AGI - Sarà un voto sul filo di lana a decidere lunedì alla Camera e martedì al Senato se il governo Conte sopravviverà alla crisi politica innescata dalla decisione di Matteo Renzi di ritirare il sostegno di Italia viva. Intanto sul possibile soccorso di parlamentari non organici alla maggioranza, che li si voglia chiamare responsabili o costruttori, è polemica: il centrodestra e lo stesso leader di Iv attaccano l'esecutivo, il premier, il Pd e M5s per questa scelta.
Ma nonostante qualche malumore, l'intenzione di governo e maggioranza è innanzitutto superare il vaglio delle aule parlamentari per poi costituire un gruppo autonomo con i 'nuovi arrivati'.
Tutti dunque fanno i calcoli e si dicono certi dei loro numeri, mentre fioccano le smentite di chi era stato già indicato sui giornali come disponibile al sì al governo.
Il premier dunque è atteso lunedì alle 12 a Montecitorio e martedì alle 9,30 a palazzo Madama.
Dopo le comunicazioni e il dibattito si terrà il voto di fiducia sulle parole del premier e se il primo voto, alla Camera, pare facilmente superabile, per il secondo al Senato sono ancora al lavoro gli sherpa di governo e maggioranza, alla ricerca della certezza di arrivare a quota 161.
Anche oggi M5s e Pd non hanno lesinato critiche alla scelta di Renzi di togliere il sostegno al governo, definito ora irresponsabile ora inaffidabile. Se però i partiti di maggioranza sono compatti nel sostegno a Conte e alla linea della parlamentarizzazione della crisi, l''operazione responsabili suscita qualche malumore per i suoi limiti politici.
"Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte non si tocca. Il Paese non può permettersi una crisi di lunga durata" afferma il capogruppo M5s alla Camera Davide Crippa; ma 13 parlamentari chiedono un "cambio di passo". E se il vicesegretario Pd Andrea Orlando nota che c'è il "rischio che la crisi faccia aumentare lo spread", chiarisce anche che "si può evitare una crisi con un numero in più, ma non si può pensare di governare con un numero in più".
Orlando si dice certo che "se si manifesterà una disponibilità, la si realizzerà in una cornice politica". Il Pd in queste ore e in questi giorni ha in programma una raffica di riunioni, da quelle di oggi dei ministri e Orlando sul recovery e del gruppo alla camera a quella di lunedì di Nicola Zingaretti con il gruppo del Senato. Ed effettivamente la soluzione a cui il premier sta lavorando sarebbe quella di dar vita a un gruppo parlamentare autonomo di 'costruttori', una volta incassata la fiducia. Una chiarezza politica che era stato uno degli elementi sottolineati dal Capo dello Stato durante i colloqui dei giorni scorsi con Conte.
Il leader di Italia viva intanto non recede dalle sue posizioni: "Se ci dicono di no per fare un'altra maggioranza si prenderanno questa responsabilità: noi ci terremo la nostra liberta'". "Al Senato - aggiunge Renzi - non sappiamo ancora se ci saranno 161 voti a favore. Nel caso, la democrazia parlamentare avrà prodotto la terza diversa maggioranza in tre anni con lo stesso premier" ma "se non prende 161 voti, tocca a un governo senza Conte".
Intanto il centrodestra si riunisce nuovamente per valutare la situazione politica dopo aver chiesto ieri al Capo dello Stato che si proceda con tempi rapidi e si vada al voto. I vertici proseguiranno tutti i giorni annunciano i leader, che poi in una nota tagliano corto: "L'Italia ha bisogno di un governo capace di affrontare le difficili sfide che il Paese si trova davanti, non di un esecutivo zoppicante che si regge su una maggioranza raccogliticcia".
Ma per Salvini quello di Conte al momento è solo un bluff: "Se avesse i numeri, sarebbe arrivato oggi in Parlamento e non si sarebbe preso il weekend". Di certo finora, se molti sono i boatos di asticelle raggiunte o meno, proseguono ad arrivare le smentite alle notizie di nuovi responsabili in Iv e Fi, a cominciare da Donatella Conzatti e Barbara Masini.