AGI - C’è già un provvedimento ad hoc al Senato, ma ora anche alla Camera un gruppo di deputati M5s (tra questi anche il vice ministro Cancelleri e i parlamentari D’orso, Ascari, Penna e Saitta) ha presentato un progetto di legge per chiedere di accelerare ulteriormente i tempi del divorzio dopo l'introduzione nell'ordinamento del divorzio breve, approvato nel 2015. E prevedere anche la possibilità del 'divorzio diretto'.
Il divorzio breve riduce a 6 o 12 mesi (a seconda dei casi) il tempo di separazione necessario per poter poi chiedere il divorzio. La legge in vigore prevede che per le richieste di divorzio “consensuale” (ossia con un accordo dei coniugi davanti al Presidente del Tribunale e deve essere omologato dal giudice) servono 6 mesi, mentre lo scioglimento del matrimonio (ossia in contraddittorio tra le parti, e quindi con una vera e propria causa) con ricorso al giudice necessita di un anno. Si è ridotto il termine del cosiddetto “ripensamento”, cioè l’arco di tempo che deve passare tra la prima udienza della separazione e il giorno in cui ci si può divorziare. Ma durante l'esame l’Aula del Senato, con votazione per alzata di mano, stralciò dal testo la norma sul divorzio diretto (quello cioè senza il passaggio per la separazione).
In Italia al momento non è previsto il divorzio diretto, nemmeno se contenuto in un accordo di negoziazione assistita, la convenzione stipulata in presenza di almeno un avvocato per parte con cui si possono risolvere bonariamente procedimenti per separazione personale. Se il divorzio diretto dovesse entrare in vigore nel nostro Paese, per interrompere il matrimonio non sarebbe dunque più doveroso avviare la procedura burocratica passando prima per lo step della separazione. In questo modo andrebbero quindi ad accorciarsi ulteriormente le tempistiche per l'annullamento del sacro legame nuziale, riducendo sia i 12 mesi previsti per concludere la separazione giudiziale, sia i 6 mesi della separazione consensuale.
“La principale obiezione che ha interferito sulla modifica della legge n. 898 del 1970 era quella secondo la quale l’abbreviazione dei tempi di divorzio avrebbe reso più fragile l’istituto del matrimonio e della famiglia. In realtà sottolineano i deputati della Lega -, i tempi lunghi dello scioglimento del matrimonio alimenterebbero, secondo parte della dottrina, il conflitto più che la riscoperta della solidarietà tra i coniugi. Per questo si ritiene che aver espunto la disciplina del divorzio diretto sia stata, piuttosto, un’occasione mancata. “La necessità di una riforma si presenta oggi anche – si spiega nella premessa della proposta di legge - per dare risposta ad alcune problematiche e distorsioni sorte proprio con l’introduzione del divorzio breve”. Per i parlamentari M5s che hanno sottoscritto la pdl i coniugi devono poter scegliere se optare per la separazione, consensuale o giudiziale, nel rispetto di proprie intime convinzioni, anche religiose, in ordine all’indissolubilità del matrimonio o per darsi un certo tempo per verificare l’effettiva irreversibilità della crisi familiare, o intraprendere direttamente la strada dello scioglimento del vincolo o della cessazione degli effetti civili del matrimonio”.
In particolare, “il divorzio diretto diverrebbe sempre esperibile in base al mero accordo dei coniugi, in assenza di figli di minore età o di figli maggiorenni incapaci o disabili gravi; mentre – aggiungono - diverrebbe esperibile, ma esclusivamente in via giudiziale, su ricorso congiunto ovvero a istanza di un solo coniuge, anche in presenza di prole di minore età o di figli maggiorenni incapaci o disabili gravi, solo ove intervenissero circostanze oggettive tali da impedire il mantenimento o la ricostituzione della comunione spirituale e materiale tra i coniugi o la riconciliazione tra gli stessi ovvero tali da recare grave pregiudizio all’integrità fisica e psichica dell’altro coniuge o della prole”.
Il procedimento di separazione risulta solo “un inutile e soprattutto doloroso impiego di energie, di tempo e di denaro e finirebbe per alimentare la conflittualità”. E dunque “la presente proposta di legge si compone di due articoli. L’articolo 1 introduce – si spiega nella pdl - gli articoli 3-bis e 3-ter della legge n. 898 del 1970, i quali prevedono la possibilità per i coniugi di avvalersi dello strumento del divorzio cosiddetto diretto o immediato, ossia di addivenire direttamente al divorzio in assenza della separazione legale sancita da un provvedimento giurisdizionale (ai sensi dell’articolo 3, numero 2), lettera b), della stessa legge), in presenza delle seguenti condizioni: a) nella prima ipotesi di cui all’articolo 3-bis, si può ottenere il divorzio immediato a condizione che la domanda di scioglimento sia avanzata da entrambi i coniugi e non vi siano figli minori, figli maggiorenni incapaci o disabili gravi; b) nella seconda ipotesi di cui all’articolo 3-ter, il divorzio immediato si può conseguire, previa domanda congiunta dei coniugi o ricorso di uno dei due, anche in presenza di prole di minore età o di figli maggiorenni incapaci o disabili gravi, ma solo quando, dopo la celebrazione del matrimonio, sono – conclude - intervenute circostanze oggettive tali da impedire il mantenimento o la ricostituzione della comunione spirituale e materiale tra i coniugi o la riconciliazione tra gli stessi ovvero tali da recare grave pregiudizio all’integrità fisica e psichica dell’altro coniuge o della prole”.