AGI - “Il videomessaggio di Mario Draghi si può considerare come la rentrée comunicativa del presidente del Consiglio”, annota su 'La Stampa' Massimiliano Panarari, consulente di comunicazione politica. Perché, “a distanza dalla première del discorso programmatico della fiducia alle Camere, Draghi ha ribadito i pilastri (e l'intonazione) della sua comunicazione per come si era delineata nelle rare occasioni precedenti”, ovvero “il punto di partenza è la sobrietà (di modi, toni, espressioni) considerata come attributo naturale, insieme alla solennità, delle istituzioni – e resa visivamente in modo molto diretto dallo sfondo classico delle riprese, con l'arazzo e le bandiere (italiana e Ue)”.
Specie se confrontata con la “pantagruelica, bulimica e, a tratti, ‘pirotecnica’ comunicazione del precedente esecutivo”. Così, invece, “scarna, essenziale ed effettuale sarà verosimilmente quella dell'odierno, finalizzata a costruire un framing che, in un quadro di larghissime intese (e di potenziali molteplici divergenze), deve anche inevitabilmente procedere ‘per sottrazione’".
Insomma, conclude l’analista dei messaggi, “la grammatica del draghismo comunicativo è infatti, come riconfermato dal messaggio, quella di un governo ‘senza aggettivi’, e che deve agire ed essere quanto più possibile fattivo (‘per tutelare la salute, sostenere chi è in difficoltà, favorire la ripresa economica, accelerare le riforme’)”, ovvero “la comunicazione del pragmatismo, con ‘il pensiero costante diretto a rendere efficace ed efficiente l'azione dell'esecutivo’, una scelta di aggettivazione derivante, in maniera inconfondibile, dalla familiarità con il linguaggio dell'economia”.
Una distanza che Panarari definisce “siderale” dai “vezzi e dai vizi della politica-spettacolo (come l'annuncite)” che “si misura nelle parole – ‘non voglio promettere nulla che non sia veramente realizzabile’ – e nei gesti, molto misurati, fino alla postura statica, se non fosse per il braccio e la mano destra che si muovono per sottolineare alcuni passaggi del discorso”.
Insomma, conclude Panarari, ciò ha evidenziato “un atteggiamento più empatico e partecipe (in termini anche di ipotetica risposta a coloro che lo giudicano troppo ‘algido’), a proposito di un registro comunicativo che vedrà, nel tempo, alcuni cambiamenti (molto contenuti e certamente non ‘snaturanti’ i fondamentali)” perché “l'agire comunicativo di Draghi è di tipo eminentemente linguistico e ispirato alla razionalità”.