AGI - Dalle forze di maggioranza presenti questa mattina al tavolo del Consiglio dei Ministri arriva il segnale di una compattezza attorno alla figura del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Il premier è salito al Quirinale per dimettersi, dopo averlo annunciato alla squadra di governo. La palla, ora, è nel campo del Capo dello Stato che dovrà decidere se dare un nuovo incarico a Conte o tentare altre strade.
Durante il Consiglio dei ministri, il capodelegazione del Pd, Dario Franceschini, ha rivendicato il buon lavoro fatto dal governo anche in virtù dei risultati ottenuto contro una pandemia che ha condizionato il cammino della legislatura. Ora, dice Franceschini, è possibile "pensare a questa maggioranza anche in prospettiva, come un'area di forze riformiste alleate non solo temporaneamente".
L'esponente dem aggiunge, tuttavia, una postilla: "È fondamentale salvare questa prospettiva anche nel percorso della crisi che abbiamo davanti". Un appello ad evitare strappi nella crisi di governo che sta per aprirsi ufficialmente. Un riferimento anche alle voci che si rincorrono e che disegnano le strategie, vere o presunte, delle forze in campo.
Il Partito Democratico ha tentato fino alla fine di evitare che la crisi politica innescata dalle dimissioni delle ministre di Italia Viva sfociasse in una crisi di governo conclamata, facendo appello al governo e al ministro Alfonso Bonafede perché si desse un segnale politico in grado di portare anche le forze moderate e liberali presenti in Parlamento a votare la relazione sullo stato dell'amministrazione della Giustizia ed evitare che questa si trasformasse in una trappola letale per il governo. Una ipotesi che, però, è stata superata dalla scelta di Conte di dimettersi, nella convinzione di poter mettere insieme una maggioranza più coesa e larga dell'attuale.
A questo punto, i dem vedono la possibilità di quello che già viene chiamato un "governo di salvezza nazionale", con una maggioranza allargata anche a Italia Viva che, tuttavia, non sarebbe più ago della bilancia, in virtù della nascita di un nuovo gruppo parlamentare. In attesa di sapere se questo gruppo è pronto o lo sarà a breve, si rincorrono le voci sulle possibili mosse dei protagonisti della crisi politica. E i fari sono puntati su Matteo Renzi, considerato il responsabile dello show-down nel governo.
Fonti parlamentari avanzano l'ipotesi che il senatore di Rignano sia pronto a dire sì a un altro governo guidato da Conte, in cambio di contropartite importanti nell'esecutivo come il ministero dell'Interno o quello degli Esteri. Secondo alcuni rumors, al contrario, Renzi avrebbe pronta la mossa in grado di spaccare l'asse Pd-M5s e gli stessi Cinque Stelle al loro interno: fare il nome di Luigi Di Maio come candidato premier.
Una ipotesi, quest'ultima, che tuttavia viene definita come "una boutade" e una "operazione di pretattica" da ambienti Pd e M5s. Dai dem, è Goffredo Bettini a dirsi "fermamente convinto che attorno al premier Conte si possa in tempi brevi e in modi chiari allargare la maggioranza per un governo repubblicano e europeista", assicura: "Non deve ricominciare uno stucchevole dibattito politicista e astratto, mettendo in campo ipotesi diverse di premiership o di alleanze che disperderebbero il patrimonio accumulato tutti assieme in questi mesi e che porterebbero l'Italia a nuovi momenti di confusione e incertezza".
E anche il M5s, con il ministro Bonafede, sottolinea che il governo ha "lavorato per i cittadini con impegno e abbiamo raggiunto una compattezza che all'inizio di questo percorso non avremmo immaginato. Adesso, nell'interesse del Paese, è il momento di confermare e dimostrare questa compattezza attorno al Presidente Conte".