AGI - Non è più 'Conte o morte', e al momento non può esserlo visto che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha incaricato Mario Draghi di formare un esecutivo. Ora il pressing è ben preciso, è affinché ci sia un esecutivo politico, che non sia formato da tecnici e soprattutto che tenga ben presente il programma della maggioranza.
È soprattutto il Movimento 5 stelle a spingere ma la posizione si è comunque ammorbidita rispetto a ieri sera, il no è a un esecutivo che - per usare le parole di un 'big' pentastellato - dalla prossima settimana prenda il Mes e tolga il reddito di cittadinanza. La linea del Movimento 5 stelle resta ostile ad un esecutivo vissuto come espressione dei poteri forti, dell'establishment, per usare le parole di Di Battista e gli input di Beppe Grillo già da ieri sera.
"Un governo tecnico non fa il bene del Paese, abbiamo già dato", ha messo in chiaro il capo politico M5s. Ma anche all'interno del Movimento 5 stelle, riferiscono fonti parlamentari, c'è un fronte ampio che chiede al premier uscente Conte di fare da 'pontiere' tra le diverse posizioni del Movimento, anche se c'è un'ala che è convintamente contraria ad ogni ipotesi di confronto con Draghi.
"Sono convinto che proprio Conte, dopo aver ha servito il paese in un momento difficile, sarà coerentemente il primo e più e convinto sostenitore di Draghi", dice Franceschini raccogliendo in pieno l'appello alla responsabilità da parte del Capo dello Stato.
Bisogna evitare una spaccatura, il 'refrain' di 'big' e vertici pentastellati. Già martedì sera al Senato si era tenuta una riunione in cui è stato chiesto di evitare divisioni. Ma l'ala che guarda con maggior favore all'ex numero uno della Bce si sta facendo sentire. I pentastellati in ogni caso avvertono sui rischi ai quali potrebbe andare incontro qualora scegliesse la strada delle mani libere.
"Per qualunque misura a livello parlamentare si deve sempre o comunque passare da noi", ha sottolineato Crimi. "Noi siamo determinanti anche nel caso in cui dovesse nascere questo governo", ha aggiunto. Non si è ancora decisa la strada da percorrere, c'è chi non esclude che possa essere quella dell'astensione ma tutto dipenderà dalle mosse di Draghi che nel suo primo discorso ha sottolineato la volontà di rivolgersi ai partiti. Un modo per far capire che non intende fare da solo. Ma le forze di maggioranza e opposizione non nascondono i timori per un possibile 'commissariamento' della politica. Nel Pd c'è chi non nasconde una certa irritazione nei confronti di chi non punta ad un sì senza se e senza ma.
"Non ci devono essere degli ostacoli, dobbiamo creare le condizioni per far nascere l'esecutivo", osserva un 'big' dem. L'obiettivo del fronte rosso-giallo sarà quello di ricercare una posizione comune ma "occorrerà - spiega un 'big' dem - che Conte non si metta sulle barricate, portandosi con sé un pezzo del Movimento".
Anche il centrodestra riunito da Salvini punta alla compattezza. No pregiudizi, eventuale sì ad un governo a tempo, ascolteremo le sue proposte: questo, in sintesi, il pensiero del leader della Lega che ribadisce quale sarebbe la strada maestra, ovvero quella del voto.
Una parte di FI punta ad appoggiarlo incondizionatamente, la partita non è chiusa. E stasera Renzi incontrerà i suoi. Ieri mattina in realtà il leader di Iv, raccontano fonti parlamentari, ha tentennato. Per un attimo aveva pensato sul serio di aprire al Conte ter, erano tante le pressioni per cedere. Poi la trattativa è saltata.
Con gli ex alleati che puntano il dito: "Gli abbiamo chiesto quanti ministeri voleva e lui ci ha risposto con un no a Bonafede, Azzolina e Gualtieri", spiega una fonte parlamentare M5s. In realtà da settimane Renzi lavorava alla soluzione Draghi, nei giorni scorsi i contatti si erano intensificati. "Draghi - osserva un 'big' di Iv - era pronto da una settimana".