AGI - “Scissione? Il rischio c’è”. A dirlo è la deputata M5S Carla Ruocco, presidente della Commissione d’inchiesta sul sistema bancario. Ormai più nessuno nasconde la crisi del Movimento dopo i deludenti risultati ottenuti alle ultime elezioni regionali, che seguono quelli già pessimi delle elezioni europee.
In attesa degli Stati Generali, il primo vero Congresso del Movimento per ritrovare una linea politica condivisa, idee e leadership (nei prossimi giorni gli eletti saranno consultati via mail sulla road map da seguire), Alessandro Di Battista sui social pone la questione più importante: “Il Movimento ha perso la sua identità”, e questa è “la più grande sconfitta della sua storia”.
Un lungo video di 11 minuti sulla pagina Facebook per analizzare le cause profonde della débâcle, dopo un brevissimo passaggio sul referendum: “è una questione di comunità, perdiamo ovunque, sia con gli alleati, che da soli”, ricordando che il Movimento non entrerà nemmeno nel Consiglio Regionale del Veneto (aveva cinque consiglieri, ora zero), non superando il fatidico sbarramento del 3%.
Nemmeno la vittoria del “sì” al referendum, storica battaglia “anti casta” del Movimento, riesce a riequilibrare la discussione: tutti parlano di Stati Generali, sebbene di cosa si andrà a discutere ancora non vi è certezza, al di là di generici richiami all’unità.
Tuttavia sui social da parte dei leaders e deputati prevale la prudenza, in pochi si espongono sulla crisi, sono pochissimi i commenti sui risultati delle elezioni, le divisioni almeno nella dimensione pubblica, sono congelate. Con l’eccezione della senatrice Barbara Lezzi che mette in discussione le alleanze augurandosi che gli Stati Generali non diventino una “guerra tra bande”. E poi aggiunge drastica su Agi.it: "Il M5S non rischia la scissione, rischia di scomparire"
Le stesse alleanze messe in discussione anche da Matteo Salvini che con un post molto impattante su Twitter, per riepilogare i numeri.
Sono proprio le alleanze un tema caldissimo, molto probabilmente oggetto di discussione al prossimo Congresso, sebbene sui social la base si stia già esprimendo con nettezza: l’analisi semantica delle emozioni ricavabili dentro i contenuti indica percentuali schiacciati di disappunto e rabbia al 90%, in proposito.
La coalizione di Governo col Partito Democratico tutt’oggi non trova apprezzamento da parte dei sostenitori e attivisti, e i picchi delle conversazioni sono cresciuti notevolmente in concomitanza con i risultati delle elezioni, come se fosse un grande disaccordo irrisolto, sempre sul punto di esplodere.
In generale il grande tema della possibile scissione ha determinato 81mila conversazioni (ancora in crescita) e oltre 219mila condivisioni, con un livello di engagement molto alto (0,53%), un argomento mainstream della rete, con un marcato orientamento di genere: il 76% dei post è stato pubblicato da uomini.
L’indicazione è molto chiara e unisce tutte le posizioni: fare chiarezza, confrontarsi. La conferma arriva dall’associazione delle parole e hashtag più utilizzate: “rischio scissione”, “sconfitta epocale”, oltre a “molti pronti addio” e “serve nuova leadership”; nessuno nega il trend negativo, tutti chiedono contromisure urgenti, ma la base sembra preparata al peggio, un movimento che si trasforma e si divide.
Nessun leader sembra sfuggire ai dubbi e alla rabbia dei militanti, nemmeno Alessandro Di Battista col 59% del sentiment negativo, sebbene sia Luigi Di Maio ad attirare la maggiore ostilità con il 65%. Sembra salvarsi solo Vito Crimi – accreditato come possibile futuro capo politico – con il 45% di sentiment positivo.
Di scissione si parla ormai apertamente con picco a ridosso dei risultati elettorali. Un trend che si afferma con chiarezza dall’analisi delle conversazioni è la ricerca di un nuovo leader che detti la linea, unitamente al fatto che molti sono pronti ad abbandonare il Movimento.
La linea dura di molti militanti non tarda a emergere su Twitter: “basta caminetti” e #bilderberg, traditori, sono solo alcune delle accuse più dure rivolte ai vertici. Spesso critiche generiche, rabbiose, delusione e il senso di un sogno tradito.
Molta confusione sotto al cielo, insomma, e la consapevolezza di voler ridiscutere tutto. Senza imposizioni dall’alto, ma in maniera partecipate e trasversale. Praticamente assenti dalle conversazioni i riferimenti a Beppe Grillo e Davide Casaleggio, e anche questo è un segnale importante di come il Movimento stia cambiando. Cosa diventerà? lo decideranno gli Stati Generali, forse.