AGI - "Anima e cacciavite" per stringere i bulloni del governo e traguardare la meta della scadenza naturale della legislatura. Enrico Letta utilizza l'immagine scelta come titolo del suo ultimo libro per parlare della fase che il paese sta vivendo e, dice, al momento il cacciavite buono ce l'ha in mano il premier Mario Draghi. Lo dimostrano, spiega il segretario, i risultati ottenuti dal governo con il decreto semplificazioni, che ha recepito diverse proposte del Pd, dallo stop al massimo ribasso alle norme sui subappalti, passando per la clausola per l'assunzione da parte delle ditte appaltanti di non meno del 30% di donne e giovani under 36. Così Letta può ribadire, una volta di più, che "il governo Draghi è il governo del Partito Democratico".
Parole che arrivano al termine di una settimana delicata per i rapporti fra le forze di maggioranza, culminata per il leader dem con l'incontro a Palazzo Chigi dove è stato ricevuto dal premier. Un vertice "lungo e cordiale", è stato definito, in cui è stata ribadita la "piena sintonia" fra Letta e Draghi e, soprattutto, sono state spazzate via le voci che parlavano di una raffreddamento dei rapporti fra i due, conseguenza anche della presa di posizione di Letta sulla tassa di successione. Niente di tutto questo. Tant'è che Letta torna sulla proposta sottolineando come anche il presidente americano Joe Biden abbia chiesto all'1% degli americano più ricchi di dare una mano a chi sta peggio: "Redistribuzione a favore dei redditi bassi, premiare la fedeltà fiscale, sostenere le piccole e medie imprese". Sono i pilastri della proposta del Pd sul fisco: "Una redistribuzione", dice Letta, "che parta dal modello Biden. A Cleveland ha fatto un discorso in cui ha chiesto all'1% più ricco del Paese ad aiutare il resto del paese. Io mi sto ispirando a quel modello".
Ulteriore prova che nelle intenzioni del segretario Pd c'è tutto fuorché mettere in difficoltà il governo sta nella risposta che il segretario da sulla legge elettorale. Un tema divisivo, capace di mettere in crisi anche la maggioranza più solida e che, per questo, il segretario rinvia a un altro momento: "Non è il momento di concentrare l'attenzione del Parlamento su questo argomento, altrimenti daremmo l'impressione al Paese che la politica si occupa della politica. Ora bisogna concentrarsi sulle riforme per la ripartenza, ci sarà tempo di parlarne piu' avanti", sottolinea. Il tema delle riforme istituzionali era stato trattato ieri dallo stesso Letta nel corso di una intervista in cui spiegava di non voler entrare "nei tecnicismi", ma diagnosticava la "malattia democratica" dal sintomo delle "liste bloccate e i criteri di cooptazione e fedeltà. Il cittadino arbitro, per dirla con Roberto Ruffilli, e' stato espropriato, non decide ne' i governi ne' i parlamentari".
Per Letta le riforme urgenti - e anche quelle su cui la maggioranza può arrivare più facilmente a meta - sono altre, a cominciare da quella della giustizia. In questo senso, le scuse di Luigi Di Maio sul caso Uggetti possono rappresentare una svolta: "Credo che quello di Di Maio sia stato un gesto molto importante, l'ho apprezzato. La riforma della giustizia è fondamentale, la ministra Cartabia ha impostato le cose nel modo giusto, credo che dobbiamo aiutarla", afferma: "Rendere migliori le forme di autogoverno non vuol dire minare l'indipendenza della magistratura, ma rafforzarla. E poi lavorare sui tempi della giustizia".
Riforme per rafforzare l'azione del governo, oltre che rispondere a quanto chiesto dall'Unione Europea nel recovery Plan. Un obiettivo importante al punto da mettere da parte lo scontro interno e tendere un ramoscello d'ulivo all'alleato-prossimo avversario: "In Salvini ho trovato un volto vero, tutt'altro che finto. In politica si incontrano molte maschere. Ma sappiamo entrambi che abbiamo una responsabilità sulle spalle: aiutare l'Italia ad uscire da questa crisi e far si' che le riforme che dobbiamo fare funzionino. Poi alle elezioni ci divideremo, ma credo che stiamo gestendo con responsabilità questa fase". Basterà per garantire una navigazione tranquilla all'esecutivo da qui al 2023? "Passo passo lo vedremo", osserva Letta: "La scadenza naturale è alla fine della legislatura. In questo momento siamo abituati a dare risposte ed è quello che cerchiamo di fare".