AGI - L'Udc si sfila ("non saremo della partita e voteremo no a Bonafede) e anche Forza Italia chiude la porta. E' Silvio Berlusconi in persona a escludere tra le opzioni in campo quella di un sostegno al governo Conte. Per il leader azzurro, che garantisce sulla compattezza del partito, le strade sono solo due: o governo di unità nazionale o le urne. Insomma, l'operazione 'responsabili' non è mai decollata. E la maggioranza che sostiene il governo Conte II, senza la nascita della 'quarta gamba', rischiava di 'andare a sbattere' - come aveva messo in guardia il numero due del Pd, Andrea Orlando - se il premier Giuseppe Conte e i giallorossi fossero andati alla prova dei numeri in Senato sulla relazione del Guardasigilli Alfonso Bonafede.
L'incognita della relazione sulla giustizia
Nelle ultime ore è arrivato il no alla relazione sullo stato della giustizia - che dovrebbe essere votata mercoledì (la data precisa la stabilirà domani la conferenza dei capigruppo) - anche di quei singoli senatori che hanno consentito al governo di incassare la fiducia a palazzo Madama, seppur con una maggioranza relativa di 156 voti favorevoli. Iv deciderà domani la linea. Secondo gli ultimi rumors, in 'soccorso' dei numeri ristretti della maggioranza potrebbero arrivare alcune 'assenze strategiche' (tra cui anche alcuni renziani, ma non vi è alcuna conferma).
Alla fine il premier ha optato per le dimissioni, dopo il Cdm convocato per le 9 di martedì mattina, e puntare a un governo Conte ter. E in una nuova giornata concitata, si sono susseguite le prese di posizione (e indiscrezioni). Con le due maggiori forze di maggioranza, Pd e M5s, che tengono a ribadire la propria linea a sostegno del premier.
Il sostegno M5s
Il Movimento 5 stelle, con il capo politico Vito Crimi, mette in chiaro: "Siamo convintamente al fianco del presidente Conte in questo momento estremamente difficile per il Paese. Siamo la colonna portante di questa legislatura: come sempre ci assumeremo le nostre responsabilità, avendo come riferimento il bene dei cittadini, e ci faremo garanti dei passaggi delicati che attendono la nostra Repubblica", spiega.
I dem chiedono governo autorevole
"è quella indicata dal segretario Zingaretti e dal vicesegretario Orlando in queste ore e passa per un Governo autorevole, europeista e in grado di affrontare i problemi facendo un appello alla responsabilità a tutti". Per il segretario serve "un governo che guardi agli interessi nazionali, di stampo europeista con una agenda di contenuti breve e concreta". Zingaretti ha anche precisato che "Conte è il punto di equilibrio in questo momento più avanzato.
L'alternativa a Conte, ripetono i dem anche in queste ore, è il voto anticipato. Non una minaccia, come ripetono i più alti dirigenti, ma un rischio concreto derivate dallo strappo di Matteo Renzi. "Il Pd non ha mai puntato, non punta e non vuole il voto anticipato", sottolinea il segretario ricordando che "è stata la scelta di Matteo Renzi a far materializzare il rischio di scivolare a elezioni anticipate". Già, il 'nodo' Italia viva. Renzi riunirà domani sera i suoi parlamentari, ma dai renziani continuano ad arrivare messaggi distensivi per la ripresa del confronto. Pd e M5s hanno chiuso la porta al senatore di Rignano, anche se tra i giallorossi c'è chi non esclude una ripresa del dialogo con singoli esponenti di Iv.
Il distinguo di Berlusconi nel centrodestra
Sul fronte centrodestra, le parole di Berlusconi sul governo di unità segnano un distinguo rispetto alla linea di Lega e FdI. Sia Matteo Salvini che Giorgia Meloni, infatti, ribadiscono che l'unica soluzione sono le urne. "Io spero che finisca questo teatrino osceno perchè le imprese e gli italiani in generale hanno bisogno di certezze, non di governi che tirano a campare su quattro senatori vendita", spiega il leader leghista, che sottolinea: "Sarebbe impensabile andare al governo con il Pd, con M5s ci abbiamo già provato e abbiamo visto come è andata a finire". E Meloni aggiunge: "Ieri in Portogallo si è votato per le elezioni presidenziali. Abbiamo imparato che non è vero che non si può votare con la pandemia". Per la leader di FdI "i socialisti e i comunisti, oggi al governo, racimolano il 20% divisi in tre candidati. Sarà forse proprio questo, e non la pandemia, il motivo per cui Pd e M5s non vogliono sentir parlare di elezioni in Italia?". Pronostica Carlo Calenda: "Credo che Conte si dimetterà prima" del voto sulla relazione di Bonafede e "credo che proverà a formare un Conte ter recuperando Renzi".