AGI - L'invito lanciato dal segretario Nicola Zingaretti alla classe dirigente Pd a farsi avanti per correre come sindaco di Roma rischia di cadere nel vuoto vista la mancata costruzione negli ultimi anni di profili idonei alla carica. Dilaniato dalle dispute tra correnti, poi attraversato dall'inchiesta conosciuta come Mafia Capitale con successivo commissariamento della federazione e infine diviso dalla defenestrazione dell'ex sindaco Ignazio Marino, il Pd romano da anni fatica ad individuare un leader e quindi candidato naturale per il Campidoglio. E anche durante il quinquennio di opposizione alla sindaca Virginia Raggi è mancato un volto che emergesse.
Di fatto l'ultimo profilo che era stato costruito per correre a Palazzo Senatorio è proprio quello di Zingaretti, che negli anni da presidente della Provincia di Roma ha fatto da contraltare alla sindacatura del centrodestra guidata da Gianni Alemanno, con tanto di comizio a Trastevere nell'estate 2012 per aprire la sua campagna elettorale.
Poi lo scandalo dell'uso distorto dei fondi ai gruppi in Regione Lazio, con la caduta anticipata di Renata Polverini ha portato Zingaretti a cambiare rotta, obbedendo alla disciplina di partito, per diventare governatore, carica che ricopre ormai da 7 anni. Dopo di lui nessun altro esponente dei Dem cittadini ha lavorato realmente ad un percorso che lo portasse alla sfida per il Campidoglio. Tanto che ancora negli ultimi giorni una suggestione parlava proprio del segretario Pd come nome a sorpresa per il Campidoglio.
Già nel 2013 il partito democratico ricorse ad un outsider, Ignazio Marino, scelto con un consenso largo dalle primarie, per poi passare i due anni e mezzo della sua consiliatura a frapporsi alle scelte del sindaco più che sostenerlo come maggioranza. E nel 2016, dopo la caduta di Marino tramite dimissioni dei consiglieri Dem di fronte al notaio, la corsa di Roberto Giachetti, dopo delle primarie sottotono, venne sostenuta di fatto solo dalla ex componente renziana del partito.
Ecco allora la ricerca nelle scorse settimane di un esponente con un profilo istituzionale alto ma slegato dalla politica cittadina: sarebbero stati contattati l'ex premier Enrico Letta, il presidente del Parlamento Europeo David Sassoli e il capo della Polizia Franco Gabrielli, ottenendo solo dei 'no grazie'. Nelle ultime ore voci parlavano di un possibile interessamento per l'ex ministro della Cultura Massimo Bray, ma persone a lui vicine smentiscono sia stato contattato da emissari Dem.
L'ultima carta ancora da sondare sarebbe il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri ma l'ipotesi appare di difficile praticabilità.Così le primarie, elemento identitario del partito, restano relegate ad ultima chance da giocare a fine anno. E non a caso, a parte la senatrice Monica Cirinnà, gli altri possibili candidati ai gazebo, da Giovanni Caudo a Paolo Ciani fino ad Amedeo Ciaccheri o Riccardo Magi, vengono tutti dalla società civile o da movimenti altre formazioni politiche. La ricerca di un nome immediatamente spendibile durerà ancora alcune settimane, altrimenti torneranno i gazebo.