AGI – Qualsiasi richiesta delle forze della maggioranza dovrà essere portata sul tavolo, alla luce del sole. Dal tema del ‘Recovery’ a quello dell’assetto di governo (leggi rimpasto): il premier Conte chiede un chiarimento in tempi certi, rapidi.
In cima ai pensieri del presidente del Consiglio ci sono i fondi Ue. Impossibile a suo dire rinviare a lungo la partita, occorre studiare subito come poter spendere i 209 miliardi e affrontare la sfida.
Ecco il motivo per cui c’è ancora nel governo chi non esclude un Consiglio dei ministri anche tra sabato e domenica. In realtà è possibile che possa esserci – sempre se verrà meno il muro contro muro - martedì, considerato che lunedì Renzi dovrebbe presentare il suo piano di allocazione delle risorse, sulla base della bozza recapitata alle ministre Iv.
Il leader di Italia viva ha chiesto ai suoi di lavorarci ma l’intervista al quotidiano spagnolo ‘Il Pais’, ritenuta sbagliata anche da molti renziani (il senatore di Rignano quel titolo sulla volontà di togliere il sostegno al governo lo avrebbe considerato forzato), è stata ritenuta un errore innanzitutto dal premier ma soprattutto dai suoi alleati.
Il pentastellato Bonafede gli ha dato dell’irresponsabile, così anche Fornaro di Leu, il dem Orlando ha preso le distanze, paventando le urne, e sarebbe – ha aggiunto il vice segretario del Pd – una “sciagura” andare al voto in piena emergenza sanitaria.
Il premier, nella conferenza stampa di Bruxelles al termine del Consiglio Ue, non ha nascosto la propria irritazione. Se Renzi vuole un altro schema per il ‘Recovery’ faccia un passo avanti, se nella maggioranza c’è chi vuole due vice premier (da giorni si fanno i nomi possibili di Orlando e Di Maio e di un ingresso nel governo di Rosato o Boschi) lo faccia presente.
Nessun paletto insomma a discutere ma il Pd vuole sì il rafforzamento dell’esecutivo per rilanciare l’azione di governo (non solo il piano sui fondi Ue) ma non seguirà Renzi se dovesse – ripete un ‘big’ dem - voler giocare allo sfascio.
L’obiettivo di Conte è quello di confrontarsi con “le singole forze politiche” e poi “collegialmente”. La prospettiva di una crisi lampo e di un ‘Conte ter’, magari puntellato nei numeri al Senato, è sullo sfondo mentre Salvini (ma non Meloni) rilancia aprendo di fatto ad un ‘governo ponte’ che traghetti il Paese alle urne. Con regole chiare, per il bene dell’Italia, la sua tesi.
Al momento la trattativa è sul ‘Recovery’, altri percorsi sono per ora difficilmente praticabili, mentre il Capo dello Stato Mattarella ha invocato serietà. I contatti in corso con i leader della maggioranza servono a ricomporre il quadro, ad evitare che ci sia una destabilizzazione proprio in un momento decisivo per il Paese, a pochi giorni dall’approvazione di una legge di bilancio.
“Cercheremo di capire che fondamento hanno questo critiche e che istanze rappresentano, che cosa nascondono”, ha sottolineato il presidente del Consiglio, ‘rispondendo’ a Renzi e aprendo di fatto la verifica e ad un incontro con i leader di Iv, Pd, M5s e Leu.
Dunque per Conte “serve trasparenza. C’è già una collegialità, ma evidentemente non basta” perché si va avanti solo se c’è la fiducia di ogni forza della maggioranza”. Insomma è in Aula che si fanno i conti. Nel merito e nel metodo in ogni caso Italia viva (e anche il Pd) vogliono un cambio di passo. ”Se Conte vuole pieni poteri come Salvini, io dico no. Deve chiedere scusa”, continua ad affermare Renzi, con modalità pero’ che non sono condivise dai dem.