte di Forza Italia, che dice 'no' a "blitz" improvvisati e chiede quantomeno una maggiore condivisione. La richiesta è avanzata espressamente dalla ministra per il Sud Mara Carfagna, tra le azzurre più critiche insieme alla collega Mariastella Gelmini. Una necessità che troverebbe eco anche in parte della Lega.
Il capo della Lega non ha toccato l'argomento nel faccia a faccia di un'ora e mezza avuto con Mario Draghi. Il focus del colloquio con il presidente del Consiglio è stato sulle riforme, sulla ripresa economica in atto, sul tema delle riaperture e soprattutto sulla necessità di imprimere un’accelerazione sul programma, per far sì che il Paese intercetti il treno della crescita post-pandemia. Si è registrata una sintonia che viene sottolineata non solo dal leader del partito di via Bellerio ma anche dal premier.
Salvini e Draghi hanno parlato di crescita, turismo, immigrazione, ma anche di fisco, concordando - viene riferito da fonti leghiste - sulla necessità di una riforma complessiva, non fatta 'a pezzetti'. Il capo della Lega ha tenuto poi a spiegare al premier il senso dei quesiti referendari sulla giustizia promossi insieme al partito Radicale, ribadendo il suo totale appoggio al lavoro del Parlamento e di Marta Cartabia.
Per quanto riguarda, invece, gli equilibri del centrodestra è tutta un’altra questione. Salvini non ha intenzione di frenare sulla federazione e anche Silvio Berlusconi ambisce a costruire un ‘rassemblement’ del 30% e oltre, con il sogno di giocarsi la partita del Colle. “Berlusconi – spiega chi gli ha parlato – non può certamente concludere la sua storia con un partito sotto le due cifre. L’idea della federazione è la sua, non è possibile che ognuno guardi al proprio orticello. Berlusconi presidente della federazione avrebbe molto più peso dello stesso Salvini”.
Ragionamenti dei fedelissimi che però si scontrano con i tanti dubbi dei dirigenti azzurri. Non sono solo le ministre che frenano. Anche il piano dei gruppi unici riscontra delle difficoltà di percorso.
I partiti dovrebbero rinunciare ai segretari d’Aula, potrebbero essere ridiscussi i vicepresidenti delle Commissioni, insomma aumenterebbero i mal di pancia, è una delle motivazioni di chi, pur condividendo l’orizzonte ipotizzato da Salvini e Berlusconi, non nasconde le tante difficoltà. L’exit strategy potrebbe essere quella di un coordinamento.
C’è fibrillazione in FI, anche per ‘l’acquisto’ dell’ex M5s De Vito passato con gli azzurri. Non è escluso che pure la riunione del gruppo della Camera salti, come è saltata quella con i coordinatori regionali. “La federazione serve solo a far rieleggere una ventina di parlamentari vicini a Berlusconi”, allarga le braccia uno dei malpancisti.
Ma perplessità sul progetto della federazione ci sono anche nella Lega, legate anche alla prospettiva di ‘condividere’ le liste con esponenti di altri partiti proprio nel momento in cui arriverà il taglio dei parlamentari.
"Tutti i parlamentari della Lega con cui ho parlato sono d'accordo", scandisce Salvini. Ma diversi dirigenti leghisti, a microfoni spenti, lamentano di essere stati tenuti all'oscuro del progetto. "Non possiamo dire cosa pensiamo della proposta perché non ne sappiamo nulla", si sfoga un dirigente di peso. "Poi ci aspetteremmo che una tale operazione politica passi quantomeno da un congresso, come fu per la svolta nazionalista e la cancellazione di Nord dal nome", aggiunge.
La linea Giorgetti
Una schiarita potrebbe arrivare mercoledì al vertice del centrodestra di governo. Solo successivamente, probabilmente il giorno dopo, dovrebbe esserci la riunione per l’individuazione dei candidati alle amministrative, allargata quindi anche a Giorgia Meloni.
A Roma, il nome di Enrico Michetti è quello in pole ma da Fratelli d’Italia si ribadisce che è un candidato civico, è sbagliato intestarlo al partito o a Meloni. I leader della coalizione puntano a chiudere in settimana, ma restano i 'distinguo'.
“Noi – spiega un esponente di FdI – non ci impuntiamo su Milano, Bologna e Napoli ma su Roma FI e Lega non possono giocare a perdere, sembra che vogliano andare da soli”.
Alla fine si dovrebbe chiudere comunque sull’avvocato romano ma ad agitare le acque dell’alleanza è anche l’accelerazione sulla federazione da parte di Salvini. “A meno che non vinca la linea di Giorgetti dell’adesione della Lega nel Ppe come fa Salvini a far coincidere le posizioni di FI con quelle della Le Pen?”, è uno dei ‘refrain’ di chi nel centrodestra frena sul progetto del leader del partito di via Bellerio.