Dal suo osservatorio parigino, Enrico Letta segue le vicende del Partito Democratico con un misto di attenzione, preoccupazione e rispetto. Impegnato in una serie di webinar, i contatti con i dirigenti sono molto rari. Eppure il pressing del Pd per strappargli un 'sì' non si ferma e già questo è il segno che la strada che porta alla candidatura a segretario dell'ex premier non è del tutto sbarrata.
Letta, oggi direttore della Scuola di affari internazionali dell'Istituto di studi politici di Parigi, aveva respinto le prime voci che lo volevano in corso, ma qualcosa potrebbe cambiare, assicurano fonti parlamentari dem, visto anche il largo consenso fra i dirigenti che l'idea sta ricevendo. Almeno, questa è la speranza.
Ormai remota sembra invece la possibilità di convincere Nicola Zingaretti a un passo indietro e, scartate queste due possibilità, i rimanenti sembrano essere nomi di "ripiego" che, se eletti, avrebbero necessariamente una scadenza e sarebbero per questo inevitabilmente più deboli, dentro e fuori il partito.
Per Letta si sarebbero già espressi dirigenti di rango come Dario Franceschini e Andrea Orlando. Parallelamente alla ricerca del nome, viene portato avanti il lavoro per l'organizzazione dell'assemblea. Oggi si è riunito un gruppo di lavoro formato dalla presidente del Partito Democratico, Valentina Cuppi, dalle vicepresidenti Debora Serracchiani e Anna Ascani, da Andrea Orlando, Walter Verini, Nicola Oddati, Stefano Vaccari, Caterina Bini, Cecilia D’Elia, Marco Furfaro, Chiara Braga.
"Abbiamo confermato l’Assemblea nazionale del Partito Democratico che si terrà nella giornata di domenica 14 marzo, a partire dalle ore 9.30, in modalità webinar da remoto per l’elezione del segretario nazionale del Pd". Assemblea in un solo giorno, dunque, e non in due come previsto inizialmente.
Questo perchè si dovrà arrivare a quell'appuntamento con una rosa ristretta di nomi che consenta di eleggere subito un segretario "forte e autorevole", come vanno ripetendo tutti i dirigenti dem di prima fascia, che possa guidare il Pd nei prossimi anni, fino al congresso 2023. Questo l'obiettivo della maggioranza del partito. Anche per questa ragione, c'è stato chi fra la maggioranza dem ha avanzato l'idea di tenere un congresso da remoto.
Idea che, tuttavia, si sarebbe fermata davanti alle perplessità del resto della maggioranza e anche dell'opposizione, riferiscono fonti Pd a Palazzo Madama. Chi non si scandalizzerebbe davanti a un rinvio dell'assise dem è il sindaco di Bologna Virginio Merola chiedendo che non siano i "iniziative personali di capi corrente a occuparsi del nome. Serve un luogo di confronto urgente, se necessario anche rinviando la data dell'Assemblea nazionale", sottolinea Merola.
"Credo che la maggioranza che compone l'Assemblea nazionale - conclude il sindaco dem - si debba convocare per discutere non solo di un nome ma di una prospettiva di mandato chiara per chiunque si proporrà alla guida del partito". "Nelle prossime ore convocheremo una riunione con i segretari regionali e delle città metropolitane e con i segretari provinciali del partito", annuncia inoltre Cuppi.
Una riunione, quest'ultima, che si terrà già domani, visto che di tempo non ce ne è molto. Nelle prossime ore sarà inviata la modifica dell’ordine del giorno ai membri dell’Assemblea che sarà: dimissioni del segretario nazionale, adempimenti conseguenti delle dimissioni del segretario nazionale di cui all’articolo 5, comma 4 dello Statuto nazionale del Partito Democratico, ratifica elezione del Tesoriere nazionale.
Le difficoltà logistiche, tuttavia, non sono de tutto risolte. Romane da capire ancora quale sarà il meccanismo per il voto, l'invio di email o qualcosa di più veloce. Anche di questo si discuterà nelle prossime ore.