AGI - E, dunque, le consultazioni. Aperta ufficialmente dalle dimissioni di Giuseppe Conte, la crisi di governo entra nella fase in cui le questioni aleggiate nei rumors e retroscena atterranno altrettanto ufficialmente sul tavolo della 'torre di controllo', il Quirinale. Partono oggi tre giorni di consultazioni per verificare, in tempi brevi, se esiste una maggioranza solida che possa dar vita a un governo coeso.
In una crisi 'al buio', come suol dirsi, sarà il Presidente della Repubblica a verificare con tutti i gruppi parlamentari - compreso quello nuovo di zecca formalizzatosi al Senato, a ora 10 componenti e potenziale 'nocciolo duro' dei responsabili-costruttori - se è possibile raccogliere una maggioranza ampia e assoluta, con numeri solidi insomma, per dare vita a un governo coeso, in base a un programma condiviso e al nome di un premier.
Una situazione tanto delicata che anche la stesura del calendario delle consultazioni ha richiesto ore, per capire, per esempio, se il centrodestra intendesse presentarsi unito o diviso e se fosse nato appunto l'annunciato gruppo di centro autonomo.
Tra oggi - si apre, come d'uso, con i presidenti delle Camere - e venerdì pomeriggio (pausa la mattina, quando Mattarella assisterà all'inaugurazione in Cassazione dell'Anno giudiziario) al Colle dovrebbe arrivare la proposta di M5s, Pd e Leu di una conferma di Conte, che comporterebbe la cosiddetta 'esplorazione' sulla fattibilità di un Conte ter. Se la strada fosse praticabile, il Capo dello Stato potrebbe dare a Conte un incarico pieno o, appunto, esplorativo.
Se sul nome di Conte non ci fosse la convergenza necessaria, si potrebbe verificare se la stessa maggioranza intende convergere su un programma, e un premier diverso da quello uscente. E a quel punto potrebbe essere necessario un secondo giro di consultazioni.
Una delle questioni da verificare nei fatti, e per ora ancora consegnata agli scenari, è la fattibilità di quella ormai famosa 'maggioranza Ursula', edizione attuale delle tradizionali 'larghe intese'. Anche se qui, al momento, resta agli atti il no compatto del centrodestra.
E a proposito di scenari, c'è sullo sfondo l'ultimo, mai percorso a cuor leggero: il voto anticipato, se quella maggioranza assoluta, e cioè autosufficiente, non entrasse nel raggio d'azione dei radar del Colle.