Si profila il tre a tre alle Regionali per il Partito Democratico, risultato che corrisponde alla messa in sicurezza della segreteria Zingaretti. Il leader dem conferma la sua invincibilità elettorale: non ha mai perso una elezione da candidato e, da segretario, ha centrato oggi l'obiettivo di conservare la Toscana, Campania e Puglia. Un risultato che, per Dario Franceschini, è tutto del segretario: "Grazie a Zingaretti che in mezzo a pressioni e pessimismi di ogni tipo ha tenuto il timone del partito nella direzione giusta, sia sul referendum che sulle regionali", scrive il ministro su Twitter.
"Non era facile e ora che lui e il Pd sono più forti, governo e riforme costituzionali potranno andare avanti". Il tutto realizzato in una situazione difficile, con il Partito Democratico a doversela vedere, oltre che con la destra, anche con i suoi stessi alleati - M5s e Italia Viva - in virtù dei tentativi di alleanze fallite sui territori. Da qui l'unica nota di rammarico di Zingaretti: "Dai dati emerge che se i nostri alleati ci avessero dato retta di più, l'alleanza di governo avrebbe vinto in quasi tutte le regioni italiane". Appena un'ombra su uno scenario altrimenti luminoso per il segretario dem: "Sui risultati delle Regionali, per ora siamo molto soddisfatti per quello che sta emergendo sia dagli exit poll che dai primi sondaggi, perché c'è una conferma di quelle che erano le nostre aspettative".
A questo si aggiunge il successo dei Sì al referendum, salutato dallo stato maggiore del Pd come l'inizio di un percorso di riforme a 360 gradi da portare avanti velocemente. "Siamo molto molto soddisfatti, si conferma che il Pd è la forza del cambiamento, garante di un percorso di modernizzazione delle istituzioni", sottolinea Zingaretti aggiungendo che "con la vittoria del Sì viene aperta una stagione di riforme e faremo in modo che questa stagione vada avanti spedita nelle prossime settimane".
Ciò che suona come un avvertimento a quegli alleati che, nelle settimane precedenti al voto, hanno più volte stoppato questo percorso: "Credo che il risultato del referendum, dopo le prime proiezioni, ci autorizzi a dire che il cammino delle riforme potrà essere rafforzato e velocizzato", sottolinea anche il tesoriere dem, Walter Verini mentre il capogruppo alla Camera, Graziano Delrio, cita il superamento del bicameralismo paritario come strumento "per rafforzare la democrazia rappresentativa e procedere in direzione di una democrazia più decidente e più efficiente.
Ma la vittoria del Sì unita al pareggio delle regionali, riapre scenari di tagliando al governo. Nella sede del Pd sono presenti i dirigenti del partito, ma anche una folta schiera di ministri, da Gualtieri a Franceschini, da Provenzano ad Amendola.
Al momento, nessuno parla di rimpasto o nuovi ingressi, magari con la creazione di nuove deleghe ad oggi assenti. "Non è questo il momento di parlarne", sottolinea un dirigente. Ma, di fatto, il peso specifico del Pd è cresciuto rispetto a quello degli alleati. "Credo che sull'assetto del governo deciderà Conte", risponde il ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano, a chi gli chiede se sia all'orizzonte un rimpasto. "Il Pd chiederà al governo di lavorare con maggiore determinazione per risolvere i problemi degli italiani".
Il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, segnala come il risultato "rafforza il governo" e confermi il "ruolo di infrastruttura seria e responsabile del Partito Democratico". Un peso specifico importante, dunque, destinato a creare qualche tensione nella compagine di governo, come dimostra anche il botta e risposta fra renziani e dem sul risultato in Toscana. Per il senatore Francesco Bonifazi "Italia Viva alla prima prova elettorale risulta già decisiva". Immediata la reazione di Nicola Oddati, componente della segreteria dem: "Infantili e pleonastiche le dichiarazioni di alcuni esponenti di Italia Viva sulla Toscana. Tutti sono decisivi, in proporzione. Poi , appunto, dipende dalla proporzione".