AGI – “Siamo tutti al buio...”. I partiti che puntano a sostenere il governo Draghi ancora si interrogano su quale sarà la composizione dell’esecutivo. Il primo segnale arrivato dall’ex numero uno della Bce è il sì al ministero della Transizione energetica (poi trasformato in Ecologica): ci sarà l’unione del ministero dell’Ambiente con quello dello Sviluppo, ha annunciato Di Maio (l’altra ipotesi è che all’Ambiente vengano aggiunte delle deleghe ad hoc). A chi verrà destinato ancora non c’è certezza. I pentastellati ci puntano. Il nome in pole è quello di Patuanelli ma, qualora Draghi volesse un governo di ‘discontinuità’, non si esclude che possa andare ad un tecnico (si fa il nome di Giovannini) o ad un ‘big’ M5s, ovvero Di Maio se non venisse confermato alla Farnesina.
Fonti parlamentari M5s riferiscono che anche il premier uscente Conte, qualora il suo nome fosse promosso dal Movimento, non si tirerebbe indietro. Il giurista pugliese ha ribadito il suo appoggio a Draghi, se fosse iscritto voterebbe sì su ‘Rousseau’. Il voto sulla piattaforma si terrà domani. Per dare il via libera – questa la convinzione di chi apre all’esecutivo – all’ex numero uno della Bce. A sbloccare la trattativa è stata anche una telefonata tra Grillo e Draghi. Il primo ha sentito anche Di Maio per concordare la strategia ed eliminare le ultime resistenze.
Al momento la ‘fronda’ del no è composta da una trentina di esponenti pentastellati, ma i ‘possibilisti’ vorrebbero che al premier uscente Conte venisse affidato un ruolo. “Dopo la scena del ‘predellino’ in piazza ha molte meno chances di entrare”, spiega però un altro ‘big’ del Movimento. L’ipotesi è che Draghi sciolga la riserva venerdì e che il giuramento avvenga sabato. Oggi con le parti sociali e con i rappresentanti della società civile non si è sbottonato ma da giorni ha fatto intendere di pensare al ‘modello Ciampi’, ovvero ad un misto di politici e di tecnici.
Difficilmente entreranno i leader, Zingaretti non ha escluso un suo sì ("Zingaretti ministro? Perchè no", dice Orlando, "noi non daremo nomi 'secchi'"), ma il partito del Nazareno non vuole aprire la strada a Salvini in Cdm. E' possibile che domani Draghi faccia un sondaggio con i partiti prima di andare poi al Colle per sciogliere la riserva.
I ministri dem dovrebbero essere due: in questo caso uno andrebbe ad Orlando, l’altro a Franceschini. In questo schema Guerini potrebbe ricoprire il ruolo di vice segretario dem oppure essere indicato – qualora si dovesse riaprire la partita nelle prossime settimane – all’autorità delegata ai Servizi (e per la Difesa è circolato anche il nome del colonnello Gianfranco Paglia, medaglia d'oro al Valor militare). Per FI si parla di Tajani al ministero degli Affari Europei (con Amendola che verrebbe candidato a Napoli), qualora ci dovesse essere un secondo nome si giocherebbe il ‘derby’ tra i due capigruppo, Gelmini e Bernini. Per la Lega si parla del dicastero dell’Agricoltura e di quello degli Affari regionali. Tra i nomi quelli di Molinari e Giorgetti (ma c’è anche l’ipotesi Bongiorno alla P.a). Per Italia viva Renzi punta sull’ex ministro Bellanova (l’alternativa è Rosato), per Leu il nome è quello di Speranza.
Ma restano i dubbi, perché Draghi – sostiene un ‘big’ dell’attuale maggioranza – potrebbe optare, appunto, per un esecutivo di discontinuità. Puntando su dei tecnici per i dicasteri chiave (i nomi che girano sono sempre gli stessi, tra questi Franco, Cartabia, Riechlin, Bianchi, Ruffini e Belloni). Oggi, intanto il Pd ha fatto cadere anche le ultime resistenze sul perimetro. Nel governo ci sarà anche la Lega, anche se Salvini incontrando i deputati ancora avvertiva il pericolo che qualcuno possa rovesciare il tavolo, con Giorgetti più ottimista, “rispondiamo alla chiamata di Mattarella, chi non lo fa se ne assumerà la responsabilità”.
Oggi il ‘Capitano’ leghista ha incontrato Berlusconi. Tra i due c’è sintonia e il Cavaliere ha espresso con il suo ospite (nella villa che fu di Zeffirelli) soddisfazione per la mossa strategica della Lega, anche in chiave europeista. I rapporti con Fratelli d’Italia (che ora potrà rivendicare la presidenza del Copasir che da regolamento va all'opposizione) ora andranno valutati anche sul territorio per le candidature (a Roma si è tornato a parlare di Abodi) alle prossime amministrative, anche se non è chiaro quando si terranno. Ma sia il centrodestra che le altre forze politiche potrebbe dover affrontare anche il tema della legge elettorale.
Draghi ai partiti, riferisce chi lo ha incontrato in questo secondo giro di consultazioni, ha sottolineato che servirà una nuova legge elettorale, dopo il taglio del numero dei parlamentari, ma ha lasciato la partita alle Camere. Il governo non affronterà la materia, ha affermato il premier incaricato. Con il Pd che punta ad una legge di tipo proporzionale per compattarsi con il Movimento 5 stelle mentre Italia viva e altre forze hanno già fatto sapere che “i patti sono saltati”. Anche la Lega punta a rovesciare il tavolo, con la convinzione che FI farà altrettanto. Anche se un ‘big’ lumbard ipotizza per le prossime settimane un patto con gli azzurri per la costruzione di un partito repubblicano. “Altrimenti saranno destinati a confluire da noi”, la tesi.
Con la nascita dell’esecutivo Draghi saranno diversi i temi divisivi, i pentastellati per esempio temono agguati sul tema della giustizia. In ogni caso prima c’è da comporre il ‘puzzle’ dei ministri. E poi anche quello dei vice ministri e dei sottosegretari: per questa seconda partita potrebbero essere avvantaggiati i rosso-gialli, rispetto ai nuovi ‘arrivati’. Tra l’altro occorrerà considerare, sempre nella chiave della composizione del governo, anche il tema della parità di genere. Tenendo conto della necessità di equilibrio tra i 5/6 sottosegretari destinati ai dem almeno tre dovranno essere donne: in questo caso Ascani e D'Elia dovrebbero essere in pole position ma crescono le quotazioni del presidente della Commissione Femminicidi Valente. Così come quello di Manfredi, ministro all'Università uscente. Nel caso di delega allo Sport al Pd potrebbe spuntare fuori l'attuale vertice della Procura Figc, come per esempio il segretario della commissione Antimafia, Di Lello. Le alternative potrebbero essere Petrucci (oggi Federabaket) o Sibilia, senatore berlusconiano.