AGI - Una giovane "secchiona" irrompe in un circolo del Fronte della Gioventù (organizzazione giovanile del Msi) della Garbatella all'inizio degli anni Novanta, spinta dalla voglia di impegnarsi in politica dopo essere stata impressionata dalle stragi di Mafia e dall'omicidio di Falcone e Borsellino.
In un'ipotetica trasposizione cinematografica, questa sarebbe la scena delle "sliding doors" di "Io sono Giorgia", il libro scritto dalla leader di FdI, uscito per i tipi di Rizzoli, cui Giorgia Meloni ha affidato allo stesso tempo il proprio sguardo sul passato, sulle ragioni della propria scelta di miltanza a destra, e la proiezione a quello che potrà essere il futuro, immediato e prossimo del suo partito, del conservatorismo internazionale, dell'alleanza di centrodestra e del nostro Paese.
La costruzione di una comunità
Ma dalle oltre 300 pagine di "Io sono Giorgia", nel rimpallo tra la Meloni privata e il personaggio pubblico, è possibile cogliere un filo rosso attraverso cui interpretare scelte personali e politiche: la necessità di costruire una comunità basata su valori come lealtà e solidarietà reciproca, dove scongiurare defezioni traumatiche o tradimenti come quello patito dalla figura paterna, da cui è stata abbandonata poco dopo la nascita. Un'esperienza che, inevitabilmente, forgia un carattere perfezionista, meticoloso, votato alla ricerca dell'accettazione, da cui deriverà anche il successo della leader politica.
I miei prima 40 anni
Ma "Io sono Giorgia" può essere letto anche come un primo bilancio della propria vita, fisiologico e comune a chi ha varcato la soglia dei 40 anni, in cui convive una dose di inevitabile nostalgia e la responsabilità di tracciare il Manifesto della nuova destra europea, alla vigilia di anni in cui molti osservatori internazionali pronosticano un'irresistibile ascesa di Giorgia Meloni al vertice del centrodestra e del governo italiano, con sondaggi sempre più confortanti per FdI e una competition per la leadership con Matteo Salvini che è entrata nel vivo.
L'assenza del padre
Sull'assenza del padre, di fatto fuggito dalle responsabilità familiari poco dopo la sua nascita, sul sacrificio della madre nel portare avanti da sola la famiglia e sul dolore che questa esperienza ha generato, il libro si sofferma molto. Tanto da ritenere lecito chiedere alla diretta interessata se avrebbe barattato un padre affettuoso e presente con una carriera politica meno brillante: "Prima di tutto una premessa - risponde Giorgia Meloni - carriera è un termine che non mi appartiene, perché ho sempre interpretato la politica come una missione, non come il mezzo per arrivare a ricoprire questo o quell'incarico. Certo, l'assenza di mio padre è un vuoto con il quale mi sono dovuta sempre confrontare e con cui dovrò continuare a fare i conti, ma non ho rimpianti e credo sia sbagliato farlo. Per dirla con Eidith Piaf: 'Non, je ne regrette rien'. Se oggi sono la persona che sono - aggiunge - lo devo un po' anche a mio padre. Tutto serve nella vita, anche il dolore. Ognuno di noi e' il prodotto della propria vita e di come ha saputo affrontarla".
Poi c'è la stagione della formazione culturale, in un contesto, quello studentesco e universitario, egemonizzato dalla sinistra e dai suoi riferimenti culturali. Tanto che, nelle pagine del libro, la leader di FdI, citandone non pochi (Guccini, De Andrè, Moretti, per fare degli esempi), sembra puntare a rivendicarne la non esclusività, senza forse concentrarsi su un ipotetico pantheon culturale della destra.
Le differenze con la sinistra
Un'ipotesi, però, che la Meloni respinge decisamente al mittente: "Non è affatto così e i riferimenti culturali della destra sfuggono solo a chi non vuole vederli. Ma tracciare ora un elenco degli intellettuali o dei testi ai quali la destra ha attinto nel corso delle generazioni e in tanti anni di idee e proposte sarebbe impossibile. Non l'ho fatto nemmeno nel libro, perché sarebbe stato per forza di cose incompleto e riduttivo. La differenza tra la destra e la sinistra - spiega - è l'approccio: noi non abbiamo mai avuto testi sacri, ma abbiamo sempre avuto la libertà di leggere qualunque cosa, ascoltare tutta la musica possibile senza paraocchi e pregiudizi. Una cosa che la sinistra non ha mai fatto. Ed è una delle ragioni del suo costante declino e impoverimento intellettuale e culturale, che la porta oggi a non avere intellettuali di riferimento e a doversi aggrappare a rapper, comici, sardine e personaggi del mondo dello spettacolo".
Il secondo figlio che non è arrivato
Su una cosa, invece, non c'è possibilità di equivoco, e cioè la priorità, nella piattaforma programmatica di ogni destra possibile a qualsiasi latitudine, della lotta al calo demografico, e a maggior ragione in Italia, dove i numeri sono allarmanti. Nel ping-pong pubblico-privato, la domanda sulla maternità e sulla possibilità di avere un altro figlio è inevitabile: "Ci ho provato, ma non è arrivato. E mi sento un po' in colpa per non poter regalare a Ginevra quel legame che io ho avuto con mia sorella. Purtroppo, viviamo in una società che ci fa credere di essere giovani per sempre e di poter rinviare sempre le scelte, ma è un inganno. Per questo credo che sarebbe fondamentale sensibilizzare le donne fin da giovani a controllare il proprio stato di fertilità. Il declino demografico è un problema epocale e da sempre il sostegno alla natalità e alla famiglia sono il primo punto del programma di FdI. Ma a differenza di Stati come la Francia, la Polonia o l'Ungheria, in Italia non è mai stato fatto nulla di concreto. Probabilmente - conclude - anche per una resistenza ideologica su tali temi".
Poi c'è la Giorgia che brucia le tappe del cursus honorum e si ritrova leader giovanile, vicepresidente della Camera e ministro nel giro di una manciata di anni, fino alla scelta di restituire una casa alla destra, uscendo dal Pdl non senza scelte dolorose come lo "strappo" da Gianfranco Fini e un confronto ruvido con Silvio Berlusconi, inizialmente convinto del fallimento dell'esperienza FdI. Che invece, a dispetto di un avvio stentato, continua a crescere, tanto da insidiare, nel recinto del centrodestra, gerarchie che sembravano assodate, come la candidatura a premier di Matteo Salvini.
Fratelli d'Italia
E così arriviamo ai giorni nostri e alla competition, col Financial Times che predice un futuro da premier di Giorgia Meloni e il coordinatore di Forza Italia Antonio Tajani che frena su questa ipotesi, ritenendola prematura: "Il libro - spiega - è di oltre 300 pagine ed è un diario del mio percorso e della nascita di Fratelli d'Italia. Ci sono saltuariamente citate alcune differenze tra noi e gli altri partiti di centrodestra. D'altronde, come abbiamo sempre detto tutti e tre, se fossimo stati un'unica cosa, saremmo anche stati un unico partito. Il fatto di avere delle idee e delle differenze tra noi è secondo me motivo di ricchezza del centrodestra, non motivo di frizione".
Su una colpa di Salvini, però, le pagine del libro non si possono equivocare: quella di aver fatto saltare alla leader di FdI, facendo scoppiare repentinamente la crisi di governo, le tanto agognate vacanze estive del 2019, da tempo programmate assieme alla figlia Ginevra e annullate e metà del viaggio aereo per il Messico. In quell'occasione, oltre a passare più tempo con la figlia, Giorgia Meloni era determinata a realizzare uno dei suoi sogni, che ha ben poco di politico: "È da tempo che non faccio più immersioni. Il mio grande sogno sarebbe quello di nuotare insieme allo squalo balena, grandissimo ma inoffensivo. Finora non ci sono mai riuscita ma non demordo".
Domani a Palazzo Chigi
"Su Palazzo Chigi - aggiunge - in realtà, la questione è molto semplice e il centrodestra è sempre stato chiaro su questo. Come avviene fin dai tempi di Berlusconi, Bossi e Fini, l'accordo è che il partito della coalizione che alle elezioni ottiene più voti è quello che esprime il Presidente del Consiglio in caso di vittoria. Presidente della Repubblica permettendo. È giusto che gli altri esponenti del centrodestra si augurino di poter primeggiare e poter esprimere il premier. È anche questa sana competizione tra noi che fa del centrodestra la coalizione più forte in Italia".