AGI - "Non ho niente da festeggiare. Sono solo felice di vedere una personalità come Draghi pronta a guidare il Paese". Così il leader di Italia Viva, Matteo Renzi in un'intervista a La Repubblica in cui spiega che il Recovery va riscritto integralmente. "Una buona squadra scrive il Recovery in tre giorni. Quello che è importante è evitare di spendere i soldi in micro-mance come quelle di molte misure della Legge di Bilancio e avere una visione strategica chiara". "A chi mi domanda perchè la crisi rispondo semplice: se dobbiamo spendere 200 miliardi di euro preferisco li spenda Draghi che Conte. Poi il governo Draghi lo fa nascere il Parlamento su indicazione di Mattarella, non il sottoscritto. Io faccio il tifo e voto la fiducia".
"Siamo gli unici che si sono dimessi per un ideale" spiega Renzi. Un momento della trattativa con la maggioranza uscente che ha fatto dire no? "è stato - risponde - quando noi abbiamo tolto dal tavolo tutti gli elementi divisivi, sia sui nomi che sui contenuti, e loro hanno rilanciato su giustizia e Mes. Lì ho capito che era finita". "Forse pensavano che potessero tacitarmi con qualche poltroncina di consolazione. Dopo tanti anni non hanno ancora capito che posso commettere tanti errori, ma se sono convinto di una battaglia vado fino in fondo. Ho detto: guardate che se andate al muro contro muro vi fate male voi. Penso solo che come dicevano i latini "ex malo bonum".
"La linea politica del Pd in questa crisi per me è inspiegabile. Potevano svolgere una funzione di mediazione, di equilibrio, di rilancio. Hanno scelto di appiattirsi sulla posizione "O Conte o voto" spiega Renzi che aggiunge: "Sinceramente oggi la priorità sono i vaccini, il Recovery Plan, il lavoro. Non Goffredo Bettini". Più preoccupato di distruggere il Pd che di guadagnare consenso?. "Quando esco da un posto - aggiunge il leader di Italia Viva - sono abituato a spegnere la luce. Cio' che accade in casa d'altri non mi riguarda più. Dopo di che qualcuno deve spiegare ai dem che non esiste solo il consenso per chi fa politica. Forse non crescerà il livello dei miei sondaggi ma sicuramente con Draghi crescerà il numero degli occupati". Conte sospetta che lei avesse già un accordo sottobanco con Salvini. "Io Salvini l'ho sempre combattuto a viso aperto. E quando combattevo il ministro Salvini, Conte era il premier del governo che firmava i decreti sicurezza. Adesso che si metta a utilizzare Salvini è semplicemente imbarazzante. Per lui". Nel M5S in molti dicono già no al governo Draghi. Che succede se, a causa delle defezioni grilline, non bastano i voti in Parlamento? "Diamo tempo al tempo. E lasciamo lavorare il presidente incaricato. La maggioranza ci sarà".
Nell'esecutivo devono esserci solo ministri tecnici o anche politici? "Non ho la minima idea. Non tocca a me deciderlo. Deciderà Draghi. Io votero' la fiducia sia con ministri solo tecnici che con ministri politici". E Conte nel Governo? "Dopo aver passato un mese a discutere di Conte premier, spero che non perdiamo un altro mese a capire quale ministero chiede" risponde Renzi. Se le chiedono di fare il ministro? "Non sono della partita, sono troppo divisivo". Sulla missione di Draghi infine: "Il Recovery è uno scambio: ci danno soldi se facciamo riforme. Da questo punto di vista la leadership di Draghi è un'assoluta garanzia. E' come se avessimo fatto un'assicurazione sulla vita. Ma sulla vita del Paese. Io ho frequentato i consessi internazionali: nessuno gode della stima di Mario, da Obama a Trump a Biden, dalla Merkel a Macron a Johnson. Ci saranno riforme, altrimenti non arriveranno le risorse europee".
La legislatura deve arrivare all'elezione del nuovo capo dello Stato? E diventa Draghi il naturale candidato? "La legislatura durerà fino al 2023. Quanto al capo dello Stato deciderà il Parlamento tra un anno. Ora preoccupiamoci di dare la fiducia al governo e lasciamolo partire per la sua navigazione". Ora, cacciato Conte, a che punta? "A un Paese che riparte e spende bene i soldi del Recovery: avremo più risorse di quelle che sono arrivate nel dopoguerra con il Piano Marshall. Italia Viva crescerà come punto di riferimento di chi non si allinea all'accordo Pd-M5S-Leu e di chi non vuole morire sovranista. Dal punto di vista personale, invece, voglio rifiatare. Ho vissuto con molto dolore l'aggressione mediatica di queste settimane: l'odio e il pregiudizio non mi avevano mai fatto male come stavolta, devo confessarlo. Ma il fatto che a Palazzo Chigi stia per arrivare Draghi ci rinfranca per tutte le polemiche. Molti finalmente capiscono perchè abbiamo fatto la crisi. Nonostante tutto, sì, ne valeva la pena".