AGI - "Teniamo il punto perchè al Senato sono solo dieci i voti di differenza con la maggioranza". E' la raccomandazione che Matteo Salvini ha fatto ai partecipanti al vertice del centrodestra, riunito a Roma ieri, per la prima volta in forma allargata anche ai 'centristi' di Cambiamo, Udc e Noi per l'Italia.
Il giorno dopo il voto sulle comunicazioni di Giuseppe Conte sulla divisiva riforma del Mes e dello sfogo in Aula di Matteo Renzi, il segretario leghista si mostra ottimista sui numeri risicati della maggioranza a Palazzo Madama. Non che lavori concretamente a una 'spallata' - spiegano i suoi - ma, agli occhi di Salvini, i partiti che sostengono questo governo sono troppo litigiosi per andare avanti a lungo.
Parallelamente, il capo della Lega ha cambiato strategia politica. In primo luogo, mercoledì al Senato, dopo tanto tempo, ha avuto un, seppur breve, confronto de visu con il presidente del Consiglio sul tema del divieto di spostamento, a Natale, tra piccoli Comuni limitrofi.
Abbandonati i panni da opposizione oltranzista, i leghisti vogliono mostrarsi come forza responsabile e costruttiva, pronti a incassare un eventuale successo nel caso di un ravvedimento del governo sul tema. Per ora la linea è: lavoriamo su taglio delle tasse, Natale in famiglia, scuole sicure. E se il governo accetta i suggerimenti costruttivi, ancora meglio.
La telefonata con il premier
Come annunciato, ieri in serata, Salvini ha chiamato Conte e ribadito la disponibilità a dialogare, non solo per la riapertura delle scuole e l’allentamento delle restrizioni in vista di Natale, ma anche per l’utilizzo dei fondi del Recovery Fund. Il segretario della Lega ha proposto al premier un confronto già nei prossimi giorni, è stato fatto trapelare. “Noi ci siamo”, avrebbe garantito al premier.
Ma nel partito non tutti sono ottimisti, come il segretario, sulla possibile mancata tenuta del governo. Anzi, nel gruppo parlamentare prevale il pessimismo: la maggior parte crede che l'esecutivo di Conte resisterà agli scossoni di Iv e alle divergenze interne dei 5 stelle.
Tra i vice di Salvini, poi, non è solo Giancarlo Giorgetti che crede necessario che la Lega entri nella partita, nel caso in cui il governo Conte cada e si vada verso la formula del governo di larghe intese. Ipotesi assolutamente non condivisa, quest'ultima, dagli alleati di Fratelli d'Italia. Non è un mistero che il centrodestra si dividerebbe in tal caso, dal momento che la presidente di FdI Giorgia Meloni si è sempre dichiarata contraria a governi di unità nazionale o larghe intese.
Meloni è particolarmente dura con Giovanni Toti di Cambiamo, Maurizio Lupi di Noi per l'Italia e Lorenzo Cesa dell'Udc, colpevoli, a giudizio degli alleati di centrodestra, di aver mantenuto l'unità della coalizione sulla riforma del Mes.
All'incontro era presente anche Antonio Tajani e, in video collegamento, Silvio Berlusconi. Il Cavaliere, viene riferito, ha garantito personalmente sulla compattezza di FI e ridimensionato le astensioni sul voto di ieri a "singoli casi isolati". Gli alleati di centrodestra hanno convenuto di dare vita a un tavolo che si riunirà periodicamente per preparare la linea comune in particolar modo sui provvedimenti economici e sulla legge di bilancio.