AGI - All'indomani delle aperture di Silvio Berlusconi al governo sulla legge di bilancio, nel centrodestra esplode la polemica. Chi non digerisce, in particolare, il profilo collaborativo assunto dall'ex-premier, è il leader leghista Matteo Salvini, che passa all'attacco, mentre in una posizione più defilata, che potrebbe preludere a una mediazione, si pone la presidente di FdI Giorgia Meloni.
In serata arriva la replica di Silvio Berlusconi, il quale ribadisce la disponibilità del suo partito a collaborare con la maggioranza di governo solo per senso di "responsabilità istituzionale" e che non vi è alcuna ipotesi di partecipazioni di FI a "manovre di palazzo" che diano vita a governo con forze "incompatibili" con i valori del partito. Il presidente azzurro ne approfitta per chiarire anche che FI non solo fa parte del centrodestra ma ne è fondatrice e che, se non fosse per il suo partito, della coalizione resterebbe una forza di "destra isolata in Italia e in Europa" come in Francia è la formazione di Marine Le Pen.
Salvini, in mattinata, aveva polemizzato frontalmente con Berlusconi e i suoi, non lesinando aperte accuse di consociativismo: “I miei rapporti con Forza Italia? A me – aveva affermato - interessano i rapporti con gli italiani. L'appello di Mattarella è alla collaborazione, non all'inciucio e ai rimpasti. Mi sembra che per Pd, M5S, Renzi e anche per qualche pezzo di Forza Italia si stia parlando di posti, non di cose da fare. Il Parlamento invece è occupato da 15 giorni sulla cancellazione dei decreti sicurezza. È questa la priorità del Paese?”.
A irritare in particolar modo l'ex-ministro dell'Interno, le positive risposte alle affermazioni di Berlusconi giunte dal perimetro della maggioranza, sia da Iv che dal Pd, mentre da M5s, attraverso una netta chiusura di Luigi Di Maio è arrivato un brusco stop all'ipotesi di un sostegno organico di FI all'esecutivo. Per Salvini, quindi, negli Azzurri al momento “c'è una certa ambiguità. Il Capo dello Stato ci chiede di collaborare, ma leggo di legge elettorale, di aziende”.
Il riferimento è all'altro tema caldo degli ultimi giorni, e cioè alla cosiddetta norma “salva-Mediaset”, già approvata al Senato non senza qualche mal di pancia da parte della Lega, su cui ora pende nell'altro ramo una pregiudiziale di costituzionalità firmata anche dal capogruppo leghista alla Camera Riccardo Molinari: “Mediaset – aveva affermato Salvini - non ha bisogno di aiutini, e non voglio pensare a scambi, sicuramente non è così. La gente chiede al centrodestra di collaborare, di proporre, di risolvere. Noi abbiamo presentato un mega taglio dell'Iva da 20 miliardi. E noi come centrodestra di questo vorremmo parlare".
Il contrattacco azzurro
Le frasi di Salvini avevano innescato un'immediata reazione nelle fila di FI, a partire dalla senatrice Licia Ronzulli, vicinissima a Berlusconi, che le aveva respinte al mittente e invitato Salvini a “fare una telefonata a Berlusconi stamattina così si chiariscono una volta per tutte". Per il vicepresidente azzurro Antonio Tajani “Non è un inciucio cercare di far approvare proposte concrete per tutelare lavoratori, imprese, famiglie e liberi professionisti. E garantire la salute degli italiani utilizzando i 37 miliardi del Mes. Si tratta soltanto di buon senso e di senso di responsabilità per tutelare i diritti dei cittadini”.
Tre deputati FI passano alla Lega
A drammatizzare ulteriormente il quadro dei rapporti tra i due alleati, la notizia del passaggio di tre deputati da Fi alla Lega: si tratta di Laura Ravetto, Federica Zanella e Maurizio Carrara, i quali hanno motivato la propria scelta, tra le altre cose, col “disagio” per le aperture del loro ormai ex-partito al Pd. Meno aggressiva la posizione di Giorgia Meloni, che preferisce accusare i partiti della maggioranza (in particolare il Pd) colpevoli a suo avviso di praticare la vecchia strategia del “divide et impera” alla quale non crede però che Berlusconi abboccherà. E per quanto riguarda la norma salva-Mediaset. La leader di FdI ribadisce il proprio favore, specificando che questo dipende dalla necessità di sostenere l'italianità delle imprese, “non per Berlusconi”.
Aggiornato alle ore 19,55