AGI - Il presidente uscente della Regione Puglia Michele Emiliano, in una intervista a La Gazzetta del Mezzogiorno, rilancia, nonostante il fallimento dell'ipotesi di accordo tra centrosinistra e Movimento 5 stelle in Puglia, la proposta del voto disgiunto alle prossime regionali in Puglia.
"Per me - ha detto Emiliano - il dialogo con il Movimento 5 Stelle resta aperto, prima e dopo il voto, un dialogo sulle cose da fare insieme, su come migliorarci a vicenda, su come generare cambiamento positivo per la Puglia. Ringrazio Conte e Di Maio per aver avviato questo percorso politico. Gli elettori del Movimento 5 stelle sanno che possono tranquillamente votare me come Presidente e il M5S come partito, attraverso il cosiddetto voto disgiunto. Questa è l’unica strada per non indebolire il Governo e per salvare la Puglia".
"Parliamoci chiaro: la competizione è tra due candidati Presidente, io e Fitto - afferma ancora Emiliano - i pugliesi devono decidere chi dei due è più utile alla Puglia. Non escludo che diversi leghisti o forzisti votino per me così come da questa parte per Fitto". Secondo Emiliano " è la destra che sta cercando di politicizzare l’elezione pugliese per utilizzare la forza dei tre partiti del centrodestra, tramite i leader nazionali. Deve essere chiaro che una cosa sono Salvini, Meloni o Tajani, che vengono qui a fare la loro campagna elettorale, altra cosa è Fitto. Gli altri candidati governatore, invece, non sono in campo per vincere ma per altre ragioni".
Emiliano sostiene ancora: "Di certo tutti temono una mia conferma, perché sarei il presidente di Regione in Italia che più di altri rappresenta l’unione tra il mondo pentastellato e quello del Pd, ovvero quel progetto che Conte e Di Maio provano a perseguire".
D'altra una parte del centrosinistra (Italia Viva, Calenda e +Europa) sostiene la candidatura del sottosegretario Ivan Scalfarotto "loro - replica Emiliano - stanno facendo di tutto per far vincere Fitto perché Fitto, come Renzi, è per il ciclo integrato a carbone dell’Ilva. L’elemento che li unisce è quello di essere vicini alle lobby del carbone e lavorano in questa direzione. C’è sicuramente anche un fattore di antipatia personale, ma è un corollario. Il problema per loro, per Calenda e gli altri, è che abbiamo spostato tutto il Governo sulla missione della decarbonizzazione, intervenendo in una battaglia epocale per l’Europa che è quella di smettere di utilizzare le fonti più inquinanti per convertire l’industria al «green new deal» tramite tecnologie alternative nell’industria. Vi sono ingenti risorse in questa direzione, ma loro devono rispondere alle lobby".