AGI - La sua voce la farà sentire ufficialmente da mercoledì, con il doppio round per la fiducia in Parlamento. In compenso, se Mario Draghi lavora al suo discorso programmatico (e alla definizione del resto della squadra, dai capi di gabinetto alla composizione del pacchetto vice ministri-sottosegretari) a farsi sentire ci pensano i suoi compagni di viaggio. E anche se non proprio secondo le aspettative degli inizi, improntate a una richiesta di moratoria delle polemiche per concentrarsi, invece, sulla soluzione dei problemi, tutto sommato segnando l'intento da parte della nuova maggioranza di 'cercarsi'. Di trovare, come si dice in questi casi, una 'quadra'.
Le tensioni interne
Resta sullo sfondo il caso sci, con quello stop della stagione giunto 'al novantesimo' che ha riportato allo scoperto le tensioni sulla gestione della pandemia, a cominciare dal ruolo del Cts. Tensioni che ora portano nella nuova maggioranza le istanze di chi fino alla scorsa settimana era all'opposizione. Un primo segnale è arrivato dal colloquio di lunedì alla Camera tra Nicola Zingaretti e Matteo Salvini, in un incontro durato mezz'ora ma che fornisce, appunto, la plastica rappresentazione della nuova geografia creata dal governo Draghi.
Salvini e la distensione
"Questo è il momento di deporre l'ascia di guerra", ha detto Salvini dopo l'attacco della Lega al ministro della Salute, Roberto Speranza, sulla tempistica della comunicazione dello stop allo sci. "Speranza ha vissuto un anno sotto pressione, non lo invidio, cercheremo di sostenerlo da tutti i punti di vista", ha assicurato. "Con un milione di posti di lavoro già saltati, penso che la politica debba usare il tempo per risolvere i problemi", ha aggiunto. "Con Zingaretti abbiamo parlato di lavoro, ci sono 140 crisi aziendali e sono ferme da mesi, il 31 marzo c'è lo sblocco dei licenziamenti: o si interviene per tempo o sarà il caos", ha aggiunto il leader leghista.
La necessità di una maggiore collegialità
Che ci sia da lavorare per serrare le file nella maggioranza è opinione radicata nei rumors interni. La tesi è che serve collegialità nelle decisioni e che pur rispettando le scelte del premier occorre un dialogo preventivo. Già in fase di composizione dell'esecutivo i leader si erano lamentati di una comunicazione tardiva da parte del premier, per scelte condivise con il Colle ma non nei passaggi decisivi con le forze politiche. Nessun dubbio sul sostegno all'esecutivo ma la richiesta resta che il presidente del Consiglio apra un confronto in vista del programma da attuare in Parlamento e anche del lavoro da portare avanti sul 'Recovery'.
Il 'puzzle' dei sottosegretari
Sul tavolo di Draghi, si diceva, c'è il 'puzzle' dei sottosegretari e resta da vedere la reale consistenza dei 'frondisti' M5s: sono 25 i senatori pentastellati orientati a non dire sì alla fiducia. Un consistente gruppo autonomo, se passasse la linea dura e si arrivasse alla scissione.